Cultura digitale, arriva Medioera 2024: giovani donne e innovatori raccontano il presente fra AI, emotività e produzione culturale. La XV edizione del Festival della cultura digitale

Uno specchio della nostra epoca, uno sguardo analitico della nostra società, un racconto sincero della contemporaneità, attraverso le voci di chi ogni giorno vive il tempo presente in prima linea. Con questi presupposti, sbarca a Viterbo dal 14 al 16 novembre e a Zagarolo dal 21 al 22 novembre Medioera, il festival della cultura digitale, giunto quest’anno alla quindicesima edizione.

Nei due fine settimana, si succederanno ritmicamente sul palco professionisti, artisti, ideatori, ma anche accademici e decisori politici, i quali dialogheranno con il pubblico. Protagoniste principali saranno le giovani voci, in particolari femminili, presenti sia come relatrici che nell’organizzazione, che condivideranno esperienze, intuizioni e visioni sulle trasformazioni in atto nella società contemporanea e sul rinnovato modo di percepire il mondo.

Focus principale e approfondimenti – Al centro di questo appuntamento, la nuova «intelligenza culturale», esplorata attraverso tre approfondimenti tematici: l’intelligenza artificiale, l’intelligenza emotiva e la produzione culturale. Ciascun tema verrà affrontato con un approccio multidisciplinare, capace di stimolare il dialogo su questioni sociali, etiche e tecnologiche, per capire come questi aspetti influenzano e modificheranno le nostre vite.

Intelligenza artificiale – Tra etica e innovazione, l’IA sarà analizzata nei suoi impatti concreti nella nostra società, dal miglioramento dei servizi pubblici alla gestione di grandi moli di dati, fino ai rischi associati, quali l’erosione della privacy, l’impatto occupazionale e le conseguenze etiche di decisioni algoritmiche. Il pubblico avrà l’occasione di confrontarsi con esperti e ricercatori che presenteranno studi e case study applicativi per comprendere le prospettive future e le sfide di una tecnologia in costante evoluzione.

Intelligenza emotiva – L’intelligenza emotiva sta progressivamente entrando anche nel design di sistemi digitali avanzati e nelle interfacce uomo-macchina. Il festival offrirà momenti di riflessione sulle conseguenze di una maggiore “umanizzazione” delle macchine e sull’importanza di un approccio emotivamente consapevole in un contesto sempre più digitalizzato. Gli interventi affronteranno anche le sfide legate all’autenticità e alla fiducia, essenziali per costruire relazioni significative tra esseri umani e tecnologie.

Produzione culturale – La produzione culturale è oggi più che mai intrecciata con le tecnologie digitali, che stanno trasformando radicalmente il modo in cui i contenuti vengono creati, distribuiti e consumati. Durante Medioera, esperti e artisti discuteranno dell’importanza di preservare l’unicità delle tradizioni culturali e, al contempo, sfruttare le potenzialità offerte dalle piattaforme digitali per promuovere la diversità e l’inclusività. La discussione includerà esempi concreti su come il digitale possa essere una risorsa per sostenere e ampliare la produzione culturale e come si possa conciliare la velocità di diffusione con la qualità dei contenuti.

Il programma di Viterbo – Il programma della quindicesima edizione include incontri con personalità di spicco: dalla vicepresidente del Parlamento europeo Antonella Sberna (sabato 16) al noto vignettista e commentatore politico Federico Osho Palmaroli (venerdì 15).

Giovedì 14, interverrà Marco Santarelli, esperto di sicurezza informatica, intelligence, terrorismo e infrastrutture strategiche presenterà il suo libro «Sorvegliati e contenti. La sicurezza personale e collettiva nell’era dell’intelligence of things». Lea e Vera Borniotto, gemelle genovesi classe 2000, registe di opere di denuncia sociale e già vincitrici di premi internazionali, dialogheranno sull’«Emotività cinematografica». Jurji Filieri, architetto, designer e curatore svolgerà lo speech «Design thinking per tutti». Le esperte di economia, management e metodi quantitativi Gioia Capati e Chiara Cadorna presenteranno «L’intelligenza artificiale come nuovo stilista».

Venerdì 15, interverrà da remoto Paola Dubini, professoressa associata di Management e Imprenditorialità all’università Bocconi e professoressa di Strategia alla SDA Bocconi School of Management, che indagherà la gestione degli spazi museali, nell’intervento «La cultura è di tutti». Filippo Losito, autore e regista torinese, tratterà «Il viaggio dell’Io e dell’Ia». Luciano Mocci, direttore generale di Federlazio, parteciperà con un intervento dal titolo «Il digitale: una sfida per le imprese». Sarà presente inoltre Saverio Giulio Malatesta, Cultural project manager e responsabile del laboratorio Archeo&Arte3D del centro di ricerca DigiLab dell’Università La Sapienza di Roma, con un intervento dal titolo «Patrimonio culturale, turismo e AI: raccontare e valorizzare il territorio». Filippo Schinaia, creativo nel settore dello storytelling visivo, specializzato in AI art con un background da fashion stylist, dialogherà su «AI e Artista: un processo evoluzionistico e inevitabile».

