Presentazione del libro “Overlap” della collana “Icemura” edito da Senza Confini Di Pelle. Un’indagine sulla coincidenza delle rotte migratorie degli uccelli e degli uomini

Presentazione del libro Overlap della collana “Icemura” edito da Senza Confini Di Pelle. Mercoledì 21 giugno 2023 alle ore 19,30 a Roma presso Zazie nel metrò via Ettore Giovenale,16. I curatori Dario La Stella e Valentina Solinas presenteranno il progetto del volume insieme ad Alberto Barbieri di MEDU - Medici per i Diritti Umani. Il progetto Overlap - Eventi tra Arte e Scienza su Biodiversità e migrazione - indaga la coincidenza delle rotte migratorie di persone ed uccelli attraverso la ricerca scientifica ed artistica. Il volume, primo di una collana dedicata alla ricerca multidisciplinare, riporta l’esperienza di tre anni di lavoro all’Asinara condotta da un gruppo eterogeneo di scienziati, artisti, richiedenti asilo, studenti, cittadini. La presentazione ha carattere performativo con proiezioni di video e performance live. INGRESSO LIBERO. http://www.senzaconfinidipelle.com/icemura.html

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La fuga e il ritorno. La recensione di Saveria Chemotti al romanzo di Elisabetta Baldisserotto “Gli occhi di Shiva” edito da Ronzani editore

La fuga e il ritorno

Nel 1904-1905, all’inizio di un secolo gravido di rivolgimenti epocali, riflessi in nuove modalità di ricerca e di scrittura, Pirandello metteva in bocca a uno squassato Mattia Pascal, bibliotecario in una chiesa sconsacrata, una singolare bestemmia, quel «Maledetto Copernico» con cui sintetizzava il disagio di una intera generazione che metteva in discussione “sentimenti” e forme interpretative della realtà, sottolineando la precarietà di ogni ideologia, il relativismo di ogni situazione e la necessità di ricercare nuove forme espressive dinanzi alla perdita di un “centro di gravità permanente”.

Me lo ha ricordato il nuovo romanzo di Elisabetta Baldisserotto perché qui, il «maledetto Copernico» riappare in nuce e agisce per antifrasi, è un mugugno trattenuto che sviluppa un’antitetica reazione, in una situazione storica che potrebbe rivelare numerosi punti di contatto. Nessuna imprecazione qui: si guarda, metaforicamente, in faccia Copernico e il suo rovesciamento e lo si sfida, lo si provoca. Spicca la consapevolezza, soprattutto, che non basta accusare la realtà di quello che è per avere l’alibi di macerarsi dentro un’anonima autoconsolazione, rifiutandosi di attraversare quella fatidica linea d’ombra che è anche limite di demarcazione di uno spaesamento che lievita da un’inadeguatezza e da un disagio profondo, singolare e plurale.

E non è un caso che il libro sia scritto in prima persona perché l’io che narra non nasconde la sua identità, ma affascina per veridicità, perché l’esperienza non è solo relazione su un’autoreferenziale tranche de vie di Linda, la protagonista (nome a suo modo evocativo di un desiderio di purezza, quasi in antitesi con gli accadimenti che la riguardano), ma vuole diventare parte di un discorso di verifica  e di indagine che si costruisce brano a brano, tessera dopo tessera con una valenza identitaria generazionale, per situazioni e, forse, per aspirazioni e desideri. Il ricordo degli anni Settanta, le origini del femminismo, le manifestazioni legate alle lotte studentesche, il ruolo di Potere Operaio, di Lotta Continua; le cariche della polizia, le uccisioni: il “pagherete caro pagherete tutto” scandito con rabbia, la Contessa, che roba, di Paolo Pietrangeli, restituiscono una memoria palpitante per chi li ha vissuti. Un nodo in gola, perfino. Le illusioni si mescolano con le prime esperienze di droga e di sesso in una Venezia sgargiante, vivida, memorabile dentro la nostalgia dell’altrove. Lo spaccato di un periodo di grande cambiamento, di una svolta culturale finalizzata a una liberazione, destinata purtroppo a sbattere contro il muro invalicabile del potere patriarcale, disegna un ripensamento ardito e inesausto delle tradizioni ideologiche cementificate.

Vivido e nodale è soprattutto il contrasto tra Vito e Jamie, le due figure maschili protagoniste assieme a Linda. Rivoluzionario in toto il primo, più disponibile alla fuga dal presente il secondo: entrambe figure che si affacciano nella storia in ruoli efficaci e convincenti, scanditi anch’essi con agile sapienza narrativa.

Altrettanto intenso e commovente è il rapporto amicale che Linda instaura con le donne ricoverate con lei all’Ospedale Santa Maria delle Grazie, l’ospedale degli infettivi: Sabrina, Ada, Regina, Flora, Maria, Vittorina (senza naturalmente dimenticare l’ospite suadente che sbuca nella loro stanza: il gatto Shiva, presenza a suo modo magica). Lo svelamento delle loro identità, dei loro traumi e delle loro speranze si colloca in un processo di avvicinamento che testimonia un bisogno profondo di colloquio con la nuova sé stessa, a ridosso del ripensamento del percorso esperienziale vissuto tra le conchiglie di Shiva, l’amuleto simbolo di nuova conoscenza e di saggezza che, nella sua forma a spirale, disegna la storia  di una ricercata rinascita, il mito dell’altrove inseguito e perso ma rievocato più volte nelle tappe di allontanamento e attraversamento dentro luoghi variegati in Italia e in India. La carica eversiva delle esperienze in cui si traduce il balbettio dell’impasse relazionale di Linda, la solitudine e la malinconia, gli inganni e gli smarrimenti, i travestimenti e le maschere, l’aridità affettiva e l’impotenza, ma anche il suo stupore sempre più meravigliato dinanzi alle nuove atmosfere, riescono a parafrasare perfino la paura, la sterilità e la marginalità assurda della vita. Il mondo si spalanca, si svela nella sua complicata e doppia versione, ma proprio mentre si apre, madido di prospettive, si richiude addosso a chi lo attraversa.

