“E’ andata così” un progetto di e con Martina De Santis liberamente ispirato a “È stato così” di Natalia Ginzburg

E’ andata così

un progetto di e  Martina De Santis

liberamente ispirato a È stato così di Natalia Ginzburg

drammaturgia Martina De Santis

spazio Martina De Santis / Paola Tintinelli / Elisabetta Viganò

luci Paola Tintinelli

suggestioni musicali Martina De Santis

consulenza ai costumi Paola Bedoni e Kokoro Boutiques

consulenza artistica Paola Tintinelli

graphic designer Carlotta Origoni

FORTEZZA EST

21-22-23 Novembre 2024 | h. 20:30

Sul palco di Fortezza Est dal 21 al 23 novembre in scena Martina De Santis con “È andata cosi” un lavoro di composizione originale liberamente ispirato al romanzo breve di Natalia Ginzburg È stato così (Einaudi, 1947) in cui una giovane uxoricida racconta in una confessione serrata e maniacale le vicende che l’hanno portata a sparare.

È andata così è una creatura ibrida: ora spettacolo teatrale, ora confessione con sapore di stand up, ora quasi-conferenza-letteraria, ora report dell’indagine di un omicidio, ora collezione di immagini più o meno note sedimentate nel nostro immaginario collettivo. L’attrice-autrice a partire dal colpo di pistola iniziale del romanzo («e gli ho sparato negli occhi») e da una frattura fisica evocata sulla scena gioca con il testo di Ginzburg saldandogli un racconto autobiografico che riflette sul senso di perdita.

Parla del suo momento apocalittico, a trentatré anni: una caduta mortale in bici a Milano in una giornata già a dir poco sgraziata. Il grilletto lasciato andare, così come il manubrio da cui Martina stacca le mani rompendosi tutta sono il punto fisso dell’oscillare avanti e indietro con la memoria, per ricostruire come in un’indagine la vicenda: di È stato così, ma soprattutto quella personale.

Cosa e chi l’ha portata a fare così poca attenzione a se stessa ed essere così stanca da abbandonarsi a un incidente quasi mortale? Martina gioca col romanzo e attraverso vari passaggi (anche un questionario realmente redatto e proposto a un campione) racconta come è difficile ma necessario lasciare andare per potere finalmente dire a voce alta: “Sì, è così che è andata. È andata così”. E iniziare, di nuovo.

Nel racconto l’autobiografico e la finzione si mescolano, ma non importa se sia una storia vera o meno, vera lo sarà lo stesso. Il tono è lieve perché non è niente di stra-ordinario, è «vita ordinaria di gente ordinaria». Con dei lampi apocalittici, come per tutti: «È la vita stessa ad essere piena di storie» scriveva Hannah Arendt e «We always have stories» cantava Nina Simone.

Quante apocalissi contate nella vostra vita?

Martina De Santis ringrazia per il sostegno e la cura

Sementerie Artistiche / Buster / Ramaya Productions / ExAlge Milano

e Renato Avallone / Paola Bedoni / Luisa Bigiarini / Elisabeth Boeke / Elisa Bottiglieri / Grazia Cavanna / Marta Ceresoli / Pompeo De Santis / Federico Frascherelli / Alessia Gennari / Walter Leonardi / Tieta Madia / Carlotta Origoni / Tommaso Pitta / Gioia Salvatori / Paola Tintinelli / Elisabetta Viganò

E’ ANDATA COSI’

21-22-23 novembre ore 20:30

Fortezza Est Stagione Teatrale 2024/25

SIAMO ARGENTO VIVO – Mutevoli, inquieti, imprevedibili

via Francesco Laparelli, 62 Roma – Tor Pignattara

Orario Spettacoli giov- ven-sab ore 20:30

biglietto unico 12.00€ www.fortezzaest.com info e prenotazioni mail prenotazionifortezzaest@gmail.com

| whatsapp 329.8027943| 349.4356219

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«Spero di provvedere meglio di là!» (don Giovanni Merlini). La visita dei Missionari del Preziosissimo Sangue e delle Adoratrici del Sangue di Cristo nelle Parrocchie San Gaspare del Bufalo e SS. Corpo e Sangue di Cristo a Roma

«Spero di provvedere meglio di là!»  

(don Giovanni Merlini) 

La visita dei Missionari del Preziosissimo Sangue e delle Adoratrici del Sangue di Cristo nelle Parrocchie San Gaspare del Bufalo e SS. Corpo e Sangue di Cristo a Roma 

 In occasione della prossima beatificazione di don Giovanni Merlini, Missionario del Preziosissimo Sangue e III Moderatore Generale dell’Istituto, che avrà luogo il 12 gennaio 2025 alle ore 11:00 presso l’Arcibasilica Papale San Giovanni in Laterano, a Roma, il Centro per l’Evangelizzazione e l’Ufficio di Pastorale Giovanile e Vocazionale stanno visitando le molteplici comunità dei Missionari, sparse sul territorio nazionale, per incontrare i tanti fedeli e sensibilizzarli a questo grande evento. 

