Volti, immagini, versi. Rossella De Cicco e i suoi “Ritratti di parole”

Volti, immagini, versi. Rossella De Cicco e i suoi Ritratti di parole 

Rossella De Cicco

Non seppellire i talenti dovrebbe essere un imperativo etico, un concetto da trasferire sul piano pratico quando la vita inizia a rivelarsi nel suo carattere unico, di dono irripetibile. Così Rossella De Cicco ha deciso di dare corpo al suo sentire. Dopo anni di lavoro in ambito finanziario («un’attività che ho molto amato», dichiara), il richiamo della poesia è stato più forte di ogni calcolo. Un bisogno quasi fisico, lo sbocco naturale di un percorso di passione.  

«Ho iniziato venti anni fa, un po’ per gioco», racconta De Cicco con voce vibrante, il timbro incrinato dall’emozione. «A pensarci mi sembra ancora incredibile. Un giorno mi chiama un amico, stava organizzando una mostra fotografica. Voleva che ogni opera fosse narrata in versi, e lo stava chiedendo a me. Lo stupore è stato fortissimo. “Ma io non sono in grado”, “Ma io non l’ho mai fatto”. Era un susseguirsi di “ma”. Lui ha insistito, e così mi sono messa in gioco. Ho dato vita a componimenti che raccontavano quegli scatti. Erano fotografie bellissime, parlanti. In quell’occasione un signore si è avvicinato per dirmi che desiderava alcuni versi, e voleva un mio autografo». La voce di Rossella ora è colma di commozione «“Non sono mica famosa”, gli ho detto. E lui – ricordo bene – mi ha risposto: “Lo diventerai. Per questo conserverò gelosamente la tua firma”».  

È questo l’episodio che segna una deviazione nel suo cammino. La finanza, i numeri, non bastano più. Ed è un percorso in salita quello che aspetta Rossella, per sua ammissione nata in una famiglia in cui il concetto di arte comprende la musica, la pittura, ma non dà sopravvivenza. Eppure qualcosa deve essere scattato nella mente di questa donna che riesce a leggere l’invisibile, a vedere oltre la superficie liscia del quotidiano. Merito della Mindfulness che l’ha ispirata, ma anche di un senso che la pone oltre l’orizzonte comune.  

Dagli oggetti decide di passare alle persone, di fissare su carta aspetti che gli altri non riescono a cogliere. Inizia con chi gli è vicino, e pian piano si avvicina agli sconosciuti, a chi non ha (ancora) incrociato la sua strada. Il risultato è sorprendente: «Sono riuscita a inquadrarli in modo preciso, tanto da generare in loro emozioni forti. Amici e conoscenti, ancora a distanza di anni, mi confessano di conservare i miei componimenti come qualcosa di raro. C’è addirittura chi li ha incorniciati». Si fa fatica a non crederle, poiché l’arte di Rossella – senza correre il rischio dell’esagerazione – somiglia a un prodigio, procede da barlumi improvvisi, quasi riuscisse ad agganciarsi all’ignoto, a ciò che è in ombra e non si vede.  

«La vita ci dà dei talenti ma non il libretto di istruzioni per maneggiarli, per metterli a frutto», dice. «Io ora però l’ho trovato, e desidero regalare tante emozioni con le mie parole. Mi sento in cammino, sempre. Oggi i miei ritratti di parole impreziosiscono diversi eventi, dal mondo del wedding a quello delle mostre d’arte. Sono stati utilizzati anche come bomboniera per un matrimonio, che bella soddisfazione! Desidero specializzarmi in questa direzione, per continuare a dar corpo al mio sogno e a un’arte a cavallo tra la poesia e la performance».  

Nulla di più bello, in un mondo in cui ogni passione risulta piegata, fiaccata, dalle leggi dell’omologazione e del consumo.  

                                                                                                                Ginevra Amadio 

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