Il viaggio verso e dentro l’India, frequentata in quegli anni da una moltitudine di ragazzi, diventa ossessione, meta spia di un’amputazione che scaturisce da un disagio esistenziale, familiare, collettivo e soggettivo insieme, per cui fuggire diventa l’unica scelta possibile per “riconoscere la forza dei legami a cui non sai sottrarti altrimenti” (p. 155). Una forza che dilania, disarciona, ma che può far lievitare una nuova identità. La scrittura si trasforma così in ricerca di un ritmo nuovo che, nella fissazione dei particolari, registra i cambiamenti e consente di recepire l’oralità, la plurivocità del respiro emozionale che scava, ma anche la piega dello scherno e il guizzo effervescente del grottesco che feriscono. Una polifonia che si manifesta in capitoli brevi che racchiudono una varietà di voci che non stridono tra loro ma si completano, armonizzandosi. Leggiamo così pagine cromatiche, rapide, descrizioni cadenzate e squarci di luce improvvisi che, in alcune occasioni, si trasformano in corti scenografici o in preziosi camei che spiccano per la loro ricchezza umana e simbolica.

Insomma, a mio avviso, chi scrive e chi narra riesce a parlare di sé con scoperta e dunque non edulcorata maniera, indagando, analizzando, svelando quel meno rassicurante e meno rassicurato, raccontando quel conflitto che abita nel suo corpo vivo, le sfide della gioia nella sregolatezza, l’impasse tra adolescenza e maturità, e lo fa in modo disarmante, suadente, provocante e acre allo stesso tempo, con una confidenza che sfiora la confessione e la corrispondenza amicale. Trapela da questo libro il desiderio di un’intimità profonda, ricercata, mai tradita, col lettore il quale, sbirciando nei sentimenti e nelle emozioni di chi scrive, si sgomenta per la familiarità e originalità ben riconoscibili dei fatti e delle reazioni che non può non condividere. L’io narrante, infatti, raccontandosi, sprigiona la sua realtà disponendo sulla pagina fatti e persone reali, il suo vissuto intricato, fervido di particolari, scrive e riflette su ciò che l’ha colpita soggettivamente, ma riconquista un’oggettività proprio nel momento in cui condivide tutto ciò con le riflessioni degli altri e sugli altri (sulle altre in particolare) in quello che diventa uno spazio di condivisione: della memoria del passato da un lato e dell’urgenza del presente dall’altro.

Costretta dentro una stanza d’ospedale, accanto a donne malate di diversa età e vitalità, Linda ridisegna uno spazio chiuso che contrasta con quello che all’improvviso si apre nei suoi occhi portandola a vagare per l’India, a rivivere incontri, a rivedere visi e persone, ma soprattutto spazi, sillabando uno spaccato che evoca la cadenza dei pensieri e delle immagini. Mima così anche il ruolo contrastato, positivo e oppositivo della famiglia, padre madre sorella, testimoni plurimi di un malessere che ha risvolti perturbanti oltre che vorticosi, provocando prima la fuga e segnando poi profondamente il ritorno in un processo faticoso e sofferto di riconoscimenti reciproci, complessi e forse mai risolutivi anche se il finale prova a illuderci in una soluzione salvifica e benefica, addolcita da una crostata con le fragole destinata però forse a restare sullo stomaco.

Il libro, a mio parere, rivela anche una suggestiva scansione e una cadenza con funzione, in qualche modo, di ascendenza terapeutica, connotata proprio dalla ripetizione dei paragrafi e delle scene, interne ed esterne.

Una tappa fondamentale per la scrittrice, credo, per lei ma anche per noi, perché le sue parole hanno l’espressività e il sapore svelati dentro e oltre gli occhi di Shiva  consegnandosi a chi le legge perché, nella fatica del cammino, ci si possa appoggiare alla riflessione rassicurante di Walt Whitman: “sono ampio, contengo moltitudini”.

«Maledetto Copernico».

                                                                                                   Saveria Chemotti

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“Alla ricerca di Kaidara”, il monologo in scena il 6 giugno prossimo nello spazio “Terra di Nad” che prende spunto da una delle opere più significative della cultura africana tradizionale.

Ritorna il teatro di qualità in Valsusa. Martedì 6 giugno – ore 9.30 – va in scena nello spazio “Terra di Nad”, frazione Combette Chianocco (To), il monologo “Alla ricerca di Kaidara”. Con Amandine Delclos, per la regia e drammaturgia di Giordano V. Amato. Tre giovani eroi, Hammadi, Hamtudo e Demburo, partono alla ricerca del misterioso Kaidara. Il loro sarà un viaggio ricco di avventure e di strani incontri. L’introvabile Kaidara abita luoghi straordinari e può apparire improvvisamente sotto le spoglie di un umile mendicante, o di un vecchietto deforme, dispensando a ognuno premi e castighi, secondo i propri meriti. La nostra messa in scena prende spunto da una delle opere più significative della cultura africana tradizionale. Pubblicato per la prima volta nel 1968 da Amadou Hampaté Ba e Lilyan Kesteloot, il racconto iniziatico fa parte della letteratura tradizionale Peul del Ferlo senegalese, come dei Peul del Macina. Il pantheon Peul indica Gheno come Creatore del Mondo, una figura dall’autorità incontrastata, che corrisponde al padre di famiglia della società tradizionale. Da Gheno deriva una schiera di geni, sorta di cinghia di trasmissione, e tra questi il nostro Kaidara. “Kaidara”, sotto la parvenza di favola per bambini, dispensa insegnamenti profondi e attuali.

