L’audiodescrizione è un ausilio essenziale, ma va fatta bene
di Marina Capria
«Come ipovedente – scrive Marina Capria -, posso attestare l’impatto estremamente positivo che le audiodescrizioni hanno sulla mia vita. Tuttavia, capita spesso di ascoltare audiodescrizioni che già dalle prime battute non mi restituiscono le immagini e le azioni, producendo così un lavoro inadeguato e irrispettoso nei confronti di chi ha bisogno di quelle descrizioni per seguire i film e le serie. Le audiodescrizioni richiedono infatti precisione tecnica, sensibilità artistica e nel processo di collaudo l’incaricato dovrebbe essere affiancato anche da una persona cieca o ipovedente».
Costruire una società inclusiva e accessibile significa garantire che ogni individuo, indipendentemente dalle proprie abilità, abbia le stesse opportunità di fruizione culturale e di partecipazione alla vita sociale. Un aspetto cruciale per raggiungere questo obiettivo è rappresentato dalle audiodescrizioni, servizio che permette alle persone con disabilità visive, e non solo, di godere appieno dei prodotti audiovisivi.
In qualità di persona ipovedente e fruitrice di audiodescrizioni, posso attestare l’impatto estremamente positivo che queste hanno sulla mia vita. La possibilità di seguire una scena e comprendere le azioni dei personaggi mi consente di partecipare attivamente e consapevolmente.
Tuttavia, capita spesso di ascoltare audiodescrizioni che già dalle prime battute non mi restituiscono le immagini e le azioni, producendo così un lavoro inadeguato e irrispettoso nei confronti di chi, come me, ha bisogno di quelle descrizioni per seguire i film e le serie. Per non parlare del mancato rispetto dell’opera originale e delle linee guida italiane ed europee: queste ultime sono essenziali, in quanto stabiliscono regole intransigenti che garantiscono la realizzazione di ausili professionali e davvero utili.
Nel mio percorso per imparare l’arte dell’audiodescrizione e del collaudo, più volte sono inciampata in gravi errori che non mi hanno permesso di comprendere appieno l’azione scenica, distogliendo così la mia attenzione. Degli esempi possono essere: errori grammaticali gravi; l’uso di parole auliche o specialistiche che prevedono l’ascolto del film con il vocabolario alla mano; tecnicismi di regia; utilizzo di parole piuttosto di altre, come confondere uno chiffon (tipo di tessuto) da uno chignon (tipo di acconciatura).
Questi orrori, insieme a molti altri che ho ascoltato, sono stati “accettati” e trasmessi a causa di un mancato, o svogliato, collaudo e della mancata professionalità e competenza da parte degli addetti ai lavori. Al fine di evitare che ciò avvenga, è importante che nel processo di collaudo, l’incaricato venga affiancato anche da una persona cieca o ipovedente, in modo da comprendere quali possano essere le maggiori difficoltà e migliorarne la comprensione.
Le audiodescrizioni richiedono non solo precisione tecnica, ma anche una sensibilità artistica: è necessario, quindi, che chiunque voglia approcciarsi a questo mestiere si renda conto dell’importanza di questo ausilio e non ci si può permettere di risparmiare sull’istruzione di figure professionali.
(da superando.it)