Sabato 16, l’imprenditore, consulente e docente nell’ambito dell’economia digitale Fabio Lalli parlerà di «AI: il futuro dentro di noi». Luigi Di Gregorio, professore aggregato di Scienza politica all’Università della Tuscia di Viterbo, già esperto di comunicazione istituzionale e analista politico, presenterà il suo libro «War Room. Attori, strutture e processi della politica in campagna». Attesissima la live performance di Girls Who Code, l’organizzazione globale impegnata a colmare il divario di genere nelle materie STEM, offrendo programmi di formazione in coding per ragazze e persone non binarie.

L’appuntamento è a Viterbo dal 14 al 16 novembre e a Zagaralo dal 21 al 22 novembre allo Spazio Attivo Lazio Innova. Con la direzione artistica di Massimiliano Capo, Medioera è organizzato dall’associazione Gioventù Protagonista ETS, con il patrocinio della Provincia di Viterbo, della Città di Viterbo e della Camera di Commercio Rieti Viterbo, in collaborazione con Lazio Innova e la Regione Lazio. L’ingresso è gratuito. Per maggiori informazioni, visitare il sito medioera.it

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In occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne riflessioni sul libro di Neige Sinno “Triste tigre”

📌SAVE THE DATE lunedì 25 novembre alle ore 18:30 presso la Libreria “l’altracittà” – Via Pavia, 106 Roma riflessioni sul libro di Neige Sinno Triste tigre con Giuriste in Genere – associazione a tutela delle donne che subiscono violenza.

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“Letter to Hermione”, rivive il mito di Bowie nell’interpretazione aliena di Alessandra Celletti

Letter to Hermionerivive il mito di Bowie nell’interpretazione aliena di Alessandra Celletti

Un’aliena caduta sulla Terra. In concomitanza con il 55° anniversario dalla sua pubblicazione, vede la luce Letter to Hermione nella straordinaria, personalissima interpretazione di Alessandra Celletti. Disponibile su tutti gli store e le piattaforme digitali, il suggestivo arrangiamento piano e voce del brano di David Bowie anticipa l’uscita di “Stop femicides”. Il nuovo attesissimo album della pianista romana.

Alessandra Celletti ci porta in un viaggio sonoro e visivo che richiama la fine degli anni Sessanta, rievocando l’atmosfera sperimentale e creativa di quel periodo. Nella sua Letter to Hermione la performance è volutamente intima e minimalista. Riflette lo stile di Warhol che, dietro la semplicità, nascondeva una riflessione su immagine e superfici, dando significato anche ai dettagli più comuni.

«David Bowie è uno dei musicisti che più amo.» spiega la pianista «Non solo per le sue canzoni ma anche per tutto ciò che rappresenta e soprattutto per la sua libertà artistica. “Letter to Hermione” è una delle prime canzoni che ha composto, e sicuramente non una delle più famose. Tuttavia su di me esercita un grande fascino per quella profonda emotività e per il fatto di raccontare una sua storia molto intima e personale.»

Il brano (https://open.spotify.com/intl-it/track/1j3eZfRdx3BGzyQejeDf7p?si=0a58c274c3054e44) anticipa l’uscita del nuovo lavoro, “Stop femicides”. Un disco coraggioso dove Alessandra Celletti affronta il tema del femminicidio attraverso lo sguardo inedito della sua musica. Il primo album in cui si propone come “cantante” interpretando canzoni iconiche, amate in tutto il mondo, che portano nel titolo un nome di donna.

Letter to Hermione è una gemma incastonata nella raccolta, resa ancor più preziosa dalla ricorrenza del 55° anniversario della sua pubblicazione il 14 novembre 1969. Bowie la compose per Hermione Farthingale, una ballerina e attrice che incontrò nel 1968 e con cui ebbe una relazione sentimentale importante. Lei però lo lasciò per trasferirsi in Scandinavia per lavoro. Una rottura dolorosa che lo influenzò profondamente, portandolo a scrivere questa canzone come una sorta di addio e riflessione sui sentimenti che provava per lei. Non l’ha uccisa, ma le ha dedicato una lirica che l’ha resa “immortale”.

«Nel mio arrangiamento ho cercato di evidenziare soprattutto il tono malinconico e riflessivo.» continua Alessandra Celletti «La vulnerabilità di un artista che “cadde sulla Terra”. Forse Bowie mi piace così tanto perché anche io a volte mi sento un essere “indefinito” caduto su questo strano pianeta. Un’“aliena” che ha fatto fatica ad ambientarsi ed orientarsi e che però, grazie alla musica, ha potuto trovare una strada costellata di suoni.»

Il video (https://youtu.be/PzLYvJ2_9ww), girato interamente con un telefonino, ricorda le produzioni semplici dell’epoca, dove i pochi mezzi tecnici erano compensati da una forte ricerca espressiva. Ispirandosi all’estetica di Andy Warhol, il regista Dario Zaid crea un mondo in cui spontaneità e immediatezza diventano strumenti per trasmettere emozioni profonde.