Ingresso euro 5

STAFF COMUNICAZIONE “IL MUTAMENTO”

eventistampa@gmail.com3334309709

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“Feeling con gli anziani (che bello!)”, un’indimenticabile lezione ricordando Salvatore Montanari

Un’acuta e sentita riflessione che resta il segno ad aeternum di un appassionato testimone dei nostri tempi. Dal periodico di informazione culturale “Cultura e dintorni” Numero 23/25

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WARHOL IN MOSTRA A CAORLE CON “THE AGE OF FREEDOM”

L’Amministrazione Comunale di Caorle, in collaborazione con l’agenzia MV Arte di Vicenza, presenta la mostra “Andy Warhol: the age of freedom” che si terrà presso il Centro Culturale A. Bafile dall’ 11 giugno al 03 settembre 2023.

La mostra, curata da Matteo Vanzan, racconterà la rivoluzione del genio di Pittsburgh attraverso un percorso espositivo di oltre sessanta opere di Andy Warhol e sarà completata da alcuni tra i principali protagonisti di quella stagione artistica che riportò la figurazione al centro del dibattito culturale internazionale dopo la stagione Informale: il vincitore del Gran Premio della Biennale di Venezia del 1964 Robert Rauschenberg, ma anche Roy Lichtenstein, Joe Tilson, Robert Indiana, Mario Schifano, Mimmo Rotella, Tano Festa, Franco Angeli e molti altri.

“Andy Warhol” racconta il curatore della mostra Matteo Vanzan “fu l’artista determinante nella rinascita artistica della Seconda metà del Novecento: cambiò il concetto stesso di arte sovvertendo l’estetica di un’intera generazione. Attraverso l’esposizione, tra le altre, delle celebri opere dedicate a Marilyn Monroe, Mao Zedong, Flowers, Dollari, Campbell’s Soup e Interviews racconteremo la storia intensa di un mondo fatto di comunicazione e genialità, business e consumismo nel ruolo centrale di una Factory divenuta punto catalizzatore dell’establishment artistico americano. Warhol, infatti, non rappresenta solamente la superstar del mondo dell’arte e del mercato che tutti conosciamo, ma è l’immagine di un uomo dal volto sensibile e timido che si è trasformato in uno sperimentatore dalle esplosive capacità comunicative.”

Nato il 6 Agosto 1928 a Pittsburgh da immigrati cecoslovacchi e morto il 22 febbraio 1987 a New York, Andy Warhol ha fatto della provocazione e dell’ironia il suo modus operandi, creando una vera e propria filosofia, fatta di aforismi e cortometraggi, “pronta all’uso”. Una genialità costruita attorno al concetto di un artista trasformato in una macchina di riproduzione seriale, costantemente affascinato dalla ripetizione ossessiva di un’azione, apparentemente fine a se stessa.
L’artista popular per eccellenza lavora con film, fotografie, serigrafie, grafiche, fumetti, oggetti pronti all’uso di duchampiana memoria; Warhol non si sporca più le mani alla maniera di Pollock con barattoli di colore e sgocciolamenti anzi, il tocco dell’artista è minimo, assente in molti casi, in quanto gli intenti sono essenzialmente iconici.
Le icone pop-ular trattate non appartengono unicamente alla sfera materiale della collettività, ma anche alle idee, all’immaginario collettivo e allo stereotipo: il fumetto, il dollaro, i personaggi pubblici, le opere famose e inflazionate della storia dell’arte, tutto passa attraverso il filtro warholiano che rivisita mondo e storia in chiave diversa, conferendo all’immagine una magia unica.
È in effetti riduttivo definire Andy Warhol come un semplice pittore; la scoperta della tecnica della blotted line, ossia la linea a macchie d’inchiostro su carta assorbente, fu la rivelazione che cambiò per sempre il concetto di opera originale e di copia. La sua intenzione era infatti quella di essere lui stesso a stampare/serigrafare manualmente tutti i soggetti; le piccole imperfezioni causate da una maggiore o minore pressione della mano e del filtro serigrafico donavano ad ogni soggetto una sua individuale personalità. In un’epoca in cui si producevano migliaia di Zuppe Campbell’s, allo stesso modo di una macchina industriale Warhol si trasforma in fotocopiatore di arte spersonalizzando la creazione artistica e richiamando vistosamente il concetto di ready made che, nel 1917, cambiò definitivamente il concetto di artista nel mondo delle Arti Visive.

“Il percorso di mostra” conclude Matteo Vanzan “sarà composto non solo dalle opere d’arte ma anche da una stretta selezione di video, documentari e da alcuni film d’epoca. Il nostro obiettivo è quello di raccontare l’uomo prima dell’artista, con tutte le sue nevrosi e le sue insicurezze in un corollario di aforismi che, nell’ironia della sua essenza, tracciano inequivocabilmente la personalità di Andy Warhol come entità capace di generare un microcosmo che riassume in sé il clima del anni Sessanta. Una sottocultura fatta di arte, cinema e musica che racchiude i dogmi fondanti di una nuova società di cui Warhol ha rappresentato il massimo interprete.”