Don Giovanni Francilia, vice provinciale della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue e Presidente della Commissione per la Beatificazione, afferma che «la beatificazione di don Giovanni Merlini è senza dubbio un grande dono per la Chiesa e, in modo particolare, per noi che viviamo la spiritualità del Preziosissimo Sangue. Merlini diventa per la Chiesa un nuovo intercessore, un punto di riferimento nel nostro cammino di fede, un modello di imitazione di Cristo che ci aiuta a percorrere la via del Vangelo sulle orme di coloro che hanno compiuto lo stesso itinerario prima di noi. Per la nostra Congregazione, questo è un momento di crescita: avere un nuovo beato rafforza la testimonianza di un carisma che il Signore ha suscitato nella Chiesa attraverso San Gaspare del Bufalo e che è stato poi sostenuto da Santa Maria De Mattias, con l’ausilio appunto del suo padre spirituale, don Giovanni Merlini. Queste figure ci ricordano che il traguardo della santità è possibile; sapere che loro lo hanno raggiunto ci incoraggia a seguirne l’esempio. Merlini è stato un uomo che si è lasciato trasformare in uno strumento nelle mani di Dio, dispensando riconciliazione, misericordia e pace, non solo nella profondità dell’anima umana, ma anche tra le persone e i popoli. Con la sua saggezza lungimirante, è stato capace di scorgere la bellezza e la grandezza della volontà di Dio nell’altro. Conoscere Merlini e apprezzarne il carisma, ci sprona a imitarne la disponibilità a fare sempre e soltanto la volontà di Dio, ci insegna a essere osservatori attenti e scrupolosi, capaci di discernere, al momento opportuno, le decisioni da prendere sotto la guida dello Spirito». 

Sr. Nicla Spezzati, Adoratrice del Sangue di Cristo e Postulatrice della Causa, evidenzia che «fedeli all’unica carismaticità delle origini che li vede segnati in modo speciale dalla contemplazione e dall’annuncio del Mistero della Redenzione, nel segno del Sangue della Nuova ed eterna Alleanza, i Missionari del Preziosissimo Sangue e le Adoratrici del Sangue di Cristo hanno iniziato insieme il cammino dell’Annunzio di Grazia, in cui rendono partecipe i Pastori della Chiesa e il popolo di Dio della Beatificazione di don Giovanni Merlini. Questo itinerario li vedrà pellegrini per le strade d’Italia e, in modo in particolare, da venerdì 15 a domenica 17 novembre presso le Parrocchie San Gaspare del Bufalo e SS. Corpo e Sangue di Cristo a Roma». 

Nella Parrocchia San Gaspare del Bufalo, venerdì 15 novembre, dalle ore 9:30 alle ore 18:30, si terrà l’Adorazione eucaristica al Corpo e Sangue di Cristo, con possibilità di colloqui e confessioni. Alle ore 18:30 seguirà la Santa Messa e alle 19:30, nella stessa chiesa, è previsto un incontro aperto a tutti, intitolato: «Don Giovanni Merlini…una vita riuscita». 

Sabato 16 novembre ci sarà la visita agli ammalati, dalle ore 9:00 alle ore 12:30 e dalle ore 16:30 alle ore 18:00. Alle ore 10:00 sarà celebrata una messa presso la clinica “Nuova Latina”, rivolta ai pazienti e agli operatori sanitari. 

Domenica 17 novembre, alle ore 19:00, si terrà la Santa Messa, seguita da una Veglia Eucaristica. 

Nella Parrocchia SS. Corpo e Sangue di Cristo, invece, venerdì 15 novembre alle ore 21:00 è previsto un incontro in chiesa aperto a tutti, dal titolo «Don Giovanni Merlini…una vita riuscita». 

Sabato 16 novembre, la mattinata, dalle ore 9:00 alle ore 12:30, sarà dedicata alla visita agli ammalati. Nel pomeriggio, alle ore 16:00, si terrà un incontro con i ragazzi del catechismo della prima comunione, mentre alle ore 17:00 sarà il turno dei ragazzi della cresima. Alle ore 18:00 seguirà la Santa Messa prefestiva, e alle ore 21:00 la giornata si concluderà con una Veglia Eucaristica. 

Domenica 17 novembre, infine, la celebrazione della Santa Messa avrà luogo alle ore 11:00. 

Roma 13/11/2024 

MANIFESTO MERLINI SAN GASPARE

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Norma Jeane Baker Mortenson ovvero Marilyn Monroe al Teatro Le Sedie di Roma

Venerdì 15 e sabato 16 novembre alle ore 21 al Teatro Le Sedie, Via Veientana Vetere, , 51  Roma

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Cultura digitale, arriva Medioera 2024: giovani donne e innovatori raccontano il presente fra AI, emotività e produzione culturale. La XV edizione del Festival della cultura digitale

Uno specchio della nostra epoca, uno sguardo analitico della nostra società, un racconto sincero della contemporaneità, attraverso le voci di chi ogni giorno vive il tempo presente in prima linea. Con questi presupposti, sbarca a Viterbo dal 14 al 16 novembre e a Zagarolo dal 21 al 22 novembre Medioera, il festival della cultura digitale, giunto quest’anno alla quindicesima edizione.

Nei due fine settimana, si succederanno ritmicamente sul palco professionisti, artisti, ideatori, ma anche accademici e decisori politici, i quali dialogheranno con il pubblico. Protagoniste principali saranno le giovani voci, in particolari femminili, presenti sia come relatrici che nell’organizzazione, che condivideranno esperienze, intuizioni e visioni sulle trasformazioni in atto nella società contemporanea e sul rinnovato modo di percepire il mondo.

Focus principale e approfondimenti – Al centro di questo appuntamento, la nuova «intelligenza culturale», esplorata attraverso tre approfondimenti tematici: l’intelligenza artificiale, l’intelligenza emotiva e la produzione culturale. Ciascun tema verrà affrontato con un approccio multidisciplinare, capace di stimolare il dialogo su questioni sociali, etiche e tecnologiche, per capire come questi aspetti influenzano e modificheranno le nostre vite.