Alessandra Celletti

Pianista di fama internazionale, Alessandra Celletti ha all’attivo una carriera concertistica in Italia, Europa, Africa, India e Stati Uniti. Oltre venti produzioni discografiche e milioni di ascolti su Spotify. Parte da una formazione classica, tuttavia l’attitudine a sperimentare moltiplica le sue esperienze con deviazioni interessanti anche nel campo del rock, dell’avanguardia e dell’elettronica. Tantissime le collaborazioni con artisti italiani, da Gianni Maroccolo a Claudio Rocchi, ai Marlene Kuntz, a Franco Battiato. E non mancano neppure i featuring internazionali, tra cui quello con il mitico Hans Joachim Roedelius, pioniere dell’elettronica tedesca con Brian Eno e i Cluster. Nella primavera 2024 “il più bel segreto della musica italiana” – com’è stata definita l’artista romana – pubblica “Ultraminimal – Piano essence”. Un viaggio sonoro nell’infinitamente piccolo che continua a riscuotere grandissimi apprezzamenti da pubblico e critica. L’8 novembre 2024, in concomitanza con il 55° anniversario dalla sua pubblicazione, vede la luce “Letter to Hermione”. Una suggestiva, personalissima reinterpretazione piano e voce del brano di David Bowie, che anticipa l’uscita di “Stop femicides”, il nuovo album di Alessandra Celletti.

lnk.bio/alessandracelletti

Roma, 8 novembre 2024

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Tra le luci e le ombre “dell’altra metà della vita”. Intervista ad Andrea Mattioli

Tra le luci e le ombre dell’altra metà della vita  

Intervista ad Andrea Mattioli 

a cura di Luca Carbonara

Che cosa ha significato per lei, dal punto di vista più personale, e per il suo percorso di vita studiare in un prestigioso Conservatorio e acquisire, a un tempo, una forma mentis e una cultura, una formazione musicale? Che strumenti può offrire oggi la musica nell’interazione e interpretazione della realtà? 

Andrea Mattioli

Grazie mille per la domanda. Studiare in un Conservatorio ha avuto un impatto profondo sulla mia vita, non solo in termini di formazione musicale, ma anche per la forma mentis che questo percorso mi ha aiutato a sviluppare. La disciplina musicale, infatti, mi ha insegnato a pensare in modo sfaccettato, a “ragionare su più livelli” e ad avere una visione d’insieme, invece di limitarmi a un solo punto di vista, anche se non sono riuscito a ottenere il diploma finale. L’armonia, per esempio, è il risultato di una combinazione di strumenti e note diverse che dialogano tra loro, e questo principio riflette molto bene il mondo complesso in cui viviamo oggi. Per molte persone, la musica non si trasforma necessariamente in un lavoro, a causa degli alti livelli di competenza richiesti. Tuttavia, anche solo come percorso di studio, la musica offre strumenti preziosi per interpretare la realtà: ci aiuta a sviluppare flessibilità mentale, attenzione ai dettagli e capacità di ascolto, qualità essenziali anche al di fuori dell’ambito musicale. Per quanto riguarda il valore della cultura, è vero che, in un certo senso, essa “non serve a niente,” e proprio per questo non è serva di nessuno. 

Da Clio, la musa del canto epico, a Euterpe, la musa della poesia lirica, la Musica è la regina delle arti che imbeve della propria essenza e del proprio spirito ogni attimo della nostra vita che non potrebbe esistere senza di essa. Come è nata in lei la passione per la scrittura e quanto in questa ha trasfuso dei suoi studi di composizione? Che differenza c’è, in primis a livello di ispirazione, tra scrivere e suonare? 

La passione per la scrittura è nata quasi in parallelo a quella per la musica, che ho coltivato fin da bambino, e si è intensificata durante l’adolescenza, anche grazie a un interesse quasi “ossessivo” per la filosofia. Ho iniziato a scrivere racconti a sedici anni, vedendo nella scrittura uno strumento per raccontare il reale, ciò che spesso percepivo ma che sembrava quasi “tabù” affrontare apertamente. Nei miei primi romanzi, la musica e la letteratura si intrecciavano, mentre oggi la scrittura ha preso il sopravvento. La scrittura mi ha sempre dato un impulso irrequieto, uno sfogo impulsivo, mentre la musica era il contraltare, una ricerca di bellezza. Diciamo che ho bisogno di entrambi: nella musica trovo serenità, nella scrittura cerco di esplorare e raccontare ciò di cui la gente non vuole parlare, ma che mi sento il dovere di esprimere. 

La cover del romanzo di Andrea Mattioli

Nel suo ultimo romanzo L’altra metà della vita, edito da BookRoad come i tre precedenti La sinfonia proibita (2019) e L’antica profezia (2021) e Lui (2022), lei sembra, già dal titolo, “giocare” sul dualismo, sulla dicotomia, sull’antinomia, sull’antitesi, di visione e di sentimento, della vita stessa, dimidiata tra bene e male, luci e ombre, e, dunque, tra canto e controcanto. E, ancora, sul rompersi, sullo spezzarsi di un’armonia, elemento ancora una volta essenziale della musica, di un percorso di vita che sarà diverso, opposto per i due protagonisti Luca e Simone sin dallo loro più tenera età: improvvisamente traumatico per l’uno, all’età di otto anni, lineare e “normale” per l’altro. Che cosa vuole dirci questa storia che vede improvvisamente e crudelmente divaricarsi il destino di due ragazzi dalle vite fino a quel momento tranquille e caratterizzate per lo più da spericolate e spensierate corse in bicicletta nella nativa città di T.? 

