Le “Super Cavie” del Terzo Millennio. La recensione di Letizia Gariglio

Se nel libro precedente, Reietti, Rossella Monaco ci presentava un’umanità in serio pericolo di mutazione, ora, in Super Cavie, il processo ha già avuto luogo. La super-bio-tecnologia ha già realizzato pienamente la deriva transumanista del genere umano. Gli ibridi umanoidi ottenuti con impianti hi-tech passano da esaltati stati di soddisfazione per la loro nuova condizione di uomini-macchina a sentimenti di rimpianto per lo stato di uomini naturali di antica memoria. Gli esagerati, da una parte e dall’altra, non mancano mai, e vi è chi oscilla fra l’attaccamento al passato

della condizione umana, e l’esaltazione del feroce appetito di maggior tecnologia, più impianti, ancora più cheaps… Si riconfermano in questo libro altre scelte di stile già

La copertina della silloge di racconti di Rossella Monaco edita per i tipi di Cultura e dintorni Editore “Super Cavie. Racconti satirici di Transumanesimo e ‘Pornodistopia’”.

adottate dall’autrice nei suoi libri precedenti: il gusto per una accentuata sessualizzazione di personaggi e accadimenti, che può non essere gradita a una parte di lettori, il gradevole mescolamento di toni alti e bassi, di sacro e profano, di riferimenti altamente culturali insieme a stereotipie e modalità linguistiche dialettali: un mix che consente al lettore di riconoscere in modo certo le sue produzioni letterarie.

Il volume di Rossella scorre a grande velocità, se ne fa una fruizione al galoppo, sia perché il lettore è spinto da un torrenziale flusso di eventi, paradossi, trovate geniali, colpi di scena, sia perché il flusso ritmico narrativo scelto dall’autrice è molto veloce.

Si è tentati di affezionarsi ai personaggi anti-eroici che scorrono fra le pagine, ma non vi è il tempo necessario per una affiliazione affettiva, quando ecco che altri personaggi, altrettanto sfigati, prendono in corsa il posto dei precedenti, in una tragica farsa

fluviale. È fluido il ritmo di narrazione come lo è il caotico flusso degli eventi, dei ruoli sociali, dell’incessante e irrazionale avvicendarsi di fatti di questa era di fine kaliuga, caratterizzato da una condizione di polverizzazione atomica priva di consistenza, in cui l’unico parametro valido sembra rimanere la dispersione nella molteplicità e nel processo di dissoluzione.

I nostri grandi timori di uomini di terzo millennio, spaventati dalle narrazioni apocalittiche del mainstream, stretti nella morsa di imposizioni sanitarie e sociali non desiderate, preoccupati del futuro uso delle intelligenze artificiali, delle

Letizia Gariglio

nanotecnologie, dell’andamento della nostra società, fondamentalmente priva di moralità, tutti si ritrovano in questo volume, catapultati nella piena realizzazione di ogni più pessimistico timore.  La tragedia si colora di toni via via sempre più paradossali, in cui al caos perpetuo si mescola un’efficiente quanto inutile e perversa organizzazione di cose e di uomini.

Al mondo mediatico, onnipresente nei racconti, non può che fare gola la «prima scimmia con cervello umano» o «il primo uomo con corpo di scimmia», protagonista indiscusso insieme a un gruppo di super cavie, super eroi del transumanesimo, perfetti per suscitare l’interesse del mainstream e delle forme spazzatura ad esso care. C’è solo una condizione, anche lì, per poter essere ammessi fra le celebrità: sottostare pienamente alle convenzioni imposte dai gestori dell’informazione e delle regole della società.

Nella nostra vita reale odierna qualcuno ha già accettato di farsi impiantare microcheaps con i quali eseguire una serie di operazioni noiose della vita quotidiana e della burocrazia: non sono che piccoli anticipi su quello che probabilmente sarà il futuro della specie umana; nella vita delle Super Cavie, preconizzata da Rossella Monaco, la tessera bancomat è sostituita da una semplice strizzatina d’occhio, ma, ahimè, sarà di prossima realizzazione il cheap Final Destiny, che prevede il suicidio collettivo.

Non ci sarebbe alcun problema se non intervenisse l’assuefazione ai microcheaps, uguale a quella che si prova per le droghe. Allora le Super Cavie diventano insaziabili. Malgrado la profusione di impianti, proprio come noi, anche loro non sono indenni da una serie infinita di malattie, spontanee o procurate. Per esempio soffrono di «paraplegia del pensiero», che li fa ripetere all’infinito sempre gli stessi atrofizzati pseudo-ragionamenti; oppure soffrono di «personalità labirintica», e il soggetto agisce come un minotauro divoratore del pensiero unico, oppure è penalizzato da «ignavismo dantesco», con cui si sentono perseguitati da vespe e mosconi come nel III Canto dell’Inferno.

Nel mondo delle Super Cavie tuttavia un semplice raffreddore sarebbe impossibile: protetto da un certo numero di mascherine, infilate una sull’altre, i protagonisti sono certamente al riparo da ogni virus, ma stramazzano al suolo per mancanza d’aria. Come avvengono le cure nel loro mondo? Con i quantun dot, collegati direttamente con le basi mediche del Centro Umanitario per il tuo Bene (CUB). Le diagnosi si sprecano e ciascuno, con il proprio documento sanitario elettronico personale, sgomita con gli altri per prendere punti sulla scala sanitaria: pesti bubboniche, malarie perniciose, epilessie e cardiopatie gravi, si disputano un punteggio ragguardevole con forme incurabili di diabete e vanno a formare un bel pacchetto di punti insieme a un certo numero di altre malattie mortali.

