Tonino Guerra, il poeta del cinema e dei sogni. L’appello “Una poltrona per Tonino Guerra”

Tonino Guerra, il poeta del cinema e dei sogni  

di Anna Maria Geraci 

Un grido al mondo 

La nostra preoccupazione per gli altri  

ha finestre medioevali, così dalle nostre bocche  

escono soltanto piccole parole che cadono  

sui piedi come chiodi arrugginiti.  

Dobbiamo gridare parole grandi  

che valgano per tutti e siano piene d’acqua buona  

per le popolazioni, gli animali e le piante  

assetate, che diano movimento alle braccia ferme  

e senza gesti di mestieri, che siano cariche  

di attenzione per l’infanzia disperata:  

INSOMMA che non siano parole per questo uomo  

o per l’altro, né per questa pelle o l’altra,  

siano per l’umanità così da creare un grande  

SOGNO COLLETTIVO.  

[Pennabilli, 1° maggio 2000, Tonino Guerra]. 

Tonino Guerra (1920 – 2012 Santarcangelo di Romagna) è stato uno scrittore, poeta e sceneggiatore italiano, con più di centoventi film alle spalle. Ma anche attivista, artista, ma soprattutto aedo, un narratore, un autore dalla penna delicata, amante della natura, delle tradizioni contadine e difensore delle bellezze del creato.  

Nato a Santarcangelo di Romagna, vicino Rimini, Guerra ha collaborato con tutti i più grandi nomi dello spettacolo e del cinema nazionale e internazionale, fra cui Michelangelo Antonioni, Federico Fellini, Andrej Tarkovskij, Mario Monicelli, Theo Angelopoulos e Wim Wenders. Ha scritto versi indimenticabili e film che sono pietre miliari della cinematografia nazionale ed internazionale come Matrimonio all’italiana (De Sica, 1964), Amarcord (scritto insieme a Federico Fellini, 1975), Blow-Up (Antonioni, 1968), Nostalghia (Tarkovskij, 1980) e moltissimi altri.  

Guerra: «È bello sottolineare come, in fin dei conti, la grande quantità di registi con cui ho lavorato prendevano brandelli di me e questi brandelli nascevano sempre dalla poesia, quindi non è da dire che in modo totale io potevo stare, per esempio, accanto alle storie di Rosi ma potevo regalargli quel passo alto che hanno le persone che camminano a cinquanta centimetri da terra». [Fasanotti P. M., Tra il Po, il monte e la marina: I romagnoli da Artusi a Fellini, coll. Il cammello Battriano, Neri Pozza, Vicenza, 2017, p. 267]. 

Eppure, forse la maggior parte del grande pubblico italiano ricorda il nome di Tonino Guerra soltanto per un celebre spot dell’Unieuro dei primi Duemila, dove il maestro recitava l’arcinota frase, ormai vero e proprio mantra: «Gianni, l’ottimismo è il profumo della vita!». Infatti, fra i suoi molti lavori e progetti, ha lavorato anche per la tv, in particolare per lo sceneggiato Storie dell’anno mille (1971), portato sul piccolo schermo, insieme a Luigi Malerba e Franco Indovina, con Carmelo Bene come protagonista, in un divertentissimo medioevo che strizza l’occhio a L’armata Brancaleone (1966). La saga di Millemosche, scritta con Luigi Malerba (Bompiani) è solo uno dei moltissimi racconti che possiedono la sua firma. Fra gli altri, quello più celebre è sicuramente L’aquilone, scritto con Michelangelo Antonioni (Maggioli, 1982). Ma le opere di successo di Guerra sono numerosissime, soprattutto quelle scritte in dialetto, come: I bu (Rizzoli, 1972), Il polverone (Bompiani, 1978), Il Miele (Maggioli, 1981) e Piove sul diluvio (Capitani, 1997). 

Il suo amore per le parole ha radici lontane. Durante gli anni della Seconda guerra mondiale, mentre Guerra era studente, viene catturato e deportato al campo di lavoro di Troisdorf, in Germania (1945) e, per tenere compagnia agli altri prigionieri, inventava poesie e racconti. Come la lirica La farfalla, scritta in dialetto santarcangiolese (Rimini), suo paese natio, un animale simbolo di bellezza e libertà che accompagnerà il poeta per tutta la vita in racconti, dipinti e sculture.   

La farfàla 

Cuntént própri cuntént 

a sò stè una masa ad vólti tla vóita 

mó piò di tótt quant ch’i m’a liberè 

in Germania 

ch’a m sò mèss a guardè una farfàla 

sénza la vòia ad magnèla. 

 

La farfalla 

Contento proprio contento 

sono stato molte volte nella vita 

ma più di tutte quando mi hanno liberato 

in Germania 

che mi sono messo a guardare una farfalla 

senza la voglia di mangiarla. 

 Dopo la traumatica esperienza inizia a scrivere e pubblicare i suoi lavori, poi i trasferisce a Roma per cercare successo. Dopo un decennio di ristrettezza economiche, finalmente la svolta di carriera negli anni Sessanta, con una serie nutritissima di premi e riconoscimenti da tutto il mondo. Fra questi citiamo: un Premio Oscar al miglior film straniero per Amarcord (1975, scritto insieme a Fellini); quattro David di Donatello (1981: Tre fratelli di Francesco Rosi, 1984: E la nave va di Federico Fellini, 1985: Kaos dei fratelli Taviani, 2010: David di Donatello alla carriera) e cinque Nastri d’Argento alla miglior sceneggiatura (1963: I giorni contati di Elio Petri, 1974: Amarcord di Federico Fellini, 1983: La notte di San Lorenzo dei fratelli Taviani, 1985: Kaos dei fratelli Taviani, 1991: Il male oscuro di Mario Monicelli).  

«La crisi dell’individuo di Guerra, malinconico e speranzoso, parte dalle radici del neorealismo e attraversa ogni genere, dalla commedia al cinema d’autore, passando, con disinvoltura, dai film di denuncia politica e impegno civico ai cartoni animati e le pubblicità dei primi anni Duemila. La formula del suo successo è semplice e autentica: la poesia, le immagini come simboli, la lentezza dei movimenti, la tenerezza per la terra, per ogni essere vivente e l’importanza del sogno. “Un confessore laico, un interlocutore evidentemente indispensabile a stimolare l’immaginario dei grandi visionari del cinema europeo”: così il critico e collega Cosulich sintetizza l’operato di Guerra in campo cinematografico». [Geraci A. M., Mangiare una farfalla: cinema e poesia di Tonino Guerra, Il Ponte Vecchio, Città di Castello, 2024, p. 90].  