La storia vuole comunicare il non giudizio e il fatto che spesso ci troviamo a vivere vite e fare scelte che non abbiamo vogliamo, né possiamo prendercene la responsabilità. Luca, come Edipo, è condannato a un destino avverso, dal quale fin da subito cerca di districarsi, di risorgere, di combattere, pur sapendo che la sua sconfitta è inevitabile. Simone, invece, è una vita che cade in una dinamica senza colpe, come tutti i personaggi del romanzo. L’abuso sessuale ai danni di Luca costringe tutti intorno a lui a “subire” una vita che non avrebbero mai voluto vivere. È una lotta per la vita, un’agonia di sopravvivenza: i personaggi non vivono, ma sopravvivono, sempre destinati alla tragedia. Simone cerca riscatto nella fuga, Luca cede alla rabbia e si trasforma in carnefice. Entrambi diventano “gli ultimi” a cui è dedicato il romanzo, rappresentando tutti coloro che combattono battaglie pur sapendo di partire già sconfitti. È un continuo inseguire ciò che manca. Non avendo gli strumenti emotivi per superare l’abuso subito da Luca, tutti i personaggi cercano nelle altre vite la soluzione ai propri vuoti. In questo inseguire senza fine, si riflette un po’ l’angoscia di Kierkegaard, che perseguita queste esistenze: la consapevolezza di non poter mai colmare veramente il proprio vuoto, e di restare intrappolati in un circolo di sofferenza e ricerca infinita. 

La violenza, l’abuso subito da Luca ancora in tenera età da un ragazzo più grande, ancora una contrapposizione, darà il La alla calata del sipario, al sopraggiungere delle ombre e al prevalere del silenzio figlio dello shock che non a caso prevarrà e porterà Luca a nascondere il suo dolore e a nascondersi a e dagli altri suoi coetanei i quali, Simone compreso, lo dileggeranno e faranno oggetto di bullismo. Rimasto solo sarà per lui una caduta agli inferi che lo renderà preda dei più oscuri demoni e vittima della droga che lo porterà a un passo dalla morte. Il riscatto e la rinascita arriveranno proprio quando, da solo, riuscirà a rompere quella gabbia di silenzio e di dolore e ad andare in terapia grazie alla quale troverà la forza di denunciare l’abuso che tutto e tutti sconvolgerà. Cos’è che prima divide, rompendo drammaticamente l’armonia, e poi unisce i destini degli uomini? 

Da bambini, siamo inevitabilmente portati all’imitazione, soprattutto dei genitori, e spesso lo viviamo come un gioco. Luca, nella sua sofferenza, non ha mai potuto raccontare nulla, sapendo che non sarebbe stato compreso o, peggio, deriso. Ma quali strumenti hanno i bambini, e poi gli adolescenti, se per tutto quel tempo di “gioco” vedono solo giudizi sul diverso o l’insegnamento della sopraffazione sugli altri? Quali scelte restano loro, se crescono dentro questi modelli? Cos’è che livella e riporta tutto a una somma zero? La morte, o meglio, la paura della morte. L’overdose, la denuncia che ne è seguita, il funerale della madre di Luca, l’ictus: sono le soluzioni che la vita offre per ritornare a questa drammatica armonia. Solo attraverso la paura e il lutto, che si trasformano in sofferenza, si arriva a comprendere che molti degli strumenti appresi nell’infanzia non servono a nulla, anzi, possono essere dannosi. Quando ci rendiamo conto che i nostri genitori, che da bambini vedevamo come supereroi, sono persone “normali”, tutto cambia e ci mette di fronte a una domanda cruciale: chi sei davvero? Le scelte che hai fatto, le hai fatte per te o per accontentare i tuoi genitori? Nel romanzo, dedico molto spazio alla terapia psicologica, perché oggi è una delle strade migliori che una persona possa percorrere per conoscersi e guarire. La storia invita a riflettere su come ogni gesto abbia conseguenze enormi sul mondo che ci circonda: una discussione davanti ai figli, un grido contro la televisione durante un dibattito politico. La “polvere sotto il tappeto” può ancora funzionare, o finisce solo per creare danni incalcolabili? È una riflessione profonda: dobbiamo sempre arrivare alla morte per comprendere le cose o riappacificarci? 

 Simone, diventato giornalista, la cui vita è scorsa solo apparentemente in modo più lineare, in qualche modo anche lui in fuga e rimasto legato da un filo invisibile alla città dell’infanzia, rimarrà sconvolto dalle rivelazioni di Luca e, vinto da un insostenibile senso di colpa, riscatterà il dolore dell’amico scrivendo e consegnando ai lettori le sue memorie. Una vittoria sul silenzio e sulle sue più cupe ombre dunque. È questo il senso ultimo, il valore salvifico della scrittura e, per estensione, della musica, la partitura per eccellenza? 