Intelligenza artificiale – Tra etica e innovazione, l’IA sarà analizzata nei suoi impatti concreti nella nostra società, dal miglioramento dei servizi pubblici alla gestione di grandi moli di dati, fino ai rischi associati, quali l’erosione della privacy, l’impatto occupazionale e le conseguenze etiche di decisioni algoritmiche. Il pubblico avrà l’occasione di confrontarsi con esperti e ricercatori che presenteranno studi e case study applicativi per comprendere le prospettive future e le sfide di una tecnologia in costante evoluzione.

Intelligenza emotiva – L’intelligenza emotiva sta progressivamente entrando anche nel design di sistemi digitali avanzati e nelle interfacce uomo-macchina. Il festival offrirà momenti di riflessione sulle conseguenze di una maggiore “umanizzazione” delle macchine e sull’importanza di un approccio emotivamente consapevole in un contesto sempre più digitalizzato. Gli interventi affronteranno anche le sfide legate all’autenticità e alla fiducia, essenziali per costruire relazioni significative tra esseri umani e tecnologie.

Produzione culturale – La produzione culturale è oggi più che mai intrecciata con le tecnologie digitali, che stanno trasformando radicalmente il modo in cui i contenuti vengono creati, distribuiti e consumati. Durante Medioera, esperti e artisti discuteranno dell’importanza di preservare l’unicità delle tradizioni culturali e, al contempo, sfruttare le potenzialità offerte dalle piattaforme digitali per promuovere la diversità e l’inclusività. La discussione includerà esempi concreti su come il digitale possa essere una risorsa per sostenere e ampliare la produzione culturale e come si possa conciliare la velocità di diffusione con la qualità dei contenuti.

Il programma di Viterbo – Il programma della quindicesima edizione include incontri con personalità di spicco: dalla vicepresidente del Parlamento europeo Antonella Sberna (sabato 16) al noto vignettista e commentatore politico Federico Osho Palmaroli (venerdì 15).

Giovedì 14, interverrà Marco Santarelli, esperto di sicurezza informatica, intelligence, terrorismo e infrastrutture strategiche presenterà il suo libro «Sorvegliati e contenti. La sicurezza personale e collettiva nell’era dell’intelligence of things». Lea e Vera Borniotto, gemelle genovesi classe 2000, registe di opere di denuncia sociale e già vincitrici di premi internazionali, dialogheranno sull’«Emotività cinematografica». Jurji Filieri, architetto, designer e curatore svolgerà lo speech «Design thinking per tutti». Le esperte di economia, management e metodi quantitativi Gioia Capati e Chiara Cadorna presenteranno «L’intelligenza artificiale come nuovo stilista».

Venerdì 15, interverrà da remoto Paola Dubini, professoressa associata di Management e Imprenditorialità all’università Bocconi e professoressa di Strategia alla SDA Bocconi School of Management, che indagherà la gestione degli spazi museali, nell’intervento «La cultura è di tutti». Filippo Losito, autore e regista torinese, tratterà «Il viaggio dell’Io e dell’Ia». Luciano Mocci, direttore generale di Federlazio, parteciperà con un intervento dal titolo «Il digitale: una sfida per le imprese». Sarà presente inoltre Saverio Giulio Malatesta, Cultural project manager e responsabile del laboratorio Archeo&Arte3D del centro di ricerca DigiLab dell’Università La Sapienza di Roma, con un intervento dal titolo «Patrimonio culturale, turismo e AI: raccontare e valorizzare il territorio». Filippo Schinaia, creativo nel settore dello storytelling visivo, specializzato in AI art con un background da fashion stylist, dialogherà su «AI e Artista: un processo evoluzionistico e inevitabile».

Sabato 16, l’imprenditore, consulente e docente nell’ambito dell’economia digitale Fabio Lalli parlerà di «AI: il futuro dentro di noi». Luigi Di Gregorio, professore aggregato di Scienza politica all’Università della Tuscia di Viterbo, già esperto di comunicazione istituzionale e analista politico, presenterà il suo libro «War Room. Attori, strutture e processi della politica in campagna». Attesissima la live performance di Girls Who Code, l’organizzazione globale impegnata a colmare il divario di genere nelle materie STEM, offrendo programmi di formazione in coding per ragazze e persone non binarie.

L’appuntamento è a Viterbo dal 14 al 16 novembre e a Zagaralo dal 21 al 22 novembre allo Spazio Attivo Lazio Innova. Con la direzione artistica di Massimiliano Capo, Medioera è organizzato dall’associazione Gioventù Protagonista ETS, con il patrocinio della Provincia di Viterbo, della Città di Viterbo e della Camera di Commercio Rieti Viterbo, in collaborazione con Lazio Innova e la Regione Lazio. L’ingresso è gratuito. Per maggiori informazioni, visitare il sito medioera.it

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In occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne riflessioni sul libro di Neige Sinno “Triste tigre”

📌SAVE THE DATE lunedì 25 novembre alle ore 18:30 presso la Libreria “l’altracittà” – Via Pavia, 106 Roma riflessioni sul libro di Neige Sinno Triste tigre con Giuriste in Genere – associazione a tutela delle donne che subiscono violenza.