I maggiori riconoscimenti vengono però dalla Russia, sua patria d’adozione, dove conoscerà la sua musa, traduttrice, e poi moglie, Eleonora Kreindlina (Lora Guerra). 

Tonino Guerra: «[…] La Russia è una terra che mi ha dato moltissimo, mi ha regalato il modo di capire e di inventare le cose. Mi ha riportato a dipingere, cosa che facevo da ragazzo. Mi ha fatto sentire la grande musica che non stava nelle mie orecchie. […] Mi ha ridato quel mondo in bianco e nero che io conservo nella memoria». [Guerra T., in Giannini R., Tonino Guerra – Il sorriso della terra, coll. I semi – I protagonisti delle culture materiali, Veronelli Editore, Bergamo, 2006, pp. 46-46]. 

Con lei, dopo il successo degli anni romani, negli anni Ottanta, ritorna prima a Santarcangelo, e poi si trasferisce a Pennabilli, nel Montefeltro, vicino San Marino. E ancora oggi, proprio Lora, dalla casa museo di Pennabilli, chiamata La casa dei mandorli, cura, custodisce e promuove la memoria di questo grande personaggio contemporaneo. «Bisogna creare luoghi per fermare la nostra fretta e aspettare l’anima» scriveva Tonino. Oltre Pennabilli, con il suo museo diffuso I luoghi dell’anima, altre località della zona vantano una chiara impronta guerriana, come ad esempio: Santarcangelo di Romagna, Cervia, Petrella Guidi, Riccione, Sant’Agata Feltria, Rimini e Ravenna, con una nutrita serie di fontane, installazioni, musei, targhe e altre opere d’arte collegate al pensiero ecologista, alla tutela della memoria contadina e della bellezza del passato.   

Si fa notte presto  

Adesso sto sempre in casa  

e sposto carte o guardo  

oltre i vetri della finestra  

le mandorle secche attaccate ai rami  

che arrivano fino quassù  

e sembrano pendagli alle orecchie  

di gente che non c’è più.  

O sto seduto su una sedia  

vicino al camino  

e si fa notte presto  

con la luce che cade dietro le montagne  

e io vado a letto con la voglia di sognare  

i giorni che nevicava a Mosca,  

e io ero innamorato. 

Oggi, a curare la sua memoria è l’Associazione Tonino Guerra, che promuove e gestisce periodicamente numerose iniziative, e il gruppo Facebook Tonino Guerra Per Sempre. Questo gruppo, recentemente, ha lanciato l’appello “Una poltrona per Tonino” e la raccolta firme per intitolargli una poltrona al Cinema Modernissimo di Bologna. Ecco la lettera: 

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TORPIGNA WORLD KIDS FESTIVAL Rassegna di teatro per piccoli e grandi spettatori ponte tra generazioni, occasione di confronto per stimolare fantasia e riflessione

TORPIGNA WORLD KIDS FESTIVAL

Rassegna di teatro per piccoli e grandi spettatori

ponte tra generazioni, occasione di confronto

per stimolare fantasia e riflessione

FORTEZZA EST 30 MAGGIO – 16 GIUGNO 2024

via Francesco Laparelli, 62 Roma – Tor Pignattara

Al via la prima edizione di TORPIGNA WORLD KIDS FESTIVALrassegna teatrale gratuita dedicata ai piccoli spettatori e le loro famiglie, un viaggio unico attraverso lo spettacolo dal vivo per creare legami, scambiare storie ed emozioni, in scena dal 30 maggio al 16 giugno sul palco di Fortezza Est.

Una prima edizione ricca di spettacoli, che pone lo strumento teatrale come veicolo di integrazione, comunione, scambio interculturale per la creazione dal basso di nuovo pubblico, attraverso uno spazio condiviso e dedicato, dove fermarsi, incontrarsi e riflettere, dove sentirsi protagonisti nel mondo reale e avere la possibilità di confrontarsi dal vivo attraverso una storia.

Il Teatro offre la possibilità di decifrare il presente attraverso storie universali, è un momento di riflessione fondamentale e importante da preservare e coltivare per la crescita sociale. Le nuove generazioni hanno perso la dimestichezza con questa forma d’arte, filtrando il presente attraverso la velocità, l’immediatezza l’ impalpabilità dei social. TORPIGNA WORLD KIDS FESTIVAL offre questa opportunità attraverso un festival gratuito totalmente dedicato ai ragazzi e le loro famiglie.

In scena sei spettacoli in tre settimane di programmazione dal giovedì alla domenica. In ogni appuntamento dopo la visione dello spettacolo, il pubblico avrà la possibilità di fermarsi per un incontro-dibattito con gli attori e autori, un talk per confrontarsi e porre domande e curiosità, un’effettiva occasione di discussione pensata per stimolare ulteriormente idee pensiero attivo.

Primo appuntamento giovedì 30 venerdì 31 maggio (ore 18:00) con LA LIRICA PER TUTTI della compagnia “Tre Barba” che propongono un lavoro sull’opera lirica, riproponendo in chiave moderna e divertente le più belle scene dell’opera della tradizione lirica, un viaggio tra le più grandi arie tutte in chiave pop e rigorosamente “a cappella” , da così fan tutte a Rigoletto, da Don Giovanni al Barbiere di Siviglia.

Sabato 1 e domenica 2 giugno (ore 11:00) in scena 20.000 MONDI SOTTO AL MARE un racconto liberamente tratto dal romanzo di Jules Verne che intende sensibilizzare all’importanza della cura del mare, un percorso di consapevolezza su questa inestimabile risorsa e l’importanza di preservarla. In scena Alessandro Di Somma, Eleonora Turco, Giuseppe Mortelliti, Gioele Rotini.

Giovedì 6 e venerdì 7 giugno (ore 18:00) sarà la volta di PROMETEO di e con Francesco Picciotti. Sulla scena un burattinaio-narratore-artigiano da’ voce a tutti i protagonisti del racconto: dalla luminosa Afrodite, al temibile Ares, all’operoso Efesto, fino al più grande di tutti, Zeus, che incarica suo cugino Prometeo di popolare la terra, i cieli e i mari con esseri di tutti i generi.

Liberamente ispirato alla filastrocca “Girotondo di tutto il mondo” di Gianni Rodari FAVOLE INTORNO AL MONDO in scena sabato 8 e domenica 9 giugno (ore 11:00) spettacolo nato da un lavoro di scrittura collettiva sul tema della favola come gioco e come strumento di comunicazione multiculturale e senza tempo, e utilizza tecniche di teatro d’attore e di figura. In scena Alessia D’Anna e Diego Valentino Venditti diretti da Riccardo Sinibaldi,

Giovedì 13 e venerdì 14 giugno (ore 18:00) in scena LO STRANO CASO DEI TRE PORCELLINI di e con Marco Ceccotti e Simona Oppedisano che racconteranno la storia del Detective privato Walter Appesca che risolve i problemi delle fiabe. Un giorno giunge nel suo ufficio una richiesta d’aiuto dai Tre Porcellini. Il Detective Walter Appesca deve per forza intervenire il prima possibile, altrimenti i tre fratellini diventeranno un pasto per l’affamato lupaccio e addio Fiaba.