“La Città di Caorle ha da sempre una forte vocazione culturale, riconosciuta lo scorso anno dalla Regione Veneto con il titolo di “Città Veneta della Cultura 2022” – commenta il Sindaco di Caorle, Marco Sarto – la ricca proposta in ambito culturale di Caorle non si lega solo al nostro antico passato ben testimoniato dalle tradizioni, dal Museo Nazionale di Archeologia del Mare e dai monumenti che impreziosiscono il nostro centro storico, ma si è aperta alla contemporaneità. Dapprima lo ha fatto con la Street Art che è stata protagonista al Caorle Sea Festival e al CaorlEducAzione Festival e tra pochi giorni lo sarà con la mostra “Andy Warhol: The Age of Freedom” che ci apprestiamo ad inaugurare. Siamo orgogliosi di poter ospitare un’esposizione così prestigiosa, con opere originali di questo grande artista e di altri grandi nomi dell’arte contemporanea”.
“Innanzitutto voglio ringraziare MV Arte per aver curato l’organizzazione di una mostra così prestigiosa, la Consigliera Comunale delegata alla cultura Elisa Canta per l’indispensabile lavoro svolto e gli Uffici Comunali per l’impegno profuso per assicurare che tutto sia pronto in vista dell’inaugurazione – dichiara il Vicesindaco ed Assessore alla Cultura, Luca Antelmo – Caorle si dimostra ancora una volta una Città dove arte e cultura vengono valorizzate sia al fine di arricchire la nostra comunità che in chiave turistica: il nostro borgo ben si presta, infatti, ad accogliere turisti che, anche in vacanza, non rinunciano ad allargare i propri orizzonti. Siamo convinti che l’arte contemporanea, per Caorle, sia un grande valore aggiunto che porta una ventata di freschezza rispetto all’immagine tradizionale alla quale la nostra Città è legata. Non vediamo l’ora di accogliere i visitatori al Polo Culturale “Bafile”, location che si è dimostrata adatta ad ospitare grandi mostre ed eventi culturali”.

Molti gli appuntamenti collaterali all’esposizione tra cui l‘Aperitivo Pop di domenica 11 giugno dalle 18.00 in occasione dell’apertura della mostra durante il quale tutta Caorle suonerà una colonna sonora dedicata ai grandi maestri del rock degli anni Sessanta: Beatles, Rolling Stones, The Who, Janis Joplin, Jimi Hendrix e molti altri ancora.

Domenica 18 giugno 2023 aprirà la mostra collaterale “Give peace a chance” presso il Museo Nazionale di Archeologia del Mare. Organizzata dall’Amministrazione Comunale di Caorle e dalla Direzione Regionale Musei Veneto, la mostra sarà curata da Matteo Vanzan e presenterà le opere di 10 artisti contemporanei: ricamata sulla storica canzone di John Lennon, l’esposizione non sarà una mostra sulla guerra, ma su ciò che la guerra rischia di farci perdere in un excursus di pittura, scultura, fotografia e installazione. A completamento degli eventi collaterali nei giorni di sabato 17 giugno (ore 11.00 e ore 15.00), sabato 15 luglio (ore 11.00 e ore 15.00) e sabato 02 settembre (ore 11.00 e ore 15.00) saranno previsti gli incontri con il curatore della mostra di Andy Warhol Matteo Vanzan (incontri confermati al raggiungimento di un gruppo minimo di 20 persone con prenotazione obbligatoria almeno 5 giorni prima delle date indicate all’indirizzo email: mv-arte@libero.it).La mostra sarà aperta al pubblico tutti i giorni dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 18.00 alle 22.00.

INFORMAZIONI

11 giugno – 03 settembre 2023
Centro Culturale Bafile
Rio Terrà delle Botteghe, 3 – Caorle (Ve)

BIGLIETTI

Intero: 8 €
Residenti: 6 €
Ridotto: 5 € (under 18, over 65, studenti, insegnanti, gruppi di minimo 10 persone)
Gratuito: under 12, portatori di handicap e loro accompagnatori

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“Frammenti di tempesta”, la silloge poetica di Alessandra Agnoletti edita da La Gru Edizioni

Alcune poesie di Alessandra Agnoletti tratte dalla silloge poetica Frammenti di tempesta edita da Le Gru Edizioni vibranti di passione, di pathos, di una indomabile tensione emotiva alla ricerca della condivisione del sentimento più puro e nobile che move il sole e l’altre stelle. Quel sentimento che si traduce in un eterno tormento dell’anima e in un girovagare tra l’urgenza di dolcezza, la sua impermanenza e la ricerca, spogliati di ogni presunta verità e come un distratto dromedario, di un’oasi dove dissetarsi…

TORMENTO (poesia tra quelle che hanno vinto la X edizione del Premio Nazionale di letteratura Italiana Contemporanea un anno fa a Roma)

Mi alzo e non mi
incontro al mattino,
inizia il tormento:
un malessere mi attacca
da dentro.
Non so cos’è la felicità,
solo eccezioni qua e là.
Scorrono i giorni,
idee che ballano in testa…
a volte mi sembra che la vita,
basta poco,
possa essere una festa.
Poi ricado nel vuoto:
ricomincia la tempesta.

URGENZA DELLA DOLCEZZA
Quanto tempo dura
il sapore dell’amore?
Giorni o settimane
senza neanche chiamare.
Passano piene le ore poi
d’un tratto all’improvviso
l’urgenza della dolcezza:
chiedere il soccorso
di una spontanea carezza…
la mano s’appoggia
sul viso…
è un attimo di Paradiso.
Momenti di debolezza
in cui ognuno è com’è
sorprendendosi
di non doversi giustificare
per quel che non c’è.
«… e beviamoci sto caffè!»