 Il “potere salvifico” è un concetto che evoca molte emozioni. Credo che sì, la scrittura, sia musicale che letteraria, possa davvero salvare le persone, ma solo a condizione di raccontare la verità. Fin dall’inizio, ho scelto di comunicare la verità, di confrontarmi con il lettore, di provocarlo, di infastidirlo, come uno spillo che penetra sotto la pelle, parola dopo parola. Penso che il racconto del reale possa aiutarci: ci permette di vedere che, in fondo, non siamo soli, che molti di noi vivono in prigioni di cui hanno perso la chiave e forse quella chiave non si sa come l’abbiamo noi che guardiamo da fuori. Il silenzio a volte può essere costruttivo, ma il silenzio che avvolge il mondo è pericoloso. Dante, per esempio, relega gli Ignavi fuori dall’inferno, condannandoli a pene terribili, perché il silenzio verso il reale è la non-scelta. Restare in silenzio significa diventare i primi carnefici di noi stessi e del mondo intorno a noi. Dobbiamo prima di tutto provocare noi stessi, avere il coraggio di instillare dubbi, e poi ascoltare: quante persone come Luca esistono nel mondo? Dobbiamo osservare e dare voce a queste persone, agli ultimi. Ed è proprio questo che fa Simone. Dona una storia – una storia tragica e senza speranza, certo, ma pur sempre una storia su cui riflettere. 

Crede, o meglio teme, che l’intelligenza artificiale, le cui applicazioni hanno già portato robot a comporre ed eseguire brani di musica classica come a scrivere opere letterarie, arriverà a soppiantare l’uomo e i frutti del suo ingegno e della sua sensibilità? 

È una domanda intensa, che apre scenari complessi. Credo che l’intelligenza artificiale rappresenti una grande opportunità per tutti. Per quanto riguarda il rischio di “soppiantare” l’uomo, penso che questo processo sia iniziato già negli anni ’60, come anticipavano filosofi come Heidegger o Günther Anders. L’intelligenza artificiale non fa altro che amplificare un percorso già avviato, un’evoluzione inevitabile. Tuttavia, l’IA funziona solo su input, e penso che l’emozione umana, l’arte autentica, quella che definiamo “salvifica”, sia impossibile da replicare o sostituire. Piuttosto, dobbiamo cambiare prospettiva e approccio verso questa nuova forma d’intelligenza. Certo, può incutere timore, ma una buona comprensione delle teorie della Scuola di Francoforte può aiutare a vedere l’IA come il proseguimento di un processo che ha preso il via decenni fa e che ora accelera a velocità vertiginose. Ciò che forse manca è proprio la comprensione: comprendere la storia e imparare da essa, una lezione che, a giudicare dall’attualità, l’umanità sembra non aver ancora appreso del tutto. 

Quali sono i suoi programmi e progetti futuri? 

Ho molti progetti in cantiere. Ho appena terminato il mio quinto romanzo, in cui esploro le relazioni e mi chiedo se i valori tradizionali che ci sono stati insegnati siano ancora validi o se dobbiamo prepararci a un cambiamento anche in questo ambito. Al centro del romanzo c’è una domanda provocatoria: possiamo considerare la gelosia un disturbo mentale, alla stregua di altre patologie psichiche? Questo lavoro mi ha anche ispirato a creare un podcast, che uscirà nei prossimi mesi, in cui affronterò il tema delle relazioni, sempre più complesse e fluide. Inoltre, ho già iniziato a scrivere le prime bozze del mio sesto romanzo. Le idee non mi mancano, e ho almeno cinque abbozzi di nuove storie nel cassetto, pronti per essere sviluppati. 

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Riprende il via la Rassegna “DONATORI DI MEMORIE” organizzata dall’Associazione culturale RIACHUELO – Pro Loco San Lorenzo

Martedì 29 ottobre 2024 ha ripreso il via la Rassegna “DONATORI DI MEMORIE” organizzata dall’Associazione culturale RIACHUELO – Pro Loco San Lorenzo, nella sede di Via dei LATINI 52 a Roma. La manifestazione, che si protrarrà fino a martedì 3 dicembre, prevede la realizzazione di una serie di incontri e “feste” con personaggi che hanno attraversato il quartiere San Lorenzo in qualità di protagonisti o testimoni, lasciando un’impronta nella storia sociale e culturale di quest’angolo di Roma.  

Storie importanti, alcune forse poco note, ma tutte finalizzate a una narrazione corale, genuina e senza infingimenti, di una zona sospesa tra arte, socialità e militanza.  Ciascun incontro, – video-registrato e conservato – si pone come un tassello necessario alla costruzione di un Archivio digitale capace di dar conto delle molteplici esperienze del quartiere. Nell’evento dello scorso 23 ottobre, la funzionaria archivista di Stato Caterina Arfè ha parlato dell’importanza della Archivistica e delle Fonti orali. È stato poi proiettato il documentario P-artigiano prodotto da Blue CinemaTV di Daniele Baldacci. 

 Il secondo incontro, tenutosi martedì 5 novembre, è stato dedicato a Biagio Propato, poeta on the road di San Lorenzo con proiezione del film Poeti di Nino D’angelo. Testimoni sono stati studiosi, amici e parenti.

Protagonisti dell’incontro del 12 novembre saranno Giuseppe Sartorio, scultore del quartiere, detto “il Michelangelo dei morti”, misteriosamente scomparso nel 1922, e il villino da lui costruito su via Tiburtina. I donatori di memorie saranno, in questa occasione, l’erede saranno Margherita Mastropaolo e lo storico Andrea Amos Niccolini. 