Ultimo appuntamento con LIBRANDIA LA CITTA’ DI CARTA sabato 15 e domenica 16 giugno (ore 11:00) un’avventura avvincente e grottesca dove il “libro” è l’oggetto mitico e simbolico, il protagonista assoluto. La protagonista, Ildefonsa de Sventramitis, si perde nell’universo di Librandia, fino a sprofondare nelle sue catacombe, dove inconterà la misteriosa Regina delle Ombre. In scena Carlotta Piraino, Alessandro Di Somma, Eleonora Turco.

Il progetto, promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura, è vincitore dell’Avviso Pubblico, curato dal Dipartimento Attività Culturali, per il reperimento di progetti per la concessione di contributi destinati a sale teatrali private con capienza inferiore a 100 posti, per progetti di ricerca e sperimentazione per la Stagione 2023/2024.

Come raggiungerci: Metro A Arco di Travertino e 409 oppure Metro A termini e 105 o Trenino Laziali Oppure Metro C Malatesta e 10 minuti a piedi.

TORPIGNA WORLD KIDS FESTIVAL

30 maggio – 16 giugno 2024

via Francesco Laparelli, 62 Roma – Tor Pignattara

Orario Spettacoli

giov- ven ore 18:00 – sab-dom ore 11:00

INGRESSO GRATUITO – Prenotazione Obbligatoria

www.fortezzaest.com

info e prenotazioni mail prenotazionifortezzaest@gmail.com

| whatsapp 329.8027943| 349.4356219

Ufficio Stampa: Eleonora Turco eleonoraturco.press@gmail.com 329.80.279.43

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Don Giovanni Merlini sarà Beato! Riconosciuto il Miracolo per intercessione di don Giovanni Merlini, III° moderatore generale della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue

Don Giovanni Merlini sarà Beato! 

Riconosciuto il Miracolo per intercessione di don Giovanni Merlini, 

III° moderatore generale della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue 

Il Venerabile Don Giovanni Merlini

Oggi, 23 maggio 2024, il Santo Padre Francesco ha autorizzato il Dicastero delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto riguardante il Miracolo attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio Giovanni Merlini, Sacerdote e Missionario del Preziosissimo Sangue (Spoleto 28 agosto 1795 – Roma 12 gennaio 1873).

La Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, unita alla Congregazione delle Adoratrici del Sangue di Cristo, e alle Chiese particolari, dove la Famiglia del Preziosissimo Sangue è presente in Italia e nel mondo e in comunione con i Movimenti Laicali, ispirati alla spiritualità del Sangue di Cristo, “rende grazie a Dio” per il dono ricevuto, mentre con cuore orante condivide il comune auspicio che si possa presto celebrare la Beatificazione del Venerabile Servo di Dio Giovanni Merlini. 

la tomba del Venerabile Don Giovanni Merlini

«Con affetto filiale ed esultanza» – afferma don Emanuele Lupi, moderatore generale della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue – «in unità, rivolgiamo al Santo Padre Francesco sentimenti di profonda gratitudine per aver arricchito la Chiesa Universale di un nuovo Beato, uomo di sapienza e di discernimento, operatore di riconciliazione e di pace, missionario della misericordia, testimone del mistero del Sangue Prezioso di Cristo. Per la nostra Congregazione, don Giovanni Merlini è una figura di riferimento, un esempio in cui possiamo trovare l’immagine di Dio, perché in fondo sappiamo che abbiamo bisogno dei santi, di esempi concreti di uomini e donne che ci ricordano la presenza di Dio nel mondo e nel quotidiano della nostra vita».

Nicla Spezzati, Adoratrice del Sangue di Cristo e Postulatrice della Causa, evidenzia: «Il Postulatore, che avanza nel cammino ecclesiale definito Causa o Processo di Beatificazione e canonizzazione di un Servo di Dio, viene definito, popolarmente, l’avvocato del Santo. L’avvocato dovrà “sapere di Legge”, ma più, deve conoscere profondamente la persona che gli si affida, di cui si fa garante, presentandola, nel nostro caso, come identità piena di Vangelo, appunto “Beata”, alla Chiesa universale, al fedele e santo popolo di Dio, ai credenti e ai distanti. Come era questo sacerdote e missionario, che ha attraversato negli Stati della Chiesa (1785 al 1873) una temperie storica non facile, dalla Repubblica Romana ai moti risorgimentali, con il brigantaggio postnapoleonico, la caduta del potere temporale del Papa, la presa di Roma, l’unità d’Italia? Univa in se stesso i contrari in una ammirabile sintesi. Uomo dai mille talenti: esuberante e riflessivo, metodico e artista, puntuale, preciso, ma con una apertura di mente e di cuore su un orizzonte vasto. Un uomo in carne ed ossa dal tratto democratico e amico, coerente con i principi professati, inflessibile nell’esigere da se stesso più che dagli altri, indulgente nel comprendere gli altri più che se stesso. Un uomo chiaro, restio ai compromessi, assorto nella preghiera fino ad estraniarsi dalla realtà, ma così inserito nella realtà da presumere di renderla tutta una preghiera. Capace di dirigere grandi opere o semplicemente di porsi sulla strada, a distribuire acqua fresca da una fonte ai contadini ciociari, che tornavano al tramonto dalla fatica dei campi. Consigliere stimato di Papa Pio IX e, insieme, missionario tra i “briganti” della campagna romana cui si faceva prossimo di misericordia e operatore di pace. Uomo appassionato dell’umanità quotidiana, convinto che ogni debolezza e fragilità può essere portata a vita, nell’incontro con il Cristo del Vangelo. Giovanni Merlini, riposa in Roma nella Chiesa dei Crociferi, a Fontana di Trevi, accanto al suo Padre e Maestro, S. Gaspare del Bufalo, sacerdote romano. Sono sicura che questo nuovo Beato, dai confusi e grigi frammenti del quotidiano, ci inviti, oggi, a edificare l’ordine dell’Amore che genera». 