UN INCONTRO A METÀ
Ho attraversato confini
ho valicato montagne
e ora, come una mosca,
sbatto contro i finestrini:
pareti di cristallo
mi separano da te,
non siamo più così vicini.
Un incontro a metà,
tra due esseri spogliati
delle proprie verità,
l’uno dinnanzi all’altro
in cerca di umanità.
Ora mi riconosco nel deserto:
distratto dromedario
fra le dune,
in preda al vento,
in cerca di un’oasi
dove dissetarmi.

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Appuntamento con i libri di Cultura e dintorni Editore. “Profumo di donna. Un percorso di ri-nascita e ri-conoscenza”. Il fitto dialogo tra il Cinema e la Letteratura

Mercoledì 7 giugno alle ore 17.00 a Frosinone presso l’Aula Teatro di Palazzo Tiravanti in V.le Mazzini, 12 presentazione del saggio edito per i tipi di Cultura e dintorni Editore Profumo di donna. Un percorso di ri-nascita e ri-conoscenza di Gerry Guida e Fabio Melelli con la prefazione di Valerio Caprara. Presenteranno il volume Gerry Guida (storico del cinema coautore dell’opera) e Amedeo Di Sora (poeta, saggista, attore, regista, autore dei un saggio di approfondimento sull’opera di Giovanni Arpino presente nell’opera).

Il saggio edito per i tipi di Cultura e dintorni Editore nella collana Saggi/Cinema Profumo di donna. Un percorso di ri-nascita e ri-conoscenza si inserisce in uno dei filoni di studio e di ricerca della casa editrice che dal 2014 ha visto uscire una serie di titoli, nell’ordine Dieci registi in cerca d’autore (Amedeo Di Sora – Gerry Guida, Roma Cultura e dintorni Editore, 2014), C’eravamo tanto amati. Trent’anni di storia italiana al cinema (Amedeo Di Sora – Gerry Guida, Roma Cultura e dintorni Editore, 2017), Il giardino dei Finzi Contini. Un percorso tra Storia, Cinema e Letteratura (Gerry Guida, Roma Cultura e dintorni Editore, 2019), il cui denominatore comune è sì il racconto della genesi e, insieme, l’analisi dei film e dei loro temi e motivi ispiratori ma soprattutto è lo scandaglio che ciascuna di queste opere si propone di essere di quel misterioso e sempre più stretto rapporto tra il cinema e la letteratura. Vale a dire il legame, sarebbe meglio dire la dipendenza dal momento che si scrive sempre meno per il cinema, tra la Settima Arte e le opere letterarie che divengono ineludibili fonti di ispirazione. Lo scopo di una tale indagine è perciò duplice o, meglio, più articolato: il rapporto tra cinema e letteratura da un lato e la comparazione/commistione/contaminazione dei rispettivi linguaggi espressivi dall’altro in un mutuo e proficuo dialogo. La lettura di un romanzo, del resto, corrisponde già a una “visione” messa in moto dal motore dell’immaginazione e sarà unica per ciascun lettore e tale resterà per tutti coloro che ne fruiranno come singoli lettori. La “visione” di un film tratto da quella stessa opera sarà altrettanto unica per ciascun spettatore ma sarà intermediata, e in qualche misura guidata, dalla “lettura” dello/degli sceneggiatore/i e del regista che ne avranno data una propria lettura e interpretazione. “Visione” che potrà essere condizionata nel senso di intermediata anche dalla lettura che avrà fatto o farà lo spettatore dell’opera letteraria ispiratrice del film. Il tema perciò è quello annoso, e da sempre discusso anche in modo molto acceso e polemico, della trasposizione di un’opera letteraria, e quindi del suo adattamento, in un’opera cinematografica. Ed è una comparazione sempre molto difficile se non impossibile proprio per l’unicità e intraducibilità dei rispettivi registri e codici espressivi In quest’ottica di commistioni di linguaggi diversi una delle particolarità che rende unico questo saggio edito da Cultura e dintorni è data dal fatto che gli autori nella prima parte dell’opera vivisezionano il film sequenza per sequenza accompagnando questa operazione con una scrittura filmica. Il risultato è che leggendo il libro si “vede” il film e chi dovesse vedere il film dopo aver letto il libro avrà l’impressione di averlo già “visto”. Profumo di donna, film uscito nel 1974 per la regia di Dino Risi, oggetto dell’accurata analisi di questo saggio prefato da Valerio Caprara e ricco di spunti approfondimenti e interviste, trasse ispirazione dal romanzo di Giovanni Arpino Il buio e il miele pubblicato da Rizzoli nel 1969, l’altro corno dell’indagine di questo volume edito da Cultura e dintorni, e rappresenta a tutt’oggi uno di quei casi in cui l’opera cinematografica più e meglio si avvicina e si amalgama all’opera letteraria. Dino Risi, che insieme a Ruggero Maccari ne scrisse la sceneggiatura, rimase molto fedele all’opera di Arpino che, come altre sue opere e più in generale la sua scrittura dal ritmo incalzante, ben si prestava a una riduzione cinematografica e in questa fortunata trasduzione riuscì, come per altri aspetti e motivi era accaduto dodici anni prima con Il sorpasso, a fare della sua opera uno specchio, una sorta di cassa di risonanza, rivelatore dei tempi in cui il film uscì, quei turbolenti anni Settanta così diversi dagli anni del boom del decennio precedente. Il buio e il miele, titolo già particolarmente evocativo e poetico, che era stato pubblicato solo pochi anni prima, nel 1969, in un certo modo preconizzò i tempi collocandosi la sua uscita proprio alla fine di quel decennio, che con il boom economico e le promesse di un effimero quanto illusorio benessere per tutti aveva finito per far deflagrare, anche drammaticamente e nel sangue con la strage di piazza Fontana, tutte le sue contraddizioni e le istanze ideologiche e sociali, e caratterizzandosi per la sua forte impronta esistenziale. Il “viaggio”, allora, che non a caso ritorna in Profumo di donna, l’espediente narrativo principe della filmografia di Risi di quegli anni, “suggerito” o, meglio, richiamato questa volta al regista dall’opera di Arpino, fu lo strumento, utilizzato nuovamente in forma di metafora, che permise a Risi, alias Gassman, suo alter ego ideale (come lo fu Mastroianni di Fellini), immenso in quella che forse è stata la sua più intensa interpretazione, il capitano dell’esercito Fausto G., di compiere, accanto al “viaggio” da Torino a Napoli, intramezzato da due tappe a Genova e a Roma, accompagnato dal giovanissimo attendente Ciccio (lo sfortunato Alessandro Momo, che morì giovanissimo vittima di un incidente motociclistico), quel viaggio interiore, vera meta e scopo del film, quel percorso catartico dai molteplici valori, significati e chiavi di lettura. Come dice il critico cinematografico Alberto Farina “Profumo di donna è un film che ha due anime che si sovrappongono apparentemente in contrasto ma che in realtà sono in simbiosi. È un film su un desiderio di vita che corteggia la morte, un film su qualcuno che non si arrende nonostante sia stato privato di uno dei sensi, la vista, e viva al massimo quello che gli resta da vivere forse perché sta tirando le somme della sua vita”. Il “viaggio” che ritorna dunque dodici anni dopo Il sorpasso, già nel titolo il manifesto di un’epoca, nel solco della tradizione dei road movie, con affinità e, insieme, con modalità diverse così come lo stesso Gassman, iconico protagonista, che riesce a inventare un personaggio e al tempo stesso a non tradire il personaggio che interpreta, spaccone, guascone è sì l’elemento portante, dominante, il più forte della coppia, dalla personalità talmente spiccata da influenzare quella del compagno di “viaggio”, come già nel duo Gassman-Trintignant del Sorpasso, ma menomato adesso nel fisico, fragile e vero nei suoi momenti di disperazione, divenuto cieco e privato dell’uso di un braccio in seguito a un incidente occorsogli durante un’esercitazione militare.  Menomazione che è a sua volta simbolica rappresentazione di una mutata condizione dell’uomo minato nel fisico e nell’anima al punto da pianificare lucidamente la propria morte: un lucido e consapevole “viaggio” verso la morte. Ma se nel Sorpasso la tronfia spacconeria, la beffarda spavalderia dell’uomo, e insieme del suo momento storico, hanno un esito tragico e inappellabile, con la drammatica morte del giovane e puro personaggio interpretato da Trintignant causata dalla dabbenaggine dello spericolato Bruno Cortona (Gassman), in Profumo di donna l’irruzione del sentimento, di quell’amore incondizionato provato per il Capitano dalla giovane Sara (interpretata dalla bravissima Agostina Belli) muterà l’esito di un destino già scritto. Ed è qui, in quel “viaggio” che si rivela essere un percorso catartico di ri-nascita per il dissacrante protagonista, fino ad allora imbevuto di nichilismo e di cinismo, in quel grido disperato “Sara!”, invocata da Gassman nella scena finale del film seguito dall’accorata domanda “Tu sai camminare?” che si compie la sua redenzione. Nella ri-conoscenza e nel ri-conoscimento della forza dell’amore, Amor che nullo amato amar perdona, perché amare, ha ragione Risi, significa scegliere, come dice convintamente Sara a Ciccio, e quando si compie una scelta, questa scelta, non può essere che per sempre.