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“Letter to Hermione”, rivive il mito di Bowie nell’interpretazione aliena di Alessandra Celletti

Letter to Hermionerivive il mito di Bowie nell’interpretazione aliena di Alessandra Celletti

Un’aliena caduta sulla Terra. In concomitanza con il 55° anniversario dalla sua pubblicazione, vede la luce Letter to Hermione nella straordinaria, personalissima interpretazione di Alessandra Celletti. Disponibile su tutti gli store e le piattaforme digitali, il suggestivo arrangiamento piano e voce del brano di David Bowie anticipa l’uscita di “Stop femicides”. Il nuovo attesissimo album della pianista romana.

Alessandra Celletti ci porta in un viaggio sonoro e visivo che richiama la fine degli anni Sessanta, rievocando l’atmosfera sperimentale e creativa di quel periodo. Nella sua Letter to Hermione la performance è volutamente intima e minimalista. Riflette lo stile di Warhol che, dietro la semplicità, nascondeva una riflessione su immagine e superfici, dando significato anche ai dettagli più comuni.

«David Bowie è uno dei musicisti che più amo.» spiega la pianista «Non solo per le sue canzoni ma anche per tutto ciò che rappresenta e soprattutto per la sua libertà artistica. “Letter to Hermione” è una delle prime canzoni che ha composto, e sicuramente non una delle più famose. Tuttavia su di me esercita un grande fascino per quella profonda emotività e per il fatto di raccontare una sua storia molto intima e personale.»

Il brano (https://open.spotify.com/intl-it/track/1j3eZfRdx3BGzyQejeDf7p?si=0a58c274c3054e44) anticipa l’uscita del nuovo lavoro, “Stop femicides”. Un disco coraggioso dove Alessandra Celletti affronta il tema del femminicidio attraverso lo sguardo inedito della sua musica. Il primo album in cui si propone come “cantante” interpretando canzoni iconiche, amate in tutto il mondo, che portano nel titolo un nome di donna.

Letter to Hermione è una gemma incastonata nella raccolta, resa ancor più preziosa dalla ricorrenza del 55° anniversario della sua pubblicazione il 14 novembre 1969. Bowie la compose per Hermione Farthingale, una ballerina e attrice che incontrò nel 1968 e con cui ebbe una relazione sentimentale importante. Lei però lo lasciò per trasferirsi in Scandinavia per lavoro. Una rottura dolorosa che lo influenzò profondamente, portandolo a scrivere questa canzone come una sorta di addio e riflessione sui sentimenti che provava per lei. Non l’ha uccisa, ma le ha dedicato una lirica che l’ha resa “immortale”.

«Nel mio arrangiamento ho cercato di evidenziare soprattutto il tono malinconico e riflessivo.» continua Alessandra Celletti «La vulnerabilità di un artista che “cadde sulla Terra”. Forse Bowie mi piace così tanto perché anche io a volte mi sento un essere “indefinito” caduto su questo strano pianeta. Un’“aliena” che ha fatto fatica ad ambientarsi ed orientarsi e che però, grazie alla musica, ha potuto trovare una strada costellata di suoni.»

Il video (https://youtu.be/PzLYvJ2_9ww), girato interamente con un telefonino, ricorda le produzioni semplici dell’epoca, dove i pochi mezzi tecnici erano compensati da una forte ricerca espressiva. Ispirandosi all’estetica di Andy Warhol, il regista Dario Zaid crea un mondo in cui spontaneità e immediatezza diventano strumenti per trasmettere emozioni profonde.

Alessandra Celletti

Pianista di fama internazionale, Alessandra Celletti ha all’attivo una carriera concertistica in Italia, Europa, Africa, India e Stati Uniti. Oltre venti produzioni discografiche e milioni di ascolti su Spotify. Parte da una formazione classica, tuttavia l’attitudine a sperimentare moltiplica le sue esperienze con deviazioni interessanti anche nel campo del rock, dell’avanguardia e dell’elettronica. Tantissime le collaborazioni con artisti italiani, da Gianni Maroccolo a Claudio Rocchi, ai Marlene Kuntz, a Franco Battiato. E non mancano neppure i featuring internazionali, tra cui quello con il mitico Hans Joachim Roedelius, pioniere dell’elettronica tedesca con Brian Eno e i Cluster. Nella primavera 2024 “il più bel segreto della musica italiana” – com’è stata definita l’artista romana – pubblica “Ultraminimal – Piano essence”. Un viaggio sonoro nell’infinitamente piccolo che continua a riscuotere grandissimi apprezzamenti da pubblico e critica. L’8 novembre 2024, in concomitanza con il 55° anniversario dalla sua pubblicazione, vede la luce “Letter to Hermione”. Una suggestiva, personalissima reinterpretazione piano e voce del brano di David Bowie, che anticipa l’uscita di “Stop femicides”, il nuovo album di Alessandra Celletti.

lnk.bio/alessandracelletti

Roma, 8 novembre 2024

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Tra le luci e le ombre “dell’altra metà della vita”. Intervista ad Andrea Mattioli

Tra le luci e le ombre dell’altra metà della vita  

Intervista ad Andrea Mattioli 

a cura di Luca Carbonara

Che cosa ha significato per lei, dal punto di vista più personale, e per il suo percorso di vita studiare in un prestigioso Conservatorio e acquisire, a un tempo, una forma mentis e una cultura, una formazione musicale? Che strumenti può offrire oggi la musica nell’interazione e interpretazione della realtà? 