Roma, 23/05/2024 

Don Giovanni Merlini nasce a Spoleto il 28 agosto del 1795 da Luigi Merlini e Antonia Claudia Arcangeli. Dopo essere stato ordinato sacerdote per la diocesi di Spoleto, il 19 dicembre 1818, in occasione di un corso di esercizi spirituali presso l’Abbazia di San Felice, a Giano dell’Umbria (PG), conobbe nel 1820 San Gaspare del Bufalo, fondatore della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue. L’incontro tra questi due giganti della fede cambierà le vite di entrambi. Gaspare diverrà per Giovanni padre e modello di ispirazione, tanto da convincerlo ad entrare nella Congregazione, il 15 agosto 1820, e a divenirne uno dei fiori all’occhiello.  

Come nel carisma della Congregazione, don Giovanni non sarà solamente un intrepido annunciatore del vangelo per mezzo delle missioni popolari, ma anche e soprattutto una eccellente guida spirituale. Non si può non ricordare la capacità straordinaria che ebbe di intenerire i cuori dei briganti nel basso Lazio, che a lui si rivolsero per chiedere grazia presso il Papa, nel lontano 1824. Tra i frutti più belli della sua sapiente guida risplende nella Chiesa Santa Maria De Mattias che, nel 1834, con il suo paterno aiuto, fonderà le Adoratrici del Sangue di Cristo.  

Don Giovanni è stato un uomo dalle molteplici capacità e ha saputo intessere la sua vita a riflesso di quella di Cristo, incastonato, come una gemma preziosa, tra due grandi santi fondatori. Ma la sua peculiarità e quell’unicità che lo fecero brillare vennero fuori soprattutto dal 1847, quando succedette a San Gaspare del Bufalo come moderatore generale della sua Congregazione. Don Giovanni Merlini diede spazio, da quegli anni in poi, al genio che il Signore gli aveva donato per il bene del Regno di Dio. Seppe sognare in grande per entrambe le Congregazioni religiose, fino a spingersi ad aperture all’estero. Continuò ad essere ricercata ed illuminata guida di anime, tanto da divenire consigliere del Beato Pio IX, dal quale ottenne l’estensione della festa del Preziosissimo Sangue a tutta la Chiesa, con la bolla “Redempti sumus” del 10 agosto 1849.  

Anni di lavoro e consiglio, di preghiera innamorata ma anche di spiccate qualità artistiche, gli guadagnarono il titolo di “santo dei crociferi”, dal nome della piazza in cui risiedeva allora la curia generalizia dei Missionari del Preziosissimo Sangue. Ed è proprio da quella stessa casa, accanto alla fontana di Trevi in Roma, che don Giovanni volò al cielo il 12 gennaio del 1873, a seguito di un brutto incidente provocatogli da un anticlericale in carrozza. E ancora oggi, da quella chiesa di Santa Maria in Trivio, dove è sepolto accanto al suo santo padre Gaspare del Bufalo, continua ad intercedere e ad essere invocato dai missionari, dalle adoratrici e da tanti fedeli, soprattutto giovani, che chiedono a lui consiglio e preghiera. Sembra davvero che la fila di gente fuori dal suo ufficio non si sia mai esaurita, e che lui continui ancora, ora come allora, ad aspettare tante anime da guidare ed accompagnare, e soprattutto a ricordarsi di loro alla presenza del Signore Gesù. 

Il 10 maggio 1973 vengono riconosciute le virtù eroiche e il 23 maggio 2024 il Santo Padre Francesco ha autorizzato il Dicastero delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto riguardante il Miracolo di guarigione di un beneventano, da un ematoma retroperitoneale, attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio Giovanni Merlini. 

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In stampa per i tipi di Cultura e dintorni Editore nella collana “I narratori del Nostro Tempo” la silloge di racconti di Rossella Monaco “Super Cavie. Racconti satirici di Transumanesimo e ‘Pornodistopia’”

In stampa per i tipi di Cultura e dintorni Editore nella collana “I narratori del Nostro Tempo” la silloge di racconti di Rossella Monaco Super Cavie. Racconti satirici di Transumanesimo e “Pornodistopia”. Tra uomini cavie, robotizzati, microcippati, aberazzione ed estremizzazione di una realtà sempre più virtuale, mediata e aumentata, un viaggio tanto straniante quanto perturbante in un presente, quanto mai prossimo venturo, ambientato in un mondo distopico abitato da un’umanità sempre più disumanizzata. Tra una sana satira e una feroce ironia. Disponibile dalla prima settimana di giugno.

Per ulteriori info scrivere a: redazione@culturaedintorni.it

La copertina della silloge di racconti di Rossella Monaco “Super Cavie. Racconti satirici di Transumanesimo e ‘Pornodistopia’”

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La perla è la malattia della conchiglia

Alessandra Giovannoni – Arcangelo – Claudio Palmieri – Giancarla Frare – Pierluigi Isola – Salvatore Pulvirenti – Vincenzo Scolamiero

Non molti sanno che le perle non sono il prodotto di un processo fisiologico ma di un evento patologico che interessa l’ostrica quando in essa si introduce un granello di sabbia o un parassita. Se questo accade, le cellule della madreperla, per proteggere il corpo indifeso del mollusco, ricoprono l’intruso con strati multipli di materia perlacea; lo incapsulano, quindi, generando una perla che appare come l’esito di un processo di isolamento dell’agente esterno e di levigata cicatrizzazione della “ferita” prodotta da esso.

Risulta chiaro pertanto che la perla mai vedrebbe la luce in una condizione di ermetica impermeabilità della conchiglia rispetto agli agenti esterni, rispetto agli “intrusi”. Detto altrimenti: la sua vulnerabilità è la precondizione necessaria e indispensabile per la genesi della perla stessa. La traduzione metaforica di questo fenomeno è di abbagliante evidenza: la fragilità, a determinate condizioni, è alla base del prodursi di fenomeni di straordinaria importanza per la vita dei singoli e delle collettività. Essa non solo non va considerata unicamente un vincolo ma ha a che vedere con il dipanarsi della storia di ciascuno di noi. E’ la matrice stessa dei nostri successi personali e collettivi. Lo è, particolarmente, in arte.

Non per caso Karl Jaspers, profondo conoscitore dei rapporti tra fragilità psichica e creatività umana, era solito dire: “Lo spirito creativo dell’artista (…) può essere rappresentato come la perla che nasce dalla malattia della conchiglia”. Una folgorante intuizione che mette a tacere tutti i teorici dell’indefinibilità assoluta dell’origine dell’ arte, riconoscendo nella fragilità il motore primo di ogni evento umano significativo. Del resto già Aristotele aveva riconosciuto nella fragilità, di cui il suo thauma è compiuta espressione, l’origine della filosofia.