Luca Carbonara

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La monografia OVERLAP, l’opera corale edita da Senza Confini Di Pelle

Tre anni di ricerca interdisciplinare sui temi della biodiversità, migrazione e residenza, svolta dal 2019 al 2021 nella cornice del Parco Nazionale dell’Asinara (SS), hanno portato alla pubblicazione di OVERLAP, la prima monografia della collana ICEMURA, curata da Dario La Stella e Valentina Solinas, edita da Senza Confini Di Pelle nell’ambito del progetto Asinara Project – International CEnter of MUltidisciplinary Research in Asinara (ICEMURA),realizzato con il contributo di Fondazione di Sardegna attraverso il bando Sviluppo Locale del 2022.

Il progetto ICEMURA, da cui prende il nome la collana editoriale, nasce nel 2022 con l’obiettivo di produrre pubblicazioni scientifiche con una veste artistica, per raggiungere un pubblico eterogeneo con una ricaduta sia locale che internazionale.

Icemura, che intende diventare un riferimento per la ricerca multidisciplinare nel Parco dell’Asinara su tematiche quali la biodiversità e più in generale la sensibilizzazione alla salvaguardia dell’ambiente, ha un background che si fonda sulla ricerca sul campo, sul vivere il territorio dell’Asinara come uno spazio di contemplazione e di apprendimento.

La monografia OVERLAP racconta il primo triennio (2019 – 2021) dell’omonimo progetto multidisciplinare, tutt’ora in corso, attraverso lo sguardo e l’esperienza dei suoi partecipanti e artefici e vuole riportare attraverso parole ed immagini, quello che i corpi dei ricercatori hanno vissuto in relazione alle terre che hanno attraversato, alle piante di cui hanno respirato l’ossigeno, agli animali con cui hanno condiviso un tempo, al mare che li ha portati su altre sponde.