Andrea Mattioli

Grazie mille per la domanda. Studiare in un Conservatorio ha avuto un impatto profondo sulla mia vita, non solo in termini di formazione musicale, ma anche per la forma mentis che questo percorso mi ha aiutato a sviluppare. La disciplina musicale, infatti, mi ha insegnato a pensare in modo sfaccettato, a “ragionare su più livelli” e ad avere una visione d’insieme, invece di limitarmi a un solo punto di vista, anche se non sono riuscito a ottenere il diploma finale. L’armonia, per esempio, è il risultato di una combinazione di strumenti e note diverse che dialogano tra loro, e questo principio riflette molto bene il mondo complesso in cui viviamo oggi. Per molte persone, la musica non si trasforma necessariamente in un lavoro, a causa degli alti livelli di competenza richiesti. Tuttavia, anche solo come percorso di studio, la musica offre strumenti preziosi per interpretare la realtà: ci aiuta a sviluppare flessibilità mentale, attenzione ai dettagli e capacità di ascolto, qualità essenziali anche al di fuori dell’ambito musicale. Per quanto riguarda il valore della cultura, è vero che, in un certo senso, essa “non serve a niente,” e proprio per questo non è serva di nessuno. 

Da Clio, la musa del canto epico, a Euterpe, la musa della poesia lirica, la Musica è la regina delle arti che imbeve della propria essenza e del proprio spirito ogni attimo della nostra vita che non potrebbe esistere senza di essa. Come è nata in lei la passione per la scrittura e quanto in questa ha trasfuso dei suoi studi di composizione? Che differenza c’è, in primis a livello di ispirazione, tra scrivere e suonare? 

La passione per la scrittura è nata quasi in parallelo a quella per la musica, che ho coltivato fin da bambino, e si è intensificata durante l’adolescenza, anche grazie a un interesse quasi “ossessivo” per la filosofia. Ho iniziato a scrivere racconti a sedici anni, vedendo nella scrittura uno strumento per raccontare il reale, ciò che spesso percepivo ma che sembrava quasi “tabù” affrontare apertamente. Nei miei primi romanzi, la musica e la letteratura si intrecciavano, mentre oggi la scrittura ha preso il sopravvento. La scrittura mi ha sempre dato un impulso irrequieto, uno sfogo impulsivo, mentre la musica era il contraltare, una ricerca di bellezza. Diciamo che ho bisogno di entrambi: nella musica trovo serenità, nella scrittura cerco di esplorare e raccontare ciò di cui la gente non vuole parlare, ma che mi sento il dovere di esprimere. 

La cover del romanzo di Andrea Mattioli

Nel suo ultimo romanzo L’altra metà della vita, edito da BookRoad come i tre precedenti La sinfonia proibita (2019) e L’antica profezia (2021) e Lui (2022), lei sembra, già dal titolo, “giocare” sul dualismo, sulla dicotomia, sull’antinomia, sull’antitesi, di visione e di sentimento, della vita stessa, dimidiata tra bene e male, luci e ombre, e, dunque, tra canto e controcanto. E, ancora, sul rompersi, sullo spezzarsi di un’armonia, elemento ancora una volta essenziale della musica, di un percorso di vita che sarà diverso, opposto per i due protagonisti Luca e Simone sin dallo loro più tenera età: improvvisamente traumatico per l’uno, all’età di otto anni, lineare e “normale” per l’altro. Che cosa vuole dirci questa storia che vede improvvisamente e crudelmente divaricarsi il destino di due ragazzi dalle vite fino a quel momento tranquille e caratterizzate per lo più da spericolate e spensierate corse in bicicletta nella nativa città di T.? 

La storia vuole comunicare il non giudizio e il fatto che spesso ci troviamo a vivere vite e fare scelte che non abbiamo vogliamo, né possiamo prendercene la responsabilità. Luca, come Edipo, è condannato a un destino avverso, dal quale fin da subito cerca di districarsi, di risorgere, di combattere, pur sapendo che la sua sconfitta è inevitabile. Simone, invece, è una vita che cade in una dinamica senza colpe, come tutti i personaggi del romanzo. L’abuso sessuale ai danni di Luca costringe tutti intorno a lui a “subire” una vita che non avrebbero mai voluto vivere. È una lotta per la vita, un’agonia di sopravvivenza: i personaggi non vivono, ma sopravvivono, sempre destinati alla tragedia. Simone cerca riscatto nella fuga, Luca cede alla rabbia e si trasforma in carnefice. Entrambi diventano “gli ultimi” a cui è dedicato il romanzo, rappresentando tutti coloro che combattono battaglie pur sapendo di partire già sconfitti. È un continuo inseguire ciò che manca. Non avendo gli strumenti emotivi per superare l’abuso subito da Luca, tutti i personaggi cercano nelle altre vite la soluzione ai propri vuoti. In questo inseguire senza fine, si riflette un po’ l’angoscia di Kierkegaard, che perseguita queste esistenze: la consapevolezza di non poter mai colmare veramente il proprio vuoto, e di restare intrappolati in un circolo di sofferenza e ricerca infinita. 

La violenza, l’abuso subito da Luca ancora in tenera età da un ragazzo più grande, ancora una contrapposizione, darà il La alla calata del sipario, al sopraggiungere delle ombre e al prevalere del silenzio figlio dello shock che non a caso prevarrà e porterà Luca a nascondere il suo dolore e a nascondersi a e dagli altri suoi coetanei i quali, Simone compreso, lo dileggeranno e faranno oggetto di bullismo. Rimasto solo sarà per lui una caduta agli inferi che lo renderà preda dei più oscuri demoni e vittima della droga che lo porterà a un passo dalla morte. Il riscatto e la rinascita arriveranno proprio quando, da solo, riuscirà a rompere quella gabbia di silenzio e di dolore e ad andare in terapia grazie alla quale troverà la forza di denunciare l’abuso che tutto e tutti sconvolgerà. Cos’è che prima divide, rompendo drammaticamente l’armonia, e poi unisce i destini degli uomini? 