Questo, spericolatamente condensato, è il nucleo delle riflessioni che mi appassionano da molti anni e che mi ha condotto all’idea della mostra che oggi presentiamo in questa galleria. Oggi Kou, metaforicamente, assume le sembianze di una conchiglia che – per una volta – ospita ben sette perle: le coppie di lavori presentate da ciascuno degli artisti che ho deciso di coinvolgere e che ringrazio. Ciascuno di essi ha realizzato appositamente un’opera poeticamente ispirata al tema della conchiglia e della perla e ha selezionato una seconda opera che ha a che vedere con l’idea di fragilità, di instabilità, di precarietà.

Non c’era nel progetto originario di questa mostra alcuna intenzione di dare rappresentazione figurativa, di “riprodurre”, per così dire, gli elementi individuati nel suo titolo. Anche se non si può negare il fascino che da essi promana. La conchiglia, il mare, la perla, i riferimenti impliciti alla bellezza femminile che le perle incorniciano: un repertorio neoromantico che intrattiene un indubbio richiamo estetico-sentimentale. Ma non è questo che si intende valorizzare. E’, piuttosto, la volontà di continuare a indagare con la pittura una materia finora esplorata con il ragionamento. Una pittura che non rappresenta la realtà ma la penetra e la conosce dal di dentro: ne porta allo scoperto l’essenza, come l’arte migliore sa fare.

E’ a questo angolo visuale che si sono ispirati i criteri utilizzati nella scelta degli artisti che partecipano a questa mostra. Ciascuno, a suo modo, interessato a proporre un proprio punto di vista sul mondo e non solo sulla pittura. Questi “Magnifici sette” sono: Arcangelo, Giancarla Frare, Alessandra Giovannoni, Pierluigi Isola, Claudio Palmieri, Salvatore Pulvirenti, Vincenzo Scolamiero.  Autori nel pieno della propria maturità, con lunghe e diversamente prestigiose storie alle spalle, che condividono una comune sensibilità per il tema della fragilità.

Arcangelo che mi è capitato ultimamente di definire “pittore ulissico” per la sua irriducibile (magnifica) capacità non solo di scoprire ma di inventare mondi visionari e di proporli con sfrontata e seducente efficacia.

Giancarla Frare, artista di multiforme capacità espressiva, le cui ombre parlano di una capacità rara di interloquire con la dimensione spazio/tempo e che, in questa circostanza, più di altre, si è “aperta al colore”.

Alessandra Giovannoni, invece, maestra di una figurazione rapida, vibrante e antigraziosa piena di luce e di amore per i luoghi (Roma in particolare) e per chi li abita. Vigile e generosa interprete delle trepidazioni umane.

Pierluigi Isola, poderoso artefice di una figurazione colta che falsifica tutti i frettolosi e interessati detrattori del mestiere del pittore. Con raffinatezza tutta italiana lui, magistralmente, “procede a prescindere”.

Claudio Palmieri, esploratore indomito di tutte le tecniche, i materiali e i linguaggi dell’arte. Poliglotta e sperimentatore inesauribile. Capace di inventare “tutto” e di mantenersi classico “sempre”.

Salvatore Pulvirenti, la sua è una visione “altra”, debitrice di una cultura orientale avversa a tutto ciò che è inutile; interessata alla ricerca di un’innocenza primordiale, carica di poesia e di senso.

Vincenzo Scolamiero, gentile ed eroico nella ricerca di un equilibrio fra caos e cosmos. Nella sua pittura, aperta alla musica e alla poesia,  l’ “inchiesta” sulle piccole e le grandi cose della vita dischiude scenari sorprendenti.

                                                                                 Roberto Gramiccia

Alessandra Giovannoni, “Ostrica con perla”

 

 

 

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Mediterraneo tradito e offeso.. La necessaria ed epifanica mostra di Giuseppe Modica

Mediterraneo tradito e offeso 

La necessaria ed epifanica mostra di Giuseppe Modica 

a cura di Luca Carbonara 

 

“Melanconia e Mediterraneo” (visione circolare), 2017, olio su tavola cm 160×120

“Il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me” il celebre epitaffio di Kant, l’imperativo categorico della percezione di un’incrollabile tensione morale è il primo richiamo cui rimanda il senso di una doppia perdita, dell’infinitudine e dell’innocenza di cui è intriso il sentire poetico che, in nuce, è alla base della visione pittorica di Giuseppe Modica, noto e raffinato pittore di origini siciliane, già titolare della cattedra di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Roma e Direttore del dipartimento arti visive, cui è dedicata la mostra Giuseppe Modica. Rotte mediterranee e visione circolare presso la Casa Museo Hendrik Christian Andersen a Roma, in via Pasquale Stanislao Mancini 20 dal 23 aprile al 15 settembre 2024. Una tensione etica che prorompe dallo sguardo pieno di poesia del pittore che si affaccia sul “suo” mare, il suo alter ego con cui instaura un fitto dialogo ricco com’è di miti, di storie, di leggende, divinità esso stesso, quel Poseidone, che per i Greci non era solo il dio del mare, il Nettuno, temuto e adorato dai Romani, ma dove non gli è certo “dolce il naufragar”. Un mare che proprio nella sua liquidità, nella sua impermanenza e nella sua eterna antica bellezza diviene metafora di una condizione, della Vita come della Morte. E sul Mediterraneo, come ancestrale paradigma di una visione e di un atavico sentire, Giuseppe Modica ha focalizzato e incentrato la sua attenzione e la sua ricerca. Uno sguardo che non può (più)essere contemplativo. Quella fluidità transeunte dell’essenza dell’essere e della sua condizione, quella misteriosa e insieme oscura vastità e profondità di un’entità che, culla di civiltà e specchio ustorio di luminosità e sacrale bellezza, mare di Ulisse, di Dante, meta dell’oltre e dell’altrove, è divenuto un muto sepolcro, un plumbeo cimitero senza croci e senza nomi. Solo lo sguardo di un artista, che è sempre la declinazione dell’immortale voce di un poeta, come Giuseppe Modica poteva sintetizzare in modo così efficace e mirabile quei pigmenti per realizzare quel suo blu, si potrebbe dire quel “blu Modica”, quello stesso del pianeta blu, della Madre Terra, per dipingere il (suo) mare. Rappresentazioni, le sue opere, veridiche, che non celebrano ma denunciano come solo un artista può e deve fare nell’ottica di un’arte che non può non essere militante. Invitando a riflettere e scuotendo le coscienze. Un mare calmo quello ritratto da Modica come a voler simboleggiare l’ignavia, l’indifferenza di un intero continente che si affaccia su quel mare che pure gli ha donato la vita. E opere pittoriche che da “Sguardo a distanza” a “Rifrazione” a “Oltre l’orizzonte” a “Fiat Pax” a “Melanconia e Mediterraneo (visione circolare)” a “Luce e buio” offrono la declinazione di quella che diventa una originalissima visione che, muovendo dalla lezione dei grandi pittori del Cinquecento e del Seicento, da un lato tocca le coscienze con gli innumerevoli simboli (i numeri incisi sui mattoni di un muro con più in alto sullo sfondo il mare; il mare solcato da navi che non sono certo di quelle pacifiche che hanno alberi o vele; i teschi di vittime senza nome; il mare che costretto tra due alti palazzi ha rispetto a questi la linea dell’orizzonte più bassa; l’orizzonte stesso più volte ritratto abitato da altre terre ed entità lontane), dall’altro si sviluppa sulla linea dello spaziotempo in una visione che diventa circolare. Ed è questa la cifra stilistica, il valore aggiunto dell’arte e del contesto prospettico di Giuseppe Modica: la struttura quadridimensionale dell’universo. Il mare che diventa artefice della curvatura dello spaziotempo. Una pittura, quella di Giuseppe Modica, che contestualizza dunque una visione che, racconto, denuncia e indignazione è insieme pittorica e filmica svolgendosi su lunghi piani sequenza essendo questa stessa pittura essenza e sintesi di geometrie, prospettive, campi e controcampi. I migranti, che con le loro drammatiche storie e i loro immani dolori rappresentano le memorie perdute e la cattiva coscienza dell’umanità, sono gli invisibili artefici di quelle rotte disegnate dalla speranza in un destino diverso. Nella luce tenue e diafana dei quadri di Giuseppe Modica, nelle sue velate trasparenze, nell’insistita sovrapposizione dei riquadri, nei suoi spiragli e negli anfratti palpitano indomiti i loro cuori. Mare Mediterraneo che “blu Modica” e senza colpa resta e respira ancora.