Il progetto OVERLAP – Eventi tra Arte e Scienza su Biodiversità e Migrazione vede dal 2019 riunirsi all’Asinara per i suoi Workshop Residenziali un gruppo di lavoro composto da artisti, studenti e docenti universitari di differenti discipline (danza, fotografia, arte visiva, urbanistica, antropologia, geografia, biologia) insieme a cittadini e richiedenti asilo, per portare avanti la ricerca sui temi della Migrazione, Biodiversità e Residenza, partendo dalla coincidenza rilevata nella sovrapposizione delle rotte migratorie di esseri umani e uccelli.

In questa ricerca, oggetto della monografia, Arte e Scienza sono le indissolubili lenti di lettura di un processo universale quale è la migrazione degli esseri viventi attraverso confini tangibili o impalpabili.

I workshop multidisciplinari sull’isola dell’Asinara sono quindi lo strumento d’elezione della ricerca mentre gli eventi performativi, espositivi e scientifici, tra cui la presente pubblicazione, sono i canali della divulgazione dei suoi risultati al pubblico.

La monografia OVERLAP è un’opera corale che si avvale del contributo di quattordici autori afferenti alle Università degli Studi di Cagliari e di Sassari, alle associazioni Cult, MEDU, Senza Confini Di Pelle, Tusitala, e al Parco Nazionale dell’Asinara. Un libro di 213 pagine (in italiano con traduzione inglese a fronte), in cui 106 immagini accompagnano la narrazione suddivisa in tre aree tematiche, Biografia, Biodiversità, Confini, che rispecchiano i tre focus della ricerca. La pubblicazione è inoltre arricchita dai contenuti multimediali del progetto Overlap (video, videodanze, approfondimenti, fotografie), fruibili attraverso i QR CODE presenti nelle sue pagine.

OVERLAP e ICEMURA sono progetti dell’associazione Senza confini Di Pelle realizzati con il contributo di Fondazione di Sardegna e la collaborazione ed il sostegno di 23 partner internazionali tra cui: CCNN (Centre Chorégraphique National de Nantes), Ente Parco Nazionale dell’Asinara, Galleria Cult, GUS (Gruppo Umana Solidarietà), Living Theatre, MEDU (Medici per i Diritti Umani), associazione Tusitala, S’ALA – Spazio per artist*, Università degli Studi di Cagliari – Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni Culturali, Università degli Studi di Sassari – Dipartimento di Architettura, Design e Urbanistica (DADU), e di: Copy…Right! e Delcomar.

Le azioni di Overlap e di Icemura, negli anni, hanno avuto il patrocinio del Comune di Sassari e il sostegno del Comune di Porto Torres (SS), della Regione Autonoma della Sardegna e del Ministero per la Cultura.

per maggiori informazioni sul progetto Overlap:

http://www.senzaconfinidipelle.com/wover.html

per maggiori informazioni sul progetto Icemura:

http://www.senzaconfinidipelle.com/icemura.html

CONTATTI

Senza Confini Di Pelle, p.zza Castello, 11 07100 – Sass

info@senzaconfinidipelle.com

www.senzaconfinidipelle.com

Dario La Stella 347 0561735

Valentina Solinas 338 4040237

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Concerti del Tempietto. FESTIVAL MUSICALE DELLE NAZIONI Chiostro di Campitelli al Teatro di Marcello di Roma

Domenica 28 maggio 2023 ore 18.00

IL BEL CANTO NELLA TRADIZIONE ITALIANA

Tamara Angelovska (soprano) e Paolo Scibilia (pianoforte)

Cinque Arie d’Opera: W.A.MOZART – Ach ich fühls (da “Il Flauto Magico”); G. DONIZETTI – Prendi per me sei libero (da “Elisir D’amore”); G. VERDI – Saper Vorreste (da “Un ballo in Maschera”); V. BELLINI – Eccomi in lieta vesta.. Oh, quante volte! (da “I Capuleti e i Montecchi”); G. DONIZETTI – Il faut partir (da “La figlia del Reggimento”)

Cinque Romanze da Camera: F.P. TOSTI – Non t´amo pìù / Baciami, baciami / Malia / La Serenata / L’alba separa dalla luce l’ombra

ore 19.45 Visita guidata nei dintorni del Teatro di Marcello

ore 20.30

TRA POESIE DI SALVATORE DI GIACOMO

E VECCHIE CANZONI NAPOLETANE

Stefano Braidotti (fine dicitore) e Alfredo Tagliavia (chitarra)

Canzoni: – MICHELEMMA’ – CICERENELLA – ‘O MARENARIELLO – LO GUARRACINO – CANZONE MARENARA – FENESTA VASCIA – MANDULINATA ‘E NAPULE – REGINELLA – FUNICULI’ FUNICULA’

Poesie: – PIANEFFORTE ‘E NOTTE – SERENATA NAPULITANA – E S’ANNASCONNE – MARZO – A MARECHIARE – ‘E SPINGOLE FRANGESE – PALOMMA ‘E NOTTE – ERA DE MAGGIO

Martedì 6 Giugno 2023

ore 19.45 Visita guidata nei dintorni del Teatro di Marcello e del Portico di Ottavia

ore 20.30

MAKEDONICUM di Davor Jordanovski

IN MEDIAS RES: Sanja Šuplevska Boiral (violino), Orce Ickovski (fagotto), Marija Jakimovska (flauto), Risto Gjorevski (clarinetto)

Makedonikum is a 60-min.-suite of 12 pieces for mixed ensemble (violin, flute, clarinet, bassoon and piano) by the Macedonian contemporary composer Davor Jordanovski. It is music written for a unique combination of top Macedonian performers that form ART CENTRE POLIFONIA from Skopje as IN MEDIAS RES ENSEMBE.

