Roberto Pazzi, sublime cantore dell’irrealtà

Con sgomento e dolore abbiamo appreso la notizia della scomparsa in questi giorni di Roberto Pazzi. È davvero molto difficile parlare in termini di ricordo di una persona che proprio attraverso un’inesauribile vitalità esprimeva l’essenza del suo essere. Un’incredibile vis creativa che rivelava e articolava, nelle sue diverse forme ed espressioni, quella fame di vita di cui non era mai sazio. La potenza evocativa del suo immaginario che spalancava le porte di infiniti mondi tutti ancora da conoscere ed esplorare. Giuda, Tiberio, Caligola, Claudio, la dinastia degli zar, l’imperatore, Napoleone, il papa, infinito l’elenco delle sue trasposizioni e trasfigurazioni… il romanzo che ha riabilitato come genere letterario e nobilitato nella sua più pura essenza difendendolo, ridefinendolo e invocandolo come teatro, come palcoscenico denso, come chiave di accesso a infiniti territori da esplorare con la forza di quella risorsa in lui inesauribile: l’immaginazione. L’unica vera sua musa. È stato e resterà per sempre tra i più grandi narratori di tutti i tempi, alla ricerca continua di quella irrealtà così reale e vera nelle sue pagine, ed è stato anche un raffinato, raffinatissimo poeta e saggista. Lo ricordiamo nel 1996 all’Università per Stranieri di Perugia dove letteralmente stregò gli studenti e tutti gli altri presenti con la potenza della sua verve, della sua ironia, con le sue infinite conoscenze e con un’ineguagliabile capacità affabulatoria, rivelatrice di generosità e passione, da quel grande istrione che era. Successivamente, dopo la nascita del periodico “Cultura e dintorni” e dell’omonima casa editrice, il prof. Renzo Pavese, membro del comitato scientifico del periodico, lo intervistò per quella che a tutt’oggi resta tra le interviste più importanti e significative del nostro periodico per acutezza e profondità di pensiero e di visione. In tempi bui come quelli che stiamo vivendo, di violenza sempre più feroce e disumanizzazione, mancheranno la sua voce, la lucidità del suo pensiero come il suo stile, la gentilezza e l’eleganza che gli erano propri. Lo vogliamo ricordare qui con le sue stesse parole nell’intervista curata da Renzo Pavese pubblicata nel 2014 sul Numero 10/11 del periodico “Cultura e dintorni”… Luca Carbonara

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