Sguardo a distanza (transito di navi), 2023, acrilico su tela, polittico cm 150×150

“Rifrazione”. Atelier, 2020, olio su tela, cm 150×110

 

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Basquiat, Haring, Banksy. The international and mysterious world of Street Art

Fino al primo di settembre al centro culturale Bafile di Caorle, nel Veneziano, è aperta la mostra evento con settanta opere provenienti da Italia, Francia, Inghilterra e Stati Uniti. Matteo Vanzan, direttore artistico: “Dalla nascita del graffitismo nella New York di fine anni Sessanta fino ai nuovi protagonisti. Raccontiamo una sottocultura indomabile e affascinante, ancora avvolta nel mistero”.

L’Amministrazione Comunale di Caorle, in collaborazione con l’agenzia MV Arte di Vicenza, presenta la mostra “Basquiat, Haring, Banksy: the international and mysterious world of Street Art” che si terrà presso il Centro Culturale A. Bafile dal 10 maggio al primo di settembre 2024.

La mostra, curata da Matteo Vanzan, racconterà l’evoluzione di un linguaggio che, come un fiume carsico, appare e scompare lasciando tracce inequivocabili del suo passaggio sui muri di tutto il mondo.

Protagonisti del percorso espositivo saranno le opere di coloro che, dagli anni ’70 ad oggi, sono considerati tra i principali portavoce di un’espressione internazionale che ha unito intere generazioni: Banksy, Jean-Michel Basquiat, Delta 2 e Arte di Frontiera, D*Face, Dolk, Stelios Faitakis, John Fekner, KayOne, Keith Haring, Logan Hicks, JR, Mike Giant, Mr. Brainwash, Nasty, Obey, Seen, Slog 175, Sten e Lex, Swoon, Taki 183, Vhils, Mr. Wany e molti altri ancora.

Oltre settanta le opere presentate provenienti da Italia, Spagna, Francia, Inghilterra e Stati Uniti in un’alternanza di lavori su tela, legno, carta, serigrafie firmate, poster, memorabilia oltre ad una selezione di disegni preparatori forniti direttamente dagli artisti selezionati dopo oltre due anni di ricerca e concessi in via esclusiva al Comune di Caorle (Ve) con l’obiettivo di indagare la Street Art dalla sua nascita fino ai giorni nostri comprendendone le evoluzioni ed i significati.

“Caorle si conferma meta turistica a forte vocazione culturale” commenta il Sindaco di Caorle, Marco Sarto “Anche nel 2024, la Città si è dedicata con particolare impegno a valorizzare la propria già ricca proposta culturale con manifestazioni ed eventi di assoluta rilevanza. Il 10 maggio inaugureremo la mostra “Basquiat / Haring / che, fino all’inizio di settembre, renderà il nostro centro culturale “Bafile” un punto di riferimento per gli amanti dell’arte contemporanea. Caorle è cultura e si è dimostrata ancora una volta capace di coniugare il suo passato millenario con ciò che di più interessante offre la modernità”.

“È un vero onore per Caorle poter ospitare le opere di artisti così prestigiosi. Basquiat e Haring sono i capostipiti della Street art, i primi ad aver portato questo movimento dalle strade ai musei. Banksy è il più celebre artista contemporaneo, celebrato in tutto il mondo” continua il Vicesindaco di Caorle e Assessore alla Cultura, Luca Antelmo “Quest’anno la Street Art è il filo conduttore della proposta culturale della Città di Caorle, una proposta ricca, accattivante e assolutamente trasversale. Una proposta che valorizza Caorle e che la rende un’eccellenza nel panorama della località balneari italiane. Voglio ringraziare MV Arte per aver curato l’organizzazione di una mostra così prestigiosa, la Consigliera Comunale delegata alla cultura Elisa Canta e gli Uffici Comunali per il prezioso lavoro svolto dietro le quinte”.

“La mostra” spiega Matteo Vanzan, direttore artistico di MV Arte e curatore dell’esposizione “è strutturata per essere un’indagine scientifica, oltre che artistica, sul fenomeno generazionale della Street Art, partendo dalla nascita del graffitismo nella New York di fine anni Sessanta per arrivare fino ai nuovi protagonisti contemporanei. Vogliamo porre al visitatore una serie di interrogativi che parlano di una sottocultura indomabile, affascinante, misteriosa e per molti versi ancora avvolta nel mistero che, all’improvviso, emerse dall’underground per riversarsi nei canali mainstream grazie ad alcuni protagonisti: Basquiat, Haring e Banksy. Questi artisti rappresentano solamente la punta di un iceberg ben più profondo: un mondo fatto di attitudine, regole non scritte e codici interni svolti in non luoghi come le metropolitane o i muri del mondo per un’arte senza confini che si estende in ogni angolo del pianeta e che raccoglie le voci di un’umanità in continua urgenza espressiva”.