Giovedì 8 Giugno 2023

ore 19.45 Visita guidata nei dintorni del Teatro di Marcello e del Portico di Ottavia

ore 20.30

Note e versi fuori dal tempo

Una serata sospesa tra le parole nomadi di Fabrizio de André dedicate ai vinti e futuri vincitori e i versi veri e passionali della poetessa Alda Merini.

Voce: Giulia Ricci

Violino: Simone Rossetti Bazzaro

Chitarra acustica: Andrea Lanzone

Chitarra elettrica: Simone Tiradritti

Letture e performance artistica

Il Festival Musicale delle Nazioni e i Concerti del Tempietto di Roma sono eventi culturali di grande raffinatezza che offrono una miriade di spettacoli di altissimo livello. La cornice del Chiostro di Campitelli al Teatro di Marcello (Sala Baldini), uno dei luoghi più suggestivi della città eterna, rappresenta l’ambiente perfetto per celebrare la bellezza della musica, della poesia e dell’arte.

La prossima serata del festival, che si terrà domenica 28 maggio 2023 alle 18, sarà un omaggio al Bel Canto nella Tradizione Italiana, interpretato dall’ eccezionale soprano Tamara Angelovska e dal pianista di fama internazionale Paolo Scibilia. Il programma prevede cinque arie d’opera dei più grandi compositori, tra cui Mozart, Donizetti, Verdi e Bellini, e cinque romanze da camera di Francesco Paolo Tosti.

Dopo lo spettacolo, i visitatori potranno godere di una visita guidata nei dintorni del Teatro di Marcello, alle ore 19.45, per poi ritornare alle ore 20.30 per assistere a una serata di “Poesie di Salvatore Di Giacomo e Vecchie Canzoni Napoletane”. Stefano Braidotti, uno dei più apprezzati recitatori italiani, sarà accompagnato dalla chitarra di Alfredo Tagliavia per offrire un’esperienza emozionante attraverso le canzoni tradizionali napoletane e le poesie di Salvatore Di Giacomo.

Il festival continuerà martedì 6 giugno 2023 alle 20.30 con l’ensemble In Medias Res, composto da alcuni dei migliori musicisti macedoni, che eseguiranno Makedonikum, un’opera contemporanea del compositore macedone Davor Jordanovski. La suite di 12 brani per ensemble misto (violino, flauto, clarinetto, fagotto e pianoforte) rappresenta un’esperienza unica nel suo genere.

La serata finale di questa breve serie primaverile, giovedì 8 giugno 2023 alle 20.30, sarà una vera e propria “serata sospesa tra le parole nomadi di Fabrizio de André dedicate ai vinti e futuri vincitori e i versi veri e passionali della poetessa Alda Merini”. La voce di Giulia Ricci, accompagnata dal violino di Simone Rossetti Bazzaro e dalle chitarre di Andrea Lanzone e Simone Tiradritti, offrirà un’esperienza unica attraverso le letture e le performance artistiche.

Il Festival Musicale delle Nazioni è un’occasione unica per immergersi nella cultura italiana e internazionale attraverso la musica, la poesia e l’arte, in un ambiente unico e suggestivo. I biglietti per gli spettacoli, disponibili online sul sito www.tempietto.it, hanno un costo di 36, 25 e 14 euro, a seconda della posizione in platea. Inoltre, le visite guidate nei dintorni del Teatro di Marcello e del Portico di Ottavia rappresentano un’opportunità per scoprire la bellezza della zona circostante nel centro della Capitale.

In sintesi, il Festival Musicale delle Nazioni e i Concerti del Tempietto di Roma sono eventi di grande classe che offrono spettacoli di altissimo livello, eseguiti da artisti di fama internazionale, in una cornice unica e suggestiva. Un’esperienza imperdibile per gli amanti della cultura italiana e internazionale.

E. M.

Ufficio stampa dell’ Associazione Culturale Il Tempietto – Roma
+39 348 780 43 14 afjs@tempietto.it   www.tempietto.it
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Appuntamento con i libri di Cultura e dintorni Editore. Presentazione della silloge di racconti edita per i tipi di Cultura e dintorni Editore “I racconti del lunedì” opera collettanea curata da Patrizia Cotroneo Trombetta.

Appuntamento con i libri di Cultura e dintorni Editore. Sabato 27 maggio ore 17,00 presso la Biblioteca Comunale Abate Alano di Fara in Sabina , L.go Enrico Fermi, 3 Passo Corese (Ri) presentazione della silloge di racconti edita per i tipi di Cultura e dintorni Editore I racconti del lunedì opera collettanea curata da Patrizia Cotroneo Trombetta. Presenteranno il volume Ivana Sinceri e Alessia Scacchi

Opera collettanea di notevole valore e pregio stilistico, la silloge narrativa I racconti del lunedì raccoglie i migliori elaborati scritti dagli allievi dei corsi di Scrittura Creativa condotti dalla scrittrice Patrizia Cotroneo Trombetta curatrice del volume e anche ideatrice del soggetto ispiratore del racconto Trauma scritto a otto mani da quattro autori dell’antologia. Dodici autori per dodici storie a disegnare un mosaico di stili e sensibilità cresciuti e affinatisi nel corso degli incontri che si tenevano con cadenza settimanale per lo più di lunedì.

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