Da bambini, siamo inevitabilmente portati all’imitazione, soprattutto dei genitori, e spesso lo viviamo come un gioco. Luca, nella sua sofferenza, non ha mai potuto raccontare nulla, sapendo che non sarebbe stato compreso o, peggio, deriso. Ma quali strumenti hanno i bambini, e poi gli adolescenti, se per tutto quel tempo di “gioco” vedono solo giudizi sul diverso o l’insegnamento della sopraffazione sugli altri? Quali scelte restano loro, se crescono dentro questi modelli? Cos’è che livella e riporta tutto a una somma zero? La morte, o meglio, la paura della morte. L’overdose, la denuncia che ne è seguita, il funerale della madre di Luca, l’ictus: sono le soluzioni che la vita offre per ritornare a questa drammatica armonia. Solo attraverso la paura e il lutto, che si trasformano in sofferenza, si arriva a comprendere che molti degli strumenti appresi nell’infanzia non servono a nulla, anzi, possono essere dannosi. Quando ci rendiamo conto che i nostri genitori, che da bambini vedevamo come supereroi, sono persone “normali”, tutto cambia e ci mette di fronte a una domanda cruciale: chi sei davvero? Le scelte che hai fatto, le hai fatte per te o per accontentare i tuoi genitori? Nel romanzo, dedico molto spazio alla terapia psicologica, perché oggi è una delle strade migliori che una persona possa percorrere per conoscersi e guarire. La storia invita a riflettere su come ogni gesto abbia conseguenze enormi sul mondo che ci circonda: una discussione davanti ai figli, un grido contro la televisione durante un dibattito politico. La “polvere sotto il tappeto” può ancora funzionare, o finisce solo per creare danni incalcolabili? È una riflessione profonda: dobbiamo sempre arrivare alla morte per comprendere le cose o riappacificarci? 

 Simone, diventato giornalista, la cui vita è scorsa solo apparentemente in modo più lineare, in qualche modo anche lui in fuga e rimasto legato da un filo invisibile alla città dell’infanzia, rimarrà sconvolto dalle rivelazioni di Luca e, vinto da un insostenibile senso di colpa, riscatterà il dolore dell’amico scrivendo e consegnando ai lettori le sue memorie. Una vittoria sul silenzio e sulle sue più cupe ombre dunque. È questo il senso ultimo, il valore salvifico della scrittura e, per estensione, della musica, la partitura per eccellenza? 

 Il “potere salvifico” è un concetto che evoca molte emozioni. Credo che sì, la scrittura, sia musicale che letteraria, possa davvero salvare le persone, ma solo a condizione di raccontare la verità. Fin dall’inizio, ho scelto di comunicare la verità, di confrontarmi con il lettore, di provocarlo, di infastidirlo, come uno spillo che penetra sotto la pelle, parola dopo parola. Penso che il racconto del reale possa aiutarci: ci permette di vedere che, in fondo, non siamo soli, che molti di noi vivono in prigioni di cui hanno perso la chiave e forse quella chiave non si sa come l’abbiamo noi che guardiamo da fuori. Il silenzio a volte può essere costruttivo, ma il silenzio che avvolge il mondo è pericoloso. Dante, per esempio, relega gli Ignavi fuori dall’inferno, condannandoli a pene terribili, perché il silenzio verso il reale è la non-scelta. Restare in silenzio significa diventare i primi carnefici di noi stessi e del mondo intorno a noi. Dobbiamo prima di tutto provocare noi stessi, avere il coraggio di instillare dubbi, e poi ascoltare: quante persone come Luca esistono nel mondo? Dobbiamo osservare e dare voce a queste persone, agli ultimi. Ed è proprio questo che fa Simone. Dona una storia – una storia tragica e senza speranza, certo, ma pur sempre una storia su cui riflettere. 

Crede, o meglio teme, che l’intelligenza artificiale, le cui applicazioni hanno già portato robot a comporre ed eseguire brani di musica classica come a scrivere opere letterarie, arriverà a soppiantare l’uomo e i frutti del suo ingegno e della sua sensibilità? 

È una domanda intensa, che apre scenari complessi. Credo che l’intelligenza artificiale rappresenti una grande opportunità per tutti. Per quanto riguarda il rischio di “soppiantare” l’uomo, penso che questo processo sia iniziato già negli anni ’60, come anticipavano filosofi come Heidegger o Günther Anders. L’intelligenza artificiale non fa altro che amplificare un percorso già avviato, un’evoluzione inevitabile. Tuttavia, l’IA funziona solo su input, e penso che l’emozione umana, l’arte autentica, quella che definiamo “salvifica”, sia impossibile da replicare o sostituire. Piuttosto, dobbiamo cambiare prospettiva e approccio verso questa nuova forma d’intelligenza. Certo, può incutere timore, ma una buona comprensione delle teorie della Scuola di Francoforte può aiutare a vedere l’IA come il proseguimento di un processo che ha preso il via decenni fa e che ora accelera a velocità vertiginose. Ciò che forse manca è proprio la comprensione: comprendere la storia e imparare da essa, una lezione che, a giudicare dall’attualità, l’umanità sembra non aver ancora appreso del tutto. 