L’organizzazione degli umani in gruppi perfettamente sincronizzati nei movimenti e nel pensiero unico è un gioco da ragazzi: l’élite che comanda i software è padrona del mondo e di tutta la popolazione del pianeta. Malgrado ciò nell’insieme la società delle Super Cavie è una società felice. Scrive Rossella Monaco: «Si potrebbe immaginare una società di schiavi orribilmente depressa, nulla di più lontano dalla realtà: gli esseri umani non sono mai stati così felici. Nei secoli di ubbidienza ai vari dittatori e padroni avevano la possibilità di ribellarsi, di erigere barricate, di essere originali, ed è stato proprio questo a renderli inquieti, infelici. Il libero arbitrio è estenuante».

Anche il gioco della guerra fa parte dei giochi voluti dall’élite, anzi è il gioco preferito. Quando la guerra si instaura con gli alieni, poi, può davvero rendere felici. Può produrre la sindrome di Stoccolma e far innamorare del nemico: in special modo del Capitano degli alieni Oronzyo Quoque. Gli alieni circondano la Terra da alcuni mesi e Oronzyo, apparendo in video ai terrestri, ha conquistato un posto nel loro cuore, una sorta di amore/odio, e li ha convinti persino a sacrificare i propri figli in una specie di ecatombe. Ora sta proponendo il sacrificio globale. Noi lettori ci rimaniamo malissimo quando scopriamo che il Capitano in realtà era un funzionario della Nasa che si fingeva alieno.

Finché gli alieni arrivano davvero presso i terrestri. E ci rimangono malissimo. Gli alieni, s’intende, ci rimangono malissimo, perché la Terra è ridotta a una pattumiera.

Quando, nel 2048, in Antropollene, incontriamo l’umanità sopravvissuta, l’umanità è divisa in tre generi fondamentali, suino bovino e volatile, cui si aggiungono alcune sottotipologie, come i Centauri, i Minotauri, gli Antropolli (da cui deriva il nome dell’era). I Minotauri si ritengono superiori ai figli di Circe, i Centauri affermano di possedere sangue blu, agli ovini non resta che belare, ma la vera élite intellettuale è rappresentata dagli Antropolli.

Non nego di ritenere che il racconto probabilmente più vicino alla realtà odierna sia LGBT+, in cui la pedofilia è ammessa, condizione che oggi, nella nostra realtà è in corso di realizzazione (con ottimi risultati ottenuti dai gruppi internazionali perseguenti la liberalizzazione della pedofilia). Scrive Monaco: «Legge 654, comma…: “Se un adulto fa delle avances a un minore non è un pedofilo, ma un ‘bambinone’, una persona non sviluppata completamente, rimasta cioè nell’età puberale” pur essendo il corpo invecchiato». Uno, insomma, che non bisogna far soffrire con delle critiche inadeguate. Nello stesso racconto, oltre al trastullamento sessuale con i minori, è desiderabile ogni forma di fluidità sessuale: è possibile sperimentare ogni stato, ogni gender, da quello gay a quello asessuato, da quello transessuale a quello queer, da quello lesbico a quello pansessuale… ed è possibile persino sperimentare l’antica condizione eterosessuale.

Esiste anche il genere canuomo o uomo-cane: dà grandi soddisfazioni alla sua padrona, anzi è l’uomo che lei ha sempre desiderato. E questa, finalmente, è in un certo modo una storia a lieto fine, perché quando i ladri assaltano la casa per rubare, sebbene il canuomo non sia in grado di difendersi, entra in scena il cane del vicino, un pericolosissimo gigantesco corso, che divora i ladri e salva il canuomo: nasce così un’amicizia per sempre.

In un mondo distopico in cui tutto è fluido l’apice è rappresentato dalla Fluid Family (è anche il titolo del racconto), in cui maternità e paternità sono surrogate: il coito un episodio del tutto inutile, tutto si fa in provetta. I bambini si ordinano à la carte: sesso, colore pelle occhi, altezza, ecc. ecc. Sentimenti, emozioni… tutto inutile. Tuttavia, anche in questo panorama di efficienza e razionalità può accadere l’imprevisto. Così un figlio scartato (a causa di un paio di occhi verdi) finisce nel programma di smaltimento, secondo la regola, in un centro di scarti umani. Ma nel racconto di Rossella accade che il figlio fallato, rifiutato da chi l’aveva ordinato (come una pizza), divenuto grande, scrive una lettera d’amore alla madre che l’aveva portato in grembo (la parcheggiatrice, nome in codice). L’impossibile avviene; la famigliola biologica si riunisce; è un vero peccato che nel salotto televisivo il loro incontro venga distrutto dalla cattiveria del pubblico.

Nel mondo distopico delle Super Cavie persino gli Angeli, venuti sulla Terra per offrire un’ultima possibilità di salvezza, vengono sbeffeggiati e presi per matti. In ospedalizzazione forzata, l’Angelo venuto in aiuto degli umani, si trova immerso in un ambiente ospedaliero dove medici e infermieri fanno bottino di braccia, gambe… e ali! Il povero angelo si immerge in un mondo di allucinazioni, finendo col sognare di consegnare pizze in motorino per i gironi infernali della Divina Commedia. In seguito diventerà il personaggio di un blog.

Inutile dire che alla fine gli umani si estingueranno, ma non come conseguenza di tutte le loro scempiaggini, come si potrebbe pensare, ma a causa della caduta di un meteorite sulla Terra. Sul nostro pianeta sopravviverà una sola forma di vita: gli scarabei stercorari, che come è noto si nutrono di merda.

Letizia Gariglio è giornalista, scrive regolarmente su riviste di cultura articoli di teatro, arte e sostenibilità. È autrice di testi teatrali e di performances che hanno partecipato a rassegne; brevi saggi su aspetti simbolici dell’antropologia e della mitologia.

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