 Il 19 novembre si terrà un incontro dal titolo A proposito del Pastificio Cerere, la Scuola di San Lorenzo. A raccontare sarà Roberto Gramiccia, amico, dai primi anni ’80, degli artisti del Palazzo e Alberto Dambruoso, storico dell’arte.  

Il 26 novembre la ricercatrice Serena Donati ricorderà l’esperienza preziosa di Simonetta Tosi e la realizzazione nel 1976 a San Lorenzo del Consultorio autogestito. 

Il 3 dicembre Mauro Papa sarà infine il testimone dell’esperienza politica del padre Carlo, autore della scritta “Eredità del fascismo, vergata su una delle pareti di un palazzo crollato sotto le bombe alleate del 1943.  

Pro Loco San Lorenzo, Via dei Latini, 52, info: 3391467003 

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Anteprima a Roma: “Les files et les garçons de mon âge”

Il cortometraggio di 19 min, dal titolo «Les filles et les garçons de mon âge» di Giovanni Princigalli sarà presentato in competizione, e in anteprima internazionale al RIFF Festival del cinema indipendente di Roma giovedì 21 novembre alle 16.30 al Nuovo cinema Aquila (Via l’Aquila, 66/74,  Roma).
 
L’anteprima mondiale si è svolta al Black Film Festival di Montreal nel mese di settembre.

Les filles et les garçons de mon âge

19 minuti, 2024, di Giovanni Princigalli 

BREVE SINOSSI

 “Les filles et les garçons de mon âge” racconta l’ultimo fine settimana che Hector, un ragazzo Cubano-Canadese di quattordici anni, sta trascorrendo a Montreal, nella cooperativa edilizia dove è nato e cresciuto. Sua madre, Iulia, di circa 38-40 anni, di origine rumena, ha sposato Bruno, un italo-canadese di circa 57-60 anni, che vive anch’egli nella cooperativa. Iulia è vedova da molto tempo. Bruno e Iulia pensano di voler cambiare la loro vita ora. Vogliono aprire una gelateria su una spiaggia della California. Ma Ettore ha paura dell’ignoto e di lasciare il suo micromondo. È cresciuto con gli altri bambini della cooperativa. Hanno frequentato lo stesso asilo, poi la scuola elementare e infine la scuola media. Hector è segretamente innamorato di Noa, una sua coetanea che vive anch’essa nella cooperativa. Prima di partire, deve trovare il coraggio di confessare il suo amore. Il grande viaggio coincide con il primo bacio e il passaggio dall’infanzia all’adolescenza.

CON IL SOSTEGNO DI 

Conseil des Arts du Canada

Office National du Film du Canada – Aide au cinéma Indépendant

PRIM Aide à la création

CGIL Montréal

Federazione delle cooperative abitative del Quebec e del Canada

Caisse coopérative italo-canadienne de Montréal

Interprets
Hector IZAK HECHAVARRIA-BOUDREAULT
Noa MÉGANE PROULX
Sofia LEEVIA ELLIOTT- ROBINSON
Amir RYAN NIKIRAD
Marc LLYR YAH-HO REDWEIK-LEUNG
Samira INES FEGHOULI
Père adoptif de Hector TONY CALABRETTA
Mère de Hector CATALINA POP
Maria (la voyante) ANTONINA MARRA
Père biologique de Hector NOEDY HECHAVARRIA DUHARTE
Petite fille STELLA PRINCIGALLI
Producteur  exécutif BRUNO RAMIREZ
Producteur  exécutif SILVESTRA MARINIELLO
Producteur  exécutif PAUL TANA
Directrice-photo CLÉMENTINE MARTIN
Montage ROBERTO ZORFINI
1er(ière) assistant(e) à la réalisation KARAN SINGH et MING MORIN
Directeur de production ANDRES MOLINA
Coordinatrice de production FRANCESCA PALA
Assistant de production DANAIS CAMPO
Assistant de production EMMANUEL MARTIN
Assistant de production DANAY CAMPOS
Concepteur et monteur  sonore BRUNO PUCELLA
Mixeur CLOVIS GOUAILLIER
Bruiteur PAUL HUBERT
Runner Emma Princigalli
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Il Convegno Teologico sul primo Beato del Giubileo

«Il “Beato” don Giovanni Merlini: la spiritualità del discernimento e della guida» 

Il Convegno Teologico sul primo Beato del Giubileo! 

Lunedì 11 novembre 2024, dalle ore 15:00, presso l’Aula 200 della Pontificia Università Lateranense, si terrà il Convegno Teologico dal titolo: «Il “Beato” don Giovanni Merlini: la spiritualità del discernimento e della guida». Questo appuntamento è promosso dal Centro Studi Unione Sanguis Christi in occasione della prossima beatificazione di don Giovanni Merlini, Missionario del Preziosissimo Sangue e III Moderatore Generale dell’Istituto, che avrà luogo il 12 gennaio 2025 alle ore 11:00 presso l’Arcibasilica Papale San Giovanni in Laterano, a Roma. 