Quali sono i suoi programmi e progetti futuri? 

Ho molti progetti in cantiere. Ho appena terminato il mio quinto romanzo, in cui esploro le relazioni e mi chiedo se i valori tradizionali che ci sono stati insegnati siano ancora validi o se dobbiamo prepararci a un cambiamento anche in questo ambito. Al centro del romanzo c’è una domanda provocatoria: possiamo considerare la gelosia un disturbo mentale, alla stregua di altre patologie psichiche? Questo lavoro mi ha anche ispirato a creare un podcast, che uscirà nei prossimi mesi, in cui affronterò il tema delle relazioni, sempre più complesse e fluide. Inoltre, ho già iniziato a scrivere le prime bozze del mio sesto romanzo. Le idee non mi mancano, e ho almeno cinque abbozzi di nuove storie nel cassetto, pronti per essere sviluppati. 

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Riprende il via la Rassegna “DONATORI DI MEMORIE” organizzata dall’Associazione culturale RIACHUELO – Pro Loco San Lorenzo

Martedì 29 ottobre 2024 ha ripreso il via la Rassegna “DONATORI DI MEMORIE” organizzata dall’Associazione culturale RIACHUELO – Pro Loco San Lorenzo, nella sede di Via dei LATINI 52 a Roma. La manifestazione, che si protrarrà fino a martedì 3 dicembre, prevede la realizzazione di una serie di incontri e “feste” con personaggi che hanno attraversato il quartiere San Lorenzo in qualità di protagonisti o testimoni, lasciando un’impronta nella storia sociale e culturale di quest’angolo di Roma.  

Storie importanti, alcune forse poco note, ma tutte finalizzate a una narrazione corale, genuina e senza infingimenti, di una zona sospesa tra arte, socialità e militanza.  Ciascun incontro, – video-registrato e conservato – si pone come un tassello necessario alla costruzione di un Archivio digitale capace di dar conto delle molteplici esperienze del quartiere. Nell’evento dello scorso 23 ottobre, la funzionaria archivista di Stato Caterina Arfè ha parlato dell’importanza della Archivistica e delle Fonti orali. È stato poi proiettato il documentario P-artigiano prodotto da Blue CinemaTV di Daniele Baldacci. 

 Il secondo incontro, tenutosi martedì 5 novembre, è stato dedicato a Biagio Propato, poeta on the road di San Lorenzo con proiezione del film Poeti di Nino D’angelo. Testimoni sono stati studiosi, amici e parenti.

Protagonisti dell’incontro del 12 novembre saranno Giuseppe Sartorio, scultore del quartiere, detto “il Michelangelo dei morti”, misteriosamente scomparso nel 1922, e il villino da lui costruito su via Tiburtina. I donatori di memorie saranno, in questa occasione, l’erede saranno Margherita Mastropaolo e lo storico Andrea Amos Niccolini. 

 Il 19 novembre si terrà un incontro dal titolo A proposito del Pastificio Cerere, la Scuola di San Lorenzo. A raccontare sarà Roberto Gramiccia, amico, dai primi anni ’80, degli artisti del Palazzo e Alberto Dambruoso, storico dell’arte.  

Il 26 novembre la ricercatrice Serena Donati ricorderà l’esperienza preziosa di Simonetta Tosi e la realizzazione nel 1976 a San Lorenzo del Consultorio autogestito. 

Il 3 dicembre Mauro Papa sarà infine il testimone dell’esperienza politica del padre Carlo, autore della scritta “Eredità del fascismo, vergata su una delle pareti di un palazzo crollato sotto le bombe alleate del 1943.  

Pro Loco San Lorenzo, Via dei Latini, 52, info: 3391467003 

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Anteprima a Roma: “Les files et les garçons de mon âge”

Il cortometraggio di 19 min, dal titolo «Les filles et les garçons de mon âge» di Giovanni Princigalli sarà presentato in competizione, e in anteprima internazionale al RIFF Festival del cinema indipendente di Roma giovedì 21 novembre alle 16.30 al Nuovo cinema Aquila (Via l’Aquila, 66/74,  Roma).
 
L’anteprima mondiale si è svolta al Black Film Festival di Montreal nel mese di settembre.

Les filles et les garçons de mon âge

19 minuti, 2024, di Giovanni Princigalli 

BREVE SINOSSI

 “Les filles et les garçons de mon âge” racconta l’ultimo fine settimana che Hector, un ragazzo Cubano-Canadese di quattordici anni, sta trascorrendo a Montreal, nella cooperativa edilizia dove è nato e cresciuto. Sua madre, Iulia, di circa 38-40 anni, di origine rumena, ha sposato Bruno, un italo-canadese di circa 57-60 anni, che vive anch’egli nella cooperativa. Iulia è vedova da molto tempo. Bruno e Iulia pensano di voler cambiare la loro vita ora. Vogliono aprire una gelateria su una spiaggia della California. Ma Ettore ha paura dell’ignoto e di lasciare il suo micromondo. È cresciuto con gli altri bambini della cooperativa. Hanno frequentato lo stesso asilo, poi la scuola elementare e infine la scuola media. Hector è segretamente innamorato di Noa, una sua coetanea che vive anch’essa nella cooperativa. Prima di partire, deve trovare il coraggio di confessare il suo amore. Il grande viaggio coincide con il primo bacio e il passaggio dall’infanzia all’adolescenza.

