La recensione di Luisa Tramontana alla silloge poetica di Luca Carbonara “Giallo grano i capelli tuoi” edita per i tipi di Cultura e dintorni Editore

Le poesie di Luca Carbonara, brevi ma molto intense, ci regalano versi di un poeta che si rivela piuttosto come pittore dell’amore per la donna e per la natura. 

Possiamo vedere con gli occhi dell’anima immagini rubate alla natura: una stella, l’aurora, la luce, il vento, la spiaggia, il mare, una farfalla, un mandorlo in fiore, la notte siderale, petali di luce, occhi di tigre e di falco, le lucciole, la luna. In ogni poesia, quasi in ogni verso, c’è il mondo allo stato naturale, avvicinato e paragonato, anzi immedesimato e immerso nella donna amata.   

La natura con varie sfumature partecipa all’amore del poeta per una ragazza che viene perfino identificata con il divino: una donna vista come un giovane virgulto che all’aurora fa risplendere sul mondo la sua luce bianca, e per questo anche (quel) dio che l’ha generata e resa pura, la ama in quanto lei si manifesta come lo specchio di una bellezza che non si può neanche raccontare con parole umane: specchio che riflette la luce divina paragonabile al sole, che con i suoi raggi invia i suoi segnali luminosi a lunghe distanze, sulla terra e sull’umanità intera. Specchio che con l’immagine riflessa e trasparente della donna fa intravedere il divino, l’eterno, l’immutabile; non lo specchio attraverso il quale vediamo la realtà per come è, o lo specchio come simbolo di precarietà e fugacità del tempo, oppure come quello magico che ci fa intravedere quello che vorremmo. Lo specchio che ci mostra Luca Carbonara è diafano, chiaro, limpido e trasparente, ci permette di scoprire l’anima di una stella, è uno specchio di luce dove anche il cuore risplende come un brillante. La natura nelle sue manifestazioni anche più piccole, quasi invisibili, è sempre emanazione diretta del divino, tanto che perfino le foglie, nelle cui venature risiede proprio l’essenza divina, possono essere definite “celestiali”.   

La donna stessa è pura essenza di luce, è emanazione del respiro ancestrale della vita, è figlia della notte in cui è avvenuta la creazione: i due opposti, luce e buio, non si contrappongono mai, al contrario sono entrambi partecipi della divinità della donna, sono i due elementi che danno la vita al mondo nella pace di una spiaggia dove le tempeste sono sconosciute. 

Il poeta lancia sprazzi di parole, si diverte con giochi di luce, mostra immagini di una delicatezza infinita, che ci fanno intuire la divinità della donna, senza mai descriverla con caratteristiche specificamente umane, piuttosto rendendo la sua visione quasi trasparente, diafana, eterea, intoccabile e impalpabile: la donna vestita di aurora, con i colori della primavera tra i capelli, che si muove in spazi sublimati dalla sua presenza, spazi che accarezzano “audaci” i suoi movimenti aggraziati. Il poeta vorrebbe nascondersi negli angoli bui della bocca della donna, e baciare le sue labbra come un naufrago nel mare dell’oblio, dimentico del mondo, e parlare al cuore della donna, nella notte che brilla di stelle innamorate. Stelle che illuminano la notte e giorno che senza la donna è senza vita ed è solo ombra: il giorno si rianima solo davanti alla bellezza del viso della donna, per questo notte e giorno sono continuamente in lotta per la luce che emana dalla donna, e la sua bellezza è il respiro dell’eternità. 

Il poeta rivela una tale maestria nella scelta, nella cura e nella posizione stessa delle parole per mostrarci il suo amore, il candore del suo sentimento e la bellezza della donna immersa nella natura che la trasposizione della poesia in prosa appare molto distante dallo spirito del poeta, in quanto cancella ogni profondità di immagini e di sentimenti, lasciando il lettore quasi indifferente.    

“Ginevra respiro di una stella 

la mela del peccato sei tu stilla  

di luce che rosso vive le labbra 

un cuore disegnano piccole le 

 

tue mani contengono il destino   

umbratili i tuoi occhi sfidano  

nude le gambe sono fili d’oro  

che brillano come spighe di grano  

 

maturo non sarà mail il tempo della 

mietitura il tuo ma della bellezza 

fino allo sfinimento del tramonto 

Ciò che rimane dopo la lettura della poesia sono i colori vivi che il poeta associa ai vari elementi dell’amore e della natura. Colori che nei versi del poeta rifulgono, mentre nella parafrasi perdono la loro vitalità. 

Ginevra, sei come il respiro di una stella, 

Tu sei la mela del peccato, (sei una) stilla di luce (che si posa sulle) labbra 

Vive che disegnano un cuore rosso, 

le tue mani piccole contengono il destino (che anche) i tuoi occhi umbratili 

sfidano,  

le gambe nude sono fili d’oro che brillano come spighe di grano maturo 

 non verrà mai per te il tempo della mietitura ma la tua bellezza (durerà) fino alla fine del mondo. 

Immortalità della bellezza e amore eterno: questi sono i motivi principali che il poeta vuole proclamare, e sono espressi attraverso simboli e colori: il rosso del cuore, il giallo oro del sole e del grano maturo, il bianco della luce; la bellezza della donna è una tentazione per il genere umano, la grandezza della donna si misura dalle mani piccole che contengono in sé tutto il destino del mondo, la sua bellezza non sarà mai falciata via, ma si perpetuerà in eterno fin quando splenderà il sole. 

Negli ultimi versi della raccolta  ritorna il colore giallo del grano, ma questa volta è il giallo dei capelli della donna amata, capelli che sono sovversivi come i pensieri (immagine che ci rappresenta la donna come una rivoluzionaria), e allo stesso tempo audaci nel vento impetuoso (capaci di sfidare le avversità), nel vento che libera la mente ( nelle avversità e nelle tempeste della vita si apre la mente, essa viene forgiata alla libertà), mente che palpita di peccati e di virtù (non è il corpo che si lascia andare alle trasgressioni e poi si ricompone nella virtù, ma è nella mente che palpitano, respirano, si avvertono il desiderio di compiere peccati ma anche la disposizione dell’animo volta a fare bene e a redimersi). 

Giallo grano i capelli tuoi 

Sovversivi come i pensieri 

Audaci nel vento impetuoso 

Che libera (è) la mente 

Palpita di peccati e di virtù. 

Un amore potente, immutabile ed eterno, libero e audace, trasgressivo e pieno di desiderio, soave e dolce, naturale e divino: questo è l’amore che il poeta ci vuole raccontare, per cui vale la pena vivere. 

Luisa Tramontana

Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *