“L’ultimo Van Gogh” all’Abarico Teatro di Roma

Gli ultimi giorni di vita di Van Gogh nel ricordo del suo medico e amico fraterno, il Dottor Gachet, tra estasi, ossessioni, e il dolore insuperato di un bambino nato per sostituirne un altro.

Fratelli nella melanconia
(abstract)

Vincent Van Gogh morì povero, morì ignorato dai contemporanei, ma non morì solo. Accanto a lui, ad ascoltare i moti segreti della sua anima, insieme a Theo, il fratello di sangue, c’era il dottor Gachet, il fratello nella melanconia. La morte impiegò quasi due giorni ad arrivare. Nulla sappiamo di certo di quelle interminabili ultime ore, se non che Vincent voleva morire, ma morire fumando la pipa e parlando. Il dottor Gachet era noto come “il medico degli artisti”, ma era malato anche lui del male più antico, che è il più moderno: la melanconia. Possiamo immaginarlo, dopo la morte dell’amico, come un uomo imprigionato in una gabbia di ricordi e rimpianti. Ma lo immaginiamo anche testimone del significato più segreto dell’arte di Van Gogh: catturare la verità della vita, dandole forma cromatica. La bellezza diviene colore, energia. La bellezza è però un’onda prodotta dal frangersi di opposte correnti sotterranee: il desiderio di vivere, di volare vicino al sole; e il ritrarsi, feriti, sulla sponda, nell’oscurità, dove attendere la fine, forse cercarla. I dipinti di Van Gogh sono testimoni di questa vicenda umana, tormentata dall’urgenza di rendersi degni di vivere. Privato dell’amore, Vincent si sente esposto alla beffarda crudeltà della vita senza alcuno schermo. La vita per Vincent non è un dono, ma un pegno, che attende un riscatto. È così che l’arte di Van Gogh pretende di consolare il mondo dal male di vivere, dal fluire incessante del tutto. Ma l’artista è destinato a soccombere. Nel vaso, i girasoli catturano e irradiano la “giallità”, l’essenza del giallo e della natura, regina immortale del tutto, ma esprimono la necessità del proprio appassire.

Testo: Monica Cerroni

Adattamento e interpretazione: Alessandro Morbidelli

Con la partecipazione di Flavia Morbidelli.

Musiche originali di Stefano Paone.

Disegno luci: Alessio Soro Del Gado

Durata: 1 ora circa

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