Contagio e dintorni
Di-scorrendo di dis-umanità e d-istanze
Sono le mani gli avamposti
Sono le mani gli avamposti
le antiche sorelle gemelle
si allungano le braccia
a delimitare le distanze
i confini delle nostre
esacerbate esistenze
nuove geometrie regolano la vita
estranei al loro arcano respiro
sì rinserrano i corpi
sordi vuoti abitati da
una fragile umanità
che solo protezione invoca
ma il contagio non può
fermare la notte
nera gravida di spore
aruspice del mistero
fertile nel tepore
di una neonata Primavera
aruspice del mistero fertile nel tepore
Al limite che fronte era
Al limite che fronte era
le parole stanno
enigmatiche sfingi
a scrutare la meta
Fabbriche di silenzi
le strade le piazze
fucine di echi mute
un peana recitano
Invitte le voci
s’innalzano libere
moltitudini i destini
sognati in quarantena
Roma che primavera è agosto
Roma che primavera è agosto
muta riecheggi dei traumi
dei mancati gesti dei perduti
sguardi i corpi dei tuoi ingrati
figli rinchiusi tra i nuovi
angusti confini le case
chiese senza croci e
senza segni di pace
i cinguettii l’unica compagnia
e tu profumata vestita solo
di petali di mandorlo e di pesco
struggente ti pavoneggi
al declinare del tuo tramonto
Luca Carbonara