 

Don Benedetto Labate, direttore provinciale della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, afferma che «dal punto di vista storico, il Convegno del Centro Studi rappresenta una tradizione consolidata per noi Missionari del Preziosissimo Sangue, per le Adoratrici del Sangue di Cristo, e anche per altre famiglie spirituali legate alla devozione al Sangue di Cristo. Fin dagli anni Sessanta, i nostri missionari si sono impegnati nella ricerca scientifica e nello studio approfondito di questa spiritualità. Conserviamo infatti importanti studi teologici, spirituali, biblici, pastorali, antropologici e patristici sul Sangue di Cristo, un patrimonio di inestimabile valore. Desidero ringraziare personalmente don Giacomo Manzo, direttore del Centro Studi, che da qualche anno ha deciso di riprendere questa tradizione e portarla avanti con dedizione. Questo impegno ci permette di crescere, come ci insegna Gesù nel Vangelo, nella verità e nella ricerca del bene dell’umanità. Il Sangue che ci ha redenti, riconciliati, santificati e giustificati continua a offrirci spunti di riflessione e di crescita non solo sul piano intellettuale, ma anche sul piano umano e cristiano, rendendo questo evento un’opportunità preziosa per tutti noi». 

Don Luigi Maria Epicoco e don Giacomo Manzo

Don Giacomo Manzo, direttore del Centro Studi Unione Sanguis Christi, evidenzia che «quest’anno abbiamo deciso di dedicare il Convegno Teologico alla figura del prossimo Beato don Giovanni Merlini. In particolare, ci concentreremo sulla spiritualità del discernimento e della guida, poiché don Giovanni Merlini può essere considerato a buon diritto “il Santo del discernimento”: un uomo che, grazie all’azione dello Spirito Santo, ha saputo vivere e insegnare come affrontare le scelte della propria vita, come governare sé stessi alla luce della Parola di Dio e della volontà divina. Don Giovanni Merlini rappresenta un esempio di come ci si possa lasciar guidare dallo Spirito Santo nelle decisioni e nella quotidianità. Per questo motivo, abbiamo invitato diversi relatori, che ci aiuteranno a comprendere come i temi del discernimento e della guida siano oggi fondamentali sia per la Chiesa che per la società. Dal messaggio delle Sacre Scritture ai Padri della Chiesa, fino alla teologia e agli insegnamenti stessi di don Giovanni Merlini, scopriremo come tutto ciò ci sostiene nella vita cristiana e nella concretezza del nostro vivere quotidiano».  

Molteplici saranno i docenti coinvolti nel Convegno come relatori: Luigi Maria Epicoco, Riccardo Ferri (Pro-Rettore della Pontificia Università Lateranense), Rosalba Manes, Jean Paul Lieggi, Gaetano Piccolo (Decano della Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Gregoriana) e Valerio Volpi. Il Convegno si aprirà col saluto di Mons. Alfonso Vincenzo Amarante, Rettore della Pontificia Università Lateranense e con una introduzione di Andrea Tornielli, Direttore Editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede. 

Roma 07/11/2024 

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San Lorenzo racconta. Storie di tempi non troppo lontani. Emozioni di un quartiere. Memorie, esperienze, storie raccontate da chi le ha vissute

L’Archivio Pro Loco San Lorenzo raccoglie le video-testimonianze di protagonisti e testimoni che hanno attraversato  il quartiere San Loreno di Roma lasciando, lasciando un segno significativo della loro esperienza.

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“Roma Nostra”. La Città Eterna vista dal fotografo e performer Augusto De Luca

“Roma Nostra”

di Augusto De Luca

Credo che Roma sia la città di tutti, è presente nel nostro patrimonio genetico…si è da sempre romani. Centro del mondo e forse dell’universo, quando si attraversano le sue strade, pur avendo una maestosità che incute rispetto ci si sente a proprio agio. È la città “calda” a cui tutti in qualche modo apparteniamo. Roma è nostra. Nel racconto fotografico della città il mio è un itinerario del tutto spontaneo e intuitivo dettato solo da ciò che mi ha attratto e spinto ad una sintesi tra realtà esterna, razionalità e creatività. Con un chiaro riferimento al magico ed al metafisico, matrici che accompagnano tutti i miei lavori, l’intento è stato di proporre una Roma senza tempo, classica e moderna, antica e futura, oltre le mode e gli imperi che l’hanno attraversata dei quali oggi restano solo i segni. Roma non appartiene a nessun tempo. Ho sottolineato ulteriormente la sua totale autonomia e sospensione ritraendola completamente deserta, imprigionata da lunghe icone orizzontali, come il palcoscenico di un teatro dove si recita ogni giorno la vita di cui si intravede solo il riverbero e dove regna sovrano il silenzio. È impossibile dare l’idea di una città così “grande”, così assolutamente piena di tutto e quindi imprendibile nella sua essenza più profonda. Io ho cercato di svelare almeno qualcuno dei suoi segreti.
“Certe volte basta un selciato sconnesso, respirare un odore ed ecco che la città è lì, attorno a te” Jean Paul Sartre.                                                                                                 

Augusto De Luca, (Napoli, 1 luglio 1955) è un fotografo e performer. Ha ritratto molti personaggi celebri. Studi classici, laureato in giurisprudenza. E’ diventato fotografo professionista nella metà degli anni ’70. Si è dedicato alla fotografia tradizionale e alla sperimentazione utilizzando diversi materiali fotografici . Il suo stile è caratterizzato da un’attenzione particolare per le inquadrature e per le minime unità espressive dell’oggetto inquadrato. Immagini di netto realismo sono affiancate da altre nelle quali forme e segni correlandosi ricordano la lezione della metafisica. E’ conosciuto a livello internazionale, ha esposto in molte gallerie italiane ed estere. Le sue fotografie compaiono in collezioni pubbliche e private come quelle della International Polaroid Collection (USA), della Biblioteca Nazionale di Parigi, dell’Archivio Fotografico Comunale di Roma, della Galleria Nazionale delle Arti Estetiche della Cina (Pechino), del Museo de la Photographie di Charleroi (Belgio).

https://fr.wikipedia.org/wiki/Augusto_De_Luca

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“’La mappa smappata’ con un aforisma di Achille Bonito Oliva”. In corso a Roma la mostra di Giancarlino Benedetti Corcos

“La mappa smappata” con un aforisma di Achille Bonito Oliva”

In corso a Roma la mostra di Giancarlino Benedetti Corcos 

Galleria André – Via Giulia 175

Inaugurata venerdì 25 ottobre a Roma con il titolo de “LA MAPPA SMAPPATA” e visitabile fino al 16 novembre la personale di Giancarlino Benedetti Corcos, Giancarlino per tutti, amato artista della Capitale da ultimo votato anche alla ceramica, anche se è questo è un amore che parte da lontano.

Le mappe si ribellano… Giancarlino

A commentarne qui, invece, le tele, i testi di Geri Morellini, giornalista e regista televisivo, che parla, per l’Artista, di “pittura veloce come in scrittura il flusso di coscienza di Kerouac sui rotoli di carta, per non voltare pagina senza perdere attimi e connessioni. Tratti infantili, a olio, su lenzuola, in un linguaggio intimo e universale. Campi di fiori per parlare con l’aldilà e la sua amata. Ancora donne, in tutto il loro mistero rassicurante, sorridenti. Note di musica che scandiscono la tela nel ritmo di uno spartito. Una pittura che nella velocità felice, come in un paesaggio visto a 300 km all’ora, unisce astratto e figurativo. Immanenza, di solito color oro, e trascendenza, sempre colorata. Quella velocità interattiva fornisce interpretazioni drastiche e fiere alla vanità dello spettatore, che coglie ciò che forse anche il pittore avrebbe perso, secondo lui, in una fugace creatività”.

Testo sulle Mappe e il titolo della mostra

E dice quasi tutto, se non fosse che Giancarlino ha anche molto ha avuto e ha a che fare con la sperimentazione artistica tout court, con il non sense di tanti festival, con la poesia e la parola scritta, con l’intreccio suo artistico, culturale, ideale, umano con tanti altri artisti e creativi con cui ha camminato in questi anni, prima su tutti proprio la sua compagna anche di vita, Laura Rosso, in un viaggio che è, come per tutti, soprattutto di vita prima che d’arte (….”artista e uomo sono uguali e indistinguibili, loro” scrive Morellini).

“Le mappe sono docili … perché possono sempre cambiare”l’aforisma di Achille Bonito Oliva, per una mostra in fieri, che si va costruendo mentre se ne parla. “La mappa smappata”, laddove, dice Giancarlino: “Le Mappe si ribellano quando i confini vengono dettati dalla Guerra. Si cancellano, si nascondono, forse per non farsi più vedere. Si cancellano i binari, i confini. Per far posto a odi, forse eterni, che ci piegano. Un trauma assoluto, solo Sisifo accorre in riparo. Lui, che tutti dicono sofferente, in realtà è felice di fare la sua opera, da lontano. Dall’alto vede il panorama e confini dettati dalla pietra che rotolando segna sempre nuovi tratti, nuovi confini aperti, non gestiti dal Male del mondo. Più in basso la casa del Giullare Terpandro che danza per cercare una casa lì vicino, cercando la sua amata, Verina. Un po’ più sotto dei balli di parole. Terpandro e Verina anche loro tracciando confini nella terra flebile verso il Teatro del Sole e dell’Ombra”.

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Giancarlino Benedetti Corcos, è un artista (ma preferisce pittore), diplomato presso L’Istituto Nazionale per la Grafica. Studia poi architettura nei corsi di Bruno Zevi. Espone in molte gallerie romane, spesso accompagnando le mostre con sue performances basate su testi teatrali (“commediole” scritte a quattro mani con la compagna, oggi scomparsa, Laura Rosso, storica dell’arte, sua musa) o su figure immaginarie. Diversi i supporti su cui dipinge: ceramica, tela, legno, carta, materiali semplici o di recupero, lenzuola. Da otto anni usa la ceramica come campo di sperimentazione del progetto di architettura. Le sue opere sono state esposte tra l’altro alla Biennale di Venezia nel 2012 a cura di Vittorio Sgarbi, nell’appartamento di Innocenzo X e Olimpia a Sant’Agnese in Agone in occasione del 350esimo compleanno del Borromini, a cura di Achille Bonito Oliva e Francesco Giulio Mazzeo, a Neuss nel Castello di Benrath, New Orleans performance al Gary Keller, Macro Asilo a Roma.

La mappa smappata ! Roma, Galleria André – Via Giulia 175. Dal 25 ottobre al 16 novembre 2024.

Orari: martedì-venerdì 10-13 | 16-19. Sabato 16-19.  Tel. 06-6861875 – e-mail: info@andrearte.it

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