CON IL SOSTEGNO DI 

Conseil des Arts du Canada

Office National du Film du Canada – Aide au cinéma Indépendant

PRIM Aide à la création

CGIL Montréal

Federazione delle cooperative abitative del Quebec e del Canada

Caisse coopérative italo-canadienne de Montréal

Interprets
Hector IZAK HECHAVARRIA-BOUDREAULT
Noa MÉGANE PROULX
Sofia LEEVIA ELLIOTT- ROBINSON
Amir RYAN NIKIRAD
Marc LLYR YAH-HO REDWEIK-LEUNG
Samira INES FEGHOULI
Père adoptif de Hector TONY CALABRETTA
Mère de Hector CATALINA POP
Maria (la voyante) ANTONINA MARRA
Père biologique de Hector NOEDY HECHAVARRIA DUHARTE
Petite fille STELLA PRINCIGALLI
Producteur  exécutif BRUNO RAMIREZ
Producteur  exécutif SILVESTRA MARINIELLO
Producteur  exécutif PAUL TANA
Directrice-photo CLÉMENTINE MARTIN
Montage ROBERTO ZORFINI
1er(ière) assistant(e) à la réalisation KARAN SINGH et MING MORIN
Directeur de production ANDRES MOLINA
Coordinatrice de production FRANCESCA PALA
Assistant de production DANAIS CAMPO
Assistant de production EMMANUEL MARTIN
Assistant de production DANAY CAMPOS
Concepteur et monteur  sonore BRUNO PUCELLA
Mixeur CLOVIS GOUAILLIER
Bruiteur PAUL HUBERT
Runner Emma Princigalli
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Il Convegno Teologico sul primo Beato del Giubileo

«Il “Beato” don Giovanni Merlini: la spiritualità del discernimento e della guida» 

Il Convegno Teologico sul primo Beato del Giubileo! 

Lunedì 11 novembre 2024, dalle ore 15:00, presso l’Aula 200 della Pontificia Università Lateranense, si terrà il Convegno Teologico dal titolo: «Il “Beato” don Giovanni Merlini: la spiritualità del discernimento e della guida». Questo appuntamento è promosso dal Centro Studi Unione Sanguis Christi in occasione della prossima beatificazione di don Giovanni Merlini, Missionario del Preziosissimo Sangue e III Moderatore Generale dell’Istituto, che avrà luogo il 12 gennaio 2025 alle ore 11:00 presso l’Arcibasilica Papale San Giovanni in Laterano, a Roma. 

 

Don Benedetto Labate, direttore provinciale della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, afferma che «dal punto di vista storico, il Convegno del Centro Studi rappresenta una tradizione consolidata per noi Missionari del Preziosissimo Sangue, per le Adoratrici del Sangue di Cristo, e anche per altre famiglie spirituali legate alla devozione al Sangue di Cristo. Fin dagli anni Sessanta, i nostri missionari si sono impegnati nella ricerca scientifica e nello studio approfondito di questa spiritualità. Conserviamo infatti importanti studi teologici, spirituali, biblici, pastorali, antropologici e patristici sul Sangue di Cristo, un patrimonio di inestimabile valore. Desidero ringraziare personalmente don Giacomo Manzo, direttore del Centro Studi, che da qualche anno ha deciso di riprendere questa tradizione e portarla avanti con dedizione. Questo impegno ci permette di crescere, come ci insegna Gesù nel Vangelo, nella verità e nella ricerca del bene dell’umanità. Il Sangue che ci ha redenti, riconciliati, santificati e giustificati continua a offrirci spunti di riflessione e di crescita non solo sul piano intellettuale, ma anche sul piano umano e cristiano, rendendo questo evento un’opportunità preziosa per tutti noi». 

Don Luigi Maria Epicoco e don Giacomo Manzo

Don Giacomo Manzo, direttore del Centro Studi Unione Sanguis Christi, evidenzia che «quest’anno abbiamo deciso di dedicare il Convegno Teologico alla figura del prossimo Beato don Giovanni Merlini. In particolare, ci concentreremo sulla spiritualità del discernimento e della guida, poiché don Giovanni Merlini può essere considerato a buon diritto “il Santo del discernimento”: un uomo che, grazie all’azione dello Spirito Santo, ha saputo vivere e insegnare come affrontare le scelte della propria vita, come governare sé stessi alla luce della Parola di Dio e della volontà divina. Don Giovanni Merlini rappresenta un esempio di come ci si possa lasciar guidare dallo Spirito Santo nelle decisioni e nella quotidianità. Per questo motivo, abbiamo invitato diversi relatori, che ci aiuteranno a comprendere come i temi del discernimento e della guida siano oggi fondamentali sia per la Chiesa che per la società. Dal messaggio delle Sacre Scritture ai Padri della Chiesa, fino alla teologia e agli insegnamenti stessi di don Giovanni Merlini, scopriremo come tutto ciò ci sostiene nella vita cristiana e nella concretezza del nostro vivere quotidiano».  

Molteplici saranno i docenti coinvolti nel Convegno come relatori: Luigi Maria Epicoco, Riccardo Ferri (Pro-Rettore della Pontificia Università Lateranense), Rosalba Manes, Jean Paul Lieggi, Gaetano Piccolo (Decano della Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Gregoriana) e Valerio Volpi. Il Convegno si aprirà col saluto di Mons. Alfonso Vincenzo Amarante, Rettore della Pontificia Università Lateranense e con una introduzione di Andrea Tornielli, Direttore Editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede. 

Roma 07/11/2024 

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