Con contenuti sempre nuovi e forme in continua mutazione, la Street Art è affascinante e sexy, alternativa e, allo stesso tempo, mainstream diventando, dagli anni Ottanta, linguaggio istituzionalizzato proprio grazie ad un sistema dell’arte che tutto fagocita. Le più rinomate gallerie newyorkesi iniziarono ad interessarsi a quelli che, ancora, non erano considerati artisti, ma che ben presto, e grazie ai sistemi di promozione culturale, divennero a tutti gli effetti delle vere e proprie leggende, in primis Keith Haring e Jean-Michel Basquiat. Oggi Banksy rappresenta una vicenda le cui origini iniziano nelle metropolitane degli Stati Uniti verso la prima metà degli anni Sessanta per espandersi sempre di più nei pieni Settanta. Fu grazie alle contestazioni studentesche e sociali del ’68 che si sancì la nascita di quella controcultura sintomo del rinnovamento di stili, linguaggi e forme espressive che, dal Post-Minimalismo, condusse alla nascita della Street Art. Quello scolpito sui muri è un messaggio necessario per esprimere il proprio dissenso, per riappropriarsi di spazi la cui genuinità non deve sopportare i vincoli dei circuiti ufficiali. Ecco nascere, in tutto il mondo, un coro che, parlando direttamente al pubblico, riporta l’arte ad una nuova dimensione

“Credo che la Street Art” conclude Vanzan “abbia rinunciato al suo status di entità alternativa contro il mainstream nel momento stesso in cui Taki 183, il writer che diede inizio a tutto, venne “promosso” con l’articolo TAKI 183 Spawns Pen Pals, apparso sul New York Times nel 1971. Grazie a quell’articolo venne considerato il padre dei graffiti contemporanei e la sua leggenda si è estesa a dismisura. Tutto questo interessamento mediatico verso un fenomeno sovversivo e di istanza polemico-sociale fu solamente la miccia che fece esplodere l’attenzione verso quello che viene ancor oggi considerato un luogo della notte dell’invisibilità. Questo luogo si manifesta in altrettanti non-luoghi: le metropolitane, i sottopassi, i cavalcavia, ma soprattutto su muri bianchi che diventano il campo per una battaglia disputa a suon di marker, colori acrilici e bombolette spray. Quello rappresentato in questa esposizione è dunque questo luogo del mistero, consapevoli che non c’è più tempo per definizioni o accademismi, ma che la Street Art è oggi linguaggio universale della nostra società”.

La mostra sarà aperta al pubblico dal 10 maggio al 1 settembre 2024 con i seguenti orari: dal 10 a 31 maggio aperto dal lunedì al giovedì 15.00 – 19.00 e dal venerdì alla domenica 15.00 – 22.00. Dal 1 giugno al 1 settembre aperto dal lunedì alla domenica 10.00 – 13.00 e 19.00 – 22.00.

INFORMAZIONI

10 MAGGIO – 01 SETTEMBRE 2024

Centro Culturale Bafile

Rio Terrà delle Botteghe, 3 – Caorle (VE)

ORARI

Dal 10 a 31 maggio: aperto dal lunedì al giovedì 15.00 – 19.00 e dal venerdì alla domenica 15.00 – 22.00

Dal 1 giugno al 1 settembre: aperto dal lunedì alla domenica 10.00 – 13.00 e 19.00 – 22.00

BIGLIETTI

Intero: 10 €

Residenti: 6 €

Ridotto: 5 € (over 65, insegnanti, gruppi di minimo dieci persone, studenti universitari) Gratuito: under 18, portatori di handicap e loro accompagnatori, giornalisti con regolare tesserino

MAGGIORI INFORMAZIONI

Tel. 0421-81085

Email. info@caorle.eu

WWW.MVARTE.IT

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Importante anticipazione da nusica.org. “Two and the Machine” il nuovo album di Michele Tedesco e Gian Ranieri Bertoncini, in uscita il 18 maggio 2024, è anticipato dall’uscita del singolo “Plastic Noodles” disponibile dal 10 maggio su nusica.org.

Un’importante nuova anticipazione musicale 

Michele Tedesco

 

Nusica.org, etichetta musicale e associazione culturale particolarmente attenta e attiva nella ricerca e nella valorizzazione dei nuovi artisti che si evidenziano per il carattere innovativo del loro talento, giunge alla sua ventinovesima produzione con l’uscita, prevista per il 18 maggio pv. , del nuovo album di Michele Tedesco e Gian Ranieri Bertoncini Two and the machine.  Il nuovo album è anticipato dall’uscita, prevista per il 10 maggio su nusica.org, del singolo Plastic Noodles, brano che, già nel titolo, in modo graffiante e significativo, oltre che evocativo, come fosse una sineddoche, una parte per il tutto, si fa portavoce per eccellenza, riuscendo a essere, a un tempo, simbolo e manifesto di un percorso e di una condizione, quella dis-umana del nostro tempo, in cui tutto è divenuto sintetico e artificiale e in cui l’uomo rischia irrimediabilmente di naufragare. C’è una terza protagonista oltre ai due artisti: la musica cui viene affidato in toto l’arduo compito di narrare e documentare, ricordare e raccomandare, rivelare e denunciare. Michele Tedesco e Gian Ranieri Bertoncini “sanno” quello che la musica può arrivare a “dire” e si affidano alla musica strumentale la sola in grado di rivelare appieno ciò che le parole non riescono a dire. Sono gli strumenti le voci con le loro sonorità, che sembrano rinascere, le loro improvvisazioni imbevute di jazz, le percussioni, le trame elettroniche, le più autentiche rivelatrici degli archetipi dimenticati e sepolti della nostra anima. Un brano da ascoltare e riascoltare ricco com’è di richiami e di rimandi ai prodigi e ai misteri della natura tanto bella quanto fragile legato com’è il suo destino all’insania dell’uomo.

Luca Carbonara

 

Two and the Machine

                                                       

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Chiude la stagione di Fortezza Est con “Contratto. Dialogo per un rapporto di coppia” spettacolo della compagnia Poveri Comuni Mortali in prima assoluta dal 16 al 18 maggio.

POVERI COMUNI MORTALI

presenta

CONTRATTO

dialogo per un rapporto di coppia

di Alice Bertini

Regia Federico Gatti, Eduardo Rinaldi

Con Alice Bertini, Mattia Lauro

Disegno luci Marco D’Amelio

Organizzazione Valeria Iovino

Co-produzione Poveri Comuni Mortali e Fortezza Est

                                               FORTEZZA EST 16– 17 – 18 MAGGIO 2024

Debutta in prima assoluta a Fortezza Est dal 16 al 18 maggio “Contratto. Dialogo per un rapporto di coppia” nuovo lavoro della compagnia Poveri Comuni Mortali che dopo aver affrontato con i precedenti spettacoli (“Tortellini” e “Due Schiaccianoci” quest’ultimo vincitore del Roma Fringe Festival 2023), temi politici e sociali correlati alle condizioni delle masse e alle dinamiche interne ed esterne che le regolano, portano in scena una semplice storia d’amore, vissuta oggi, spostando il punto di osservazione sugli individui e sulle dinamiche delle relazioni di coppia.

Una donna, un uomo, uniti solo dall’esigenza di un legame. Non un legame d’amore, piuttosto un legame giuridico. Al dito anulare una fede non c’è, il simbolo d’amore per la vita è sostituito da un contratto stringente. Nel quale ogni cosa è prevista, definita, circostanziata e scelta, eccezioni ed accezioni sono stabilite a tavolino; non è un modo dire, il tavolino è quello di un antico caffè di una moderna città. È ai capi opposti di questo tavolino che questa donna e quest’uomo si incontreranno per la prima volta e per sempre.

L’intimo bisogno di maternità, insieme all’atavica ricerca di un luogo delle certezze, l’esigenza di una sicurezza, quella stabilità nella quale sentirsi liberi, e così fino alle vacanze al mare, o dovunque, purché non in montagna, ed insieme, in un caleidoscopio di contraddizioni, la casa, la paura della solitudine, la fertilità, la famiglia. Nulla di cui non previsto dallo stringente contratto. Solo che pure nelle migliori, pianificate famiglie, i piani studiati nei minimi dettagli, anche quelli apparentemente perfetti, possono sempre essere messi in discussione dall’imprevedibile.

Lo spettacolo utilizza il binomio Donna-Uomo come modello universale valido per le dinamiche di qualsiasi coppia, ma anche come pretesto per raccontare di un altro tema che invece riteniamo non venga trattato spesso: la fertilità. Di come venga vissuta oggi, di come possa diventare un’ossessione, di come venga percepita, in taluni contesti, come elemento fondamentale ed irrinunciabile per “completare la coppia” senza il quale sembrerebbe non possibile essere felici.

Una storia che inizia esattamente dal momento finale a cui siamo tutti giunti. Dalla profonda involuzione dei rapporti d’amore, apparentemente condannati a cedere il passo ad una società che fonda i suoi principi sulla paura, compresa quella di amare.

CONTRATTO

Dialogo per un rapporto di coppia

16-17-18 maggio 2024

via Francesco Laparelli, 62 Roma – Tor Pignattara

Orario Spettacoli giov- ven-sab ore 20:30

biglietto unico 12.00€

www.fortezzaest.com

info e prenotazioni mail prenotazionifortezzaest@gmail.com

| whatsapp 329.8027943| 349.4356219

Ufficio Stampa: Eleonora Turco eleonoraturco.press@gmail.com 

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Festa in onore della Madonna della Misericordia, Patrona di Rimini

Festa in onore della Madonna della Misericordia, Patrona di Rimini 

L’apertura delle celebrazioni per i 200 anni della presenza dei Missionari a Rimini 

dei 175 anni dal prodigio degli occhi della Madonna della Misericordia 

 Nel 2024 i Missionari del Preziosissimo Sangue celebrano i 200 anni di presenza nella città di Rimini, presso il Santuario Madonna della Misericordia in Santa Chiara. Infatti, dal febbraio 1824 San Gaspare del Bufalo, Fondatore della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, ha iniziato un’opera di evangelizzazione nelle terre dell’Emilia Romagna che hanno avuto come frutto la nascita di una comunità permanente di Missionari, che doveva continuare la missione come “opera di perseveranza”. Il prossimo 11 luglio, dunque, ricorrono esattamente i 200 anni dell’apertura di questa casa di Missione (così sono soliti chiamare le comunità). 

Contestualmente, nel 2025, ricorrerà anche il 175° anniversario del prodigio della Madonna della Misericordia. Com’è noto, in questo Santuario è custodita un’opera, una piccola tela di Maria. Una copia di un altro celebre dipinto più antico, anch’esso miracoloso, conservato nell’oratorio di San Girolamo e sfuggito alle furie iconoclaste delle epoche napoleoniche. Ebbene, l’opera del Giuseppe Soleri Brancaleone, voluta dall’allora superiora del Monastero delle Clarisse qui residenti anticamente, è stata oggetto di un miracolo: il movimento degli occhi di Maria avvenuto dalla sera dell’11 maggio 1850 e che si è protratto per diversi mesi. Un miracolo riconosciuto dalla Chiesa del tempo e che ha anche ricevuto l’“imprimatur” del Beato Papa Pio IX, che volle inviare una cornice preziosa che, ancor’oggi, custodisce il quadro e una corona, purtroppo ormai trafugata, con cui Maria fu incoronata il 15 agosto di quell’anno.  

«Ciò che celebreremo – sottolinea don Giuseppe Pandolfo, Rettore del Santuario – non è semplicemente una “campagna di eventi” che per quanto belli, rischiano di lasciare il tempo che trovano. Il desiderio di noi Missionari è prima di tutto quello di fare un gesto di gratitudine a Dio che ci dona la grazia di vivere il nostro ministero in questa città. Un Santuario, non ha attività come quelle di una parrocchia, la sua missione è quello di creare un’oasi di preghiera in cui tutti, ma proprio tutti, possono trovare ristoro e pace. Per questo ci tengo a sottolineare che “Santa Chiara” non è di alcuni, ma di tutti. Da quando sono arrivato in questo luogo ho piacevolmente scoperto una vocazione “cattolica”, ovvero universale di questo Santuario. La Chiesa di Santa Chiara è la casa di ogni riminese, non ultimo perché è anche la casa della nostra Mamma, la Vergine Maria». 

Le iniziative in programma sono molteplici: dalla mostra “Misericordes oculos ad nos converte”, un racconto attraverso foto e testimonianze della storia del Santuario, al triduo di preghiera predicato da don Emanuele Ruggeri, Rettore del Seminario Maggiore della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue e Segretario Provinciale. Altrettanti saranno anche gli appuntamenti serali in programma da oggi, mercoledì 8 maggio fino a venerdì 10, che culmineranno, sabato 11 maggio, con la Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo di Rimini, Mons. Nicolò Anselmi, e con la processione del prodigioso quadro. Mentre domenica 12 maggio, giorno della festa, verrà recitata alle ore 12:00 la supplica alla Madonna della Misericordia. 

Roma, 08